«A cosa serve aver sviluppato una scienza capace di formulare previsioni se, alla fine, tutto quello che siamo disposti a fare è perdere tempo e aspettare che quelle previsioni si avverino?»

Inizia così il saggio di Tim Flannery, Una speranza nell’ariapubblicato da Corbaccio, con una considerazione decisamente esaustiva di F. Sherwood Rowland, premio Nobel per la chimica per i suoi studi sul buco dell’ozono. Non esattamente una persona comune, così come non lo è l’autore: australiano, uno dei massimi esperti mondiali sui cambiamenti climatici, esploratore e scienziato, per tre anni commissario per il clima in Australia.

Licenziato improvvisamente nel 2013 dal neoeletto governo Abbott — della serie “la verità non fa bene alla politica”, o sarebbe più corretto il contrario? — Flannery non si è arreso e, rivolgendosi direttamente al popolo australiano, ha ottenuto appoggio e fondi sufficienti per creare un’organizzazione attiva ed efficiente, libera dai vincoli governativi, l’Australian Climate Council.

Il suo scopo, grazie ai suoi libri, è sempre stato quello di fornire agli australiani — e oggi a ciascuno di noi —  gli strumenti per conoscere i più recenti sviluppi della climatologia, del pensiero economico sul cambiamento climatico e dell’azione politica che avviene in tutto il mondo.

L’argomento di entrambi i saggi (I signori del cliema, Una speranza nell’aria) è chiaro: i cambiamenti climatici, e cosa può fare l’uomo per salvare se stesso e la Terra. Perché, nel caso qualcuno non se ne fosse ancora reso conto, «quello che stiamo vivendo è già il clima del futuro» e lo scenario non è più solo preoccupante, è catastrofico: lo scioglimento dei ghiacciai, la progressiva scomparsa della grande barriera corallina, lo spopolamento delle città costiere dovuto alle estreme condizioni climatiche.

Viviamo eventi fuori dal comune — tempeste e uragani sempre più frequenti, incendi, alluvioni, siccità — che stanno mettendo a rischio seriamente la nostra salute, le nostre condizioni di vita e la nostra sicurezza. Questo saggio si legge quasi d’un fiato e concede anche a chi non siede al tavolo delle Nazioni Unite di comprendere la portata di un problema che coinvolge tutti e che cresce a velocità maggiori di quanto si potesse immaginare appena dieci anni fa.

Il linguaggio usato da Flannery è semplice e coadiuvato da numerosi esempi — concreti e recenti — di eventi che hanno avuto risonanza nel mondo. L’autore si esprime in modo talmente chiaro da rendere scorrevoli anche gli immancabili e dovuti riferimenti a cifre e date; la terminologia è tecnica in precisi passaggi, ma quanti di noi non hanno mai sentito almeno una volta il termine gas serra o CO2, il più importante ma solo uno degli oltre trenta conosciuti?

È un testo che mostra quella che è ormai una realtà innegabile, che spinge alla riflessione e, cosa più importante, chiarisce che la responsabilità individuale — oggi più che mai — è determinante. Una presa di coscienza diretta, così come la decisione di modificare l’ambiente in cui viviamo scegliendo ogni giorno soluzioni il meno inquinanti possibile, è essenziale.

A più alti livelli — lì dove si può e si deve fare la differenza — dipendiamo dalle scelte dei leader politici che governano. Dal 30 novembre all’11 dicembre 2015, 195 Paesi hanno discusso un nuovo accordo per ridurre le emissioni di combustibili fossili, al fine di rallentare il riscaldamento globale. Il testo approvato alla Conferenza sul clima di Parigi parte dal presupposto fondamentale che «il cambiamento climatico rappresenta una minaccia urgente e potenzialmente irreversibile per la società umana e per il pianeta», pertanto richiede «la massima cooperazione di tutti i paesi» al fine di «accelerare la riduzione delle emissioni dei gas serra».

Flannery ribadisce l’importanza della coesione d’intenti e d’azione da parte di tutti gli stati coinvolti nell’inquinamento e di come sia necessario limitare l’aumento della temperatura globale della Terra rispetto ai valori dell’era preindustriale, contenendo il valore ben al di sotto dei 2 gradi centigradi. Per raggiungere quest’obbiettivo le emissioni devono cominciare a calare dal 2020. A quest’accordo ha aderito tutto il mondo — quello di Copenaghen nel 2009 si era arenato — compresi i quattro più grandi inquinatori che si sono impegnati a ridurre le emissioni: Cina, India, Stati Uniti e Europa. Il testo prevede la revisione degli obiettivi ogni cinque anni e l’erogazione di fondi per diffondere le tecnologie verdi e decarbonizzare l’economia.

