Uscito a ottobre nelle sale italiane nella sua trasposizione cinematografica, il romanzo di James Dashner, Il labirinto, si pone da subito come un altro tra i più amati best seller fantasy dal pubblico dei giovanissimi e degli amanti delle atmosfere distopiche.

C’è da dire che l’effettiva uscita del libro risale ormai a qualche anno fa, esattamente al 2009 (e 2011 in Italia), a cui sono seguiti i due capitoli successivi della saga e un prequel; ma la passione per questo tipo di romanzo sembra essere “sbarcata” nel nostro Paese da non molto tempo.

Maza_Runner_Il_LabirintoForte di un simbolo che da sempre si staglia nella mente degli uomini come l’emblema del mistero, il Labirinto appunto, Dashner crea attorno a questo elemento tutta la vicenda del protagonista Thomas e dei suoi amici. Aggiunge, inoltre, anche la cancellazione della memoria di tutti i ragazzi, per cui nel libro si parte esattamente dal “punto zero” della situazione. Nessuno ricorda niente del proprio passato, tutti sono stati condotti in questa Radura (lo spazio al centro dell’immenso labirinto) attraverso una “scatola” metallica che funge da ascensore proveniente da non si sa dove, e ognuno di loro deve trovare il modo di sopravvivere e, allo stesso tempo, convivere con gli altri. Per fare ciò i ragazzi (età media dai 12 ai 17 anni) si sono organizzati in gruppi di lavoro e hanno stabilito delle regole ben precise con tanto di punizioni nel caso qualcuno non dovesse rispettarle. Nulla da dire sul fatto che, se non sembrasse un campo di detenzione, potrebbe emergere una visione positiva della società di Dashner, una positività data proprio dal fatto che i ragazzi hanno trovato il modo di cavarsela e di non farsi del male l’un l’altro. Se non fosse che, dietro a tutto questo, ci sono ovviamente delle motivazioni e delle menti spietate a gestire il tutto, ma che qui non rivelerò per non fare spoiler.

Il libro parte molto lentamente, Thomas si trova a dover scoprire piano piano come funziona tutto quello che vede, soprattutto dove si trova e perché, e con lui anche noi subiamo questa frustrazione di non sapere e di non poter chiedere, poiché sembra che i ragazzi che già abitano la Radura siano restii a rispondere alle domande, a fargli (e farci) capire per intero tutta la situazione, a rivelare cosa c’è oltre quei muri altissimi che si aprono la mattina e si chiudono la sera. E poi, soprattutto, chi c’è dentro il labirinto e perché, dopo due anni, ancora non hanno trovato una via d’uscita.

Il linguaggio è coerente con la perdita della memoria, alcune parole vengono sostituite con altre di pura fantasia o addirittura con un suono onomatopeico; l’ultimo arrivato nella Radura viene definito da tutti come Fagio, con il significato di novellino; gli elementi della Radura sono semplici anche nelle descrizioni, ad esempio la Gattabuia, il Casolare, gli Intendenti. E questo crea ancora più attesa di ciò che potrà succedere, perché la ricostruzione di un fac-simile di vita normale passa anche per la creazione di un linguaggio comune a tutti. Allo stesso tempo, però, rende la lettura meno scorrevole e immediata, nonostante il senso delle parole sia lampante.

«Faccia di caspio, ti ho spiegato» ribatté una voce stridula «che questo è una sploff, quindi si beccherà uno Spalatore, non c’è dubbio.» Il ragazzino ridacchiò come se avesse fatto la battuta più divertente della storia. Ancora una volta Thomas percepì il peso doloroso della confusione.

Successivamente, con il passare dei giorni, Thomas inizia a comprendere il funzionamento delle cose e delle abitudini dei ragazzi e resta affascinato da quelli che vengono definiti i Velocisti: coloro che partono la mattina e tornano la sera, passando tutta la giornata dentro il labirinto per studiarne le strade e mappare la sua struttura. E lui diventerà uno di loro. Perché, come se non bastasse, le pareti interne del labirinto cambiano posizione ogni notte. E proprio di notte quei vicoli non sono percorribili, dato che all’interno vivono delle creature mostruose, metà macchine e metà animali, che difendono il loro spazio e uccidono chiunque provi a invadere il loro territorio, i Dolenti.

La vicenda di Thomas si sviluppa proprio nel cercare di capire il labirinto e trovare una via d’uscita, e pur nello stereotipo del protagonista che non si accontenta di subire la situazione, e nella quasi scontata descrizione di particolarità che non hanno gli altri ragazzi, Thomas riesce a entrare nelle simpatie del lettore, in un lento percorso di scoperta.

Il libro sembra scritto male con uno stile quasi troppo semplicistico, a volte addirittura grezzo, ma in tutto questo, però, la miscela di suspense, fantasy e interazioni tra i ragazzi, funziona. Il grigiore che pervade l’atmosfera generale è privo di qualsiasi impatto emotivo, in modo tale da rendere il mondo creato all’interno del labirinto quasi un pretesto per l’assenza di una storia d’amore, sebbene ci sia un’unica ragazza nel gruppo, Teresa. Nonostante la mancanza di un’analisi introspettiva dei giovani protagonisti, essi sono sempre coerenti con se stessi e gli elementi più fantasy e avventurosi prendono il sopravvento in un susseguirsi di rivelazioni, ritrovamenti e fattori nuovi.

Un libro comunque buono, che lascia il lettore con la curiosità di andare avanti nel capitolo successivo, proprio grazie al suo finale aperto.

maze runner filmIL LABIRINTO (film)

Come succede ogni volta, in ogni rifacimento cinematografico, lo spettatore sa perfettamente che rimarrà deluso da ciò che vedrà sullo schermo. E quasi la smania di indovinare le differenze tra il libro e il film prevale su quello che è la risultante tra i due elementi di cui qualsiasi regista deve tener conto: tempo e stile.

Mi spiego. Ogni regista deve decidere, in quel poco tempo in cui la pellicola passerà sui grandi schermi, a cosa dare valore e che taglio dare a tutto il film. In questo caso specifico, il regista Wes Ball ha cercato proprio l’impatto visivo e d’azione mettendo molte scene spettacolari del labirinto, della corsa contro il tempo, dei Dolenti, etc…. Lo spettatore si crede al sicuro proprio all’interno del labirinto, ma è sempre inquietato da sospetti, rumori, particolari dettagli spazio-temporali. L’atmosfera ricreata è centrata in pieno, l’inquietudine permea l’aria e le azioni, e gli attori, secondo me, seppur giovanissimi rendono bene tutti i ruoli.

A onor del vero c’è da dire che mancano tantissimi elementi importanti, come il rapporto con Teresa, l’osservazione delle scacertole e i loro messaggi, la mappatura del labirinto, lo stesso linguaggio strano di cui dicevamo all’inizio della recensione, e anche il finale è differente rispetto a quello narrato. Per un lettore pignolo questo potrebbe sembrare una “licenza” azzardata e troppo libera del regista, ma agli occhi dello spettatore medio passa di sicuro in secondo piano, poiché si esce dalla sala ancora con il fiato sospeso.

Autore: James Dashner
Titolo: Il labirinto
Titolo originale: Maze runner
Traduzione di Annalisa di Liddo
Casa editrice: Fanucci Editore
Pagine: 332
Prezzo: € 14,90 cartaceo; € 8,99 e-book
Data pubblicazