Tornata dal viaggio di nozze, con gli occhi e il cuore ancora pieni dell’atmosfera e delle luci di Parigi, ho deciso di acquistare Una sera a Parigi, terzo romanzo di Nicolas Barreau, pubblicato in Italia da Feltrinelli.

Di solito non leggo questo genere di romanzi, ma ero così triste di essere tornata in Italia dopo aver assaporato la Ville Lumière per ben sette giorni, che non ho potuto farne a meno. Inoltre, quando ho letto la biografia dell’autore, ammetto di averlo acquistato anche perché sono stata punta da un forte sentimento di invidia. Se da una lato la lettura di questo romanzo si è rivelata piuttosto deludente, dall’altro invece ha saputo colmare il vuoto lasciato dalla città romantica per eccellenza.

Alain Bonnard è il proprietario del Cinéma Paradis, un vecchio cinema che ha ereditato dallo zio. Alain ha sempre sognato di poterlo gestire e, quando scopre il dono dello zio, non esita a licenziarsi per rincorrere il suo sogno. Il Paradis si trova in Rue Bonaparte ed è un piccolo cinema frequentato da veri appassionati di vecchi film che, proprio come Alain, disprezzano i multisala nei quali lo spettatore è invitato a sgranocchiare pop corn e bere fiumi di bevande gassate. Nel cinema di Alain non sono vendita snack e pop corn. L’unica cosa che Alain vende con il biglietto d’ingresso è la magia che solo i bei film sanno regalare. Ogni mercoledì, al secondo spettacolo, viene proiettata una rassegna dei migliori film d’amore di sempre, Les amours au Paradis. Tra gli affezionati spettatori c’è una misteriosa ragazza: indossa un cappotto rosso e siede sempre nella fila 17. Alain è innamorato di lei, ma per mesi non osa rivolgerle la parola. La sera nella quale si decide a invitarla a uscire, però, un famoso regista americano, Allan Wood (che assomiglia moltissimo a Woody Allen nel nome e nelle fattezze), chiede ad Alain il permesso di girare una parte del suo nuovo film proprio al Cinéma Paradis. A questo punto della storia, la misteriosa ragazza col cappotto rosso scompare senza lasciare traccia, spezzando il cuore del povero Alain, che è tuttavia in grado di resistere alle avances di una bellissima attrice protagonista del film di Allan Wood.

Non ho letto gli altri romanzi di Barreau e quest’ultimo non mi ha invogliata a farlo. Si tratta di un romance che si rivolge, ovviamente, a un pubblico prettamente femminile sia per la storia che per la caratterizzazione dei personaggi. Una sera a Parigi è la classica storia d’amore romantico, nella quale i due protagonisti riescono a coronare il loro sogno dopo varie peripezie.

La trama ci tiene incollati al libro per le prime venti pagine, dopo le quali si fa, francamente, molta fatica ad andare avanti a meno che il lettore in questione non sia un appassionato del genere. Per pagine e pagine non succede assolutamente nulla e Barreau ci racconta dei maldestri tentativi di Alain di ritrovare Mélanie, la ragazza col cappotto rosso, dandoci continue anticipazioni su quanto accadrà in seguito, cosa che ho trovato oltremodo fastidiosa. Più che leggere un libro si ha spesso la netta sensazione di assistere alla proiezione di un film nel quale la voce del protagonista narra la vicenda in flashback, commentando ogni scena. La trama è esile e scontata e tutt’altro che avvincente ma, nonostante questo, il terzo romanzo di Barreau ha un grande merito: catapulta il lettore a Parigi in modo sublime. L’unica altra constatazione positiva, è che a Barreau va riconosciuto il merito di non essere scaduto in facili descrizioni di amplessi in un’epoca in cui le 50 sfumature e le sue imitazioni la fanno da padrone.

La Ville Lumière è l’altra grande protagonista di questo libro, senza la quale leggerlo non avrebbe avuto senso. Parigi dà sapore all’intera storia che altrimenti si sgretolerebbe per la scarsa consistenza della trama. Questo libro è una vera e propria dichiarazione d’amore alla città di Parigi per la dolcezza con cui Barreau descrive le sue stradine, i ponti e l’atmosfera che vi si respira. Leggendolo sono stata completamente avvolta dalla magia di Parigi e spesso mi sono ritrovata a sognare a occhi aperti, sospirando di nostalgia per i meravigliosi momenti trascorsi là con mio marito. E a questo proposito, vorrei complimentarmi con la traduttrice, Monica Pesetti, che ha saputo rendere in modo squisito tutta l’atmosfera magica e sognante di cui è intrisa Parigi.

A proposito della traduttrice, e della punta d’invidia verso Barreau che mi ha spinta ad acquistare il libro, ecco cosa ho scoperto: Nicolas Barreau è nato nel 1980 a Parigi da madre tedesca e padre francese. Il fatto che sia perfettamente bilingue, che sia un mio coetaneo e che abbia avuto la fortuna di crescere in una città come Parigi, sono fattori che me lo rendono oltremodo antipatico. Inoltre, il primo dei suoi romanzi, Gli ingredienti segreti dell’amore (sempre edito in Italia da Feltrinelli), sta per diventare un film in virtù dell’enorme successo che ha riscosso in tutto il mondo. Ragione in più per odiarlo. In realtà sembra che Nicolas Barreau non esista e che si tratti solo di una grande trovata di marketing di un editore tedesco. In rete ho scoperto che la versione tedesca del libro “Eines abends in Paris” è stata tradotta dal francese da Sophie Scherrer e che la versione inglese è stata tradotta (non è dato sapere da quale lingua) da Bill McCann. La versione italiana è stata tradotta dal tedesco da Monica Pesetti. In quante lingue è stato scritto il manoscritto originale? Solo Samuel Beckett scriveva le sue opere in francese per poi tradurle egli stesso in inglese. Lungi da me paragonare Barreau a Beckett, ma forse è vero che questo ragazzo francese di nascita e perfettamente bilingue non esiste. O esiste?

Autore: Nicolas Barreau
Titolo: Una sera a Parigi
Titolo originale: Eines abends in Paris
Traduzione di Monica Pesetti
Casa editrice: Feltrinelli
Pagine: 256
Prezzo: € 15,00
Data pubblicazione: 9 ottobre 2013

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