L’accordo di Parigi è importante, ma le promesse, se sono deboli, portano inevitabilmente al fallimento; ora non resta che sperare — come dice Flannery nel titolo del libro — che i nostri governi si preoccupino realmente di ripulire l’aria che respiriamo. L’autore dice di provare sentimenti contrastanti a proposito del futuro ma «il solo pensiero che si possa negare al mondo un’ultima possibilità per un clima migliore appare perverso e persino grottesco». Come dargli torto? All’epoca della Conferenza di Parigi il libro era già stato pubblicato; l’accordo si avvicina a quanto auspicava Flannery e rappresenta certamente un enorme passo avanti rispetto allo scenario attuale, ma non è sufficiente, lo dice chiaramente.

Sono necessarie azioni individuali per ridurre le emissioni di anidride carbonica, bisogna indirizzare i mercati incentivando la crescita delle energie eolica e solare — già cresciute in modo esponenziale negli ultimi anni — e sviluppare il settore delle automobili elettriche che sembrano essere il futuro più probabile per il nostro trasporto su strada.

La crescita di CO2 è causata dall’uomo e all’uomo spetta di trovare una soluzione per ridurre drasticamente le emissioni annuali. Come? Riducendo la quantità di combustibile fossile che bruciamo. Non abbiamo più tanto tempo, si parla di doverlo fare in modo risolutivo tra il 2020 e il 2030 per eliminare le emissioni di gas serra entro il 2050. Solo affrontando oggi con convinzione il cambiamento climatico potremo garantire la vita delle future generazioni.

Ciò che dà speranza all’autore è il potere sempre più grande dei singoli cittadini, non si tratta più solo di impegnarsi a sostituire le lampadine, di compiere gesti che evitino gli sprechi energetici o di attivarsi in politica, ma di sfruttare al massimo anche le innumerevoli opportunità che Internet ci offre di esprimere il nostro dissenso. Pensiamo alle nazioni più povere, persino lì i cittadini hanno escogitato metodi innovativi per sopravvivere a catastrofi che hanno devastato la loro terra.

I telegiornali informano la popolazione sui disastri climatici che si ripetono in tempi sempre più ravvicinati, ma risparmiano dettagli raccapriccianti. Quanti di voi sanno, per esempio, che nel 2003, anno della più calda estate europea, in Francia sono morte quasi 15.000 persone? Gli obitori sovraccarichi hanno costretto il governo francese a utilizzare temporaneamente dei magazzini refrigerati alle porte di Parigi per fronteggiare l’emergenza. Quell’anno sono morte in Europa oltre 70.000 persone a causa del caldo. Secondo Flannery, se andremo avanti così, le temperature del 2003 diventeranno quelle medie estive verso la metà del secolo. (Questo secolo, non il prossimo!)

Cosa ci salverà, allora? L’autore non ha dubbi: bisogna rompere il legame tra ricchezza e inquinamento, e stabilire nuovi collegamenti tra prosperità ed energia pulita. Esiste una «terza via» che raccoglie proposte e strumenti per fronteggiare il cambiamento climatico, tecnologie mirate allo stoccaggio sicuro del carbonio, metodi alternativi che potranno, nei prossimi anni, permettere di eliminare ‘gigatonnellate’ di CO2. Perché questo accada sono necessarie sperimentazioni, risorse e scelte politiche che, appunto, solo il buon senso dei leader politici che ci rappresentano possono attuare. Passare alle fonti di energia pulita sarà un processo che richiederà anni e, anche volendo ipotizzare la massima attenzione e attivazione mondiale, è chiaro che saremo comunque costretti ad adattarci al cambiamento climatico. Tuttavia Flannery è convinto che «il destino della Terra sia nelle nostre mani, nei nostri cuori e nelle nostre menti.»

Autore: Tim Flannery
Titolo: Una speranza nell’aria
Traduttore: Fusilli M.
Casa editrice: Corbaccio
Collana: Saggi
Pagine: 240
Prezzo: € 20,00
Data pubblicazione: Ottobre 2015

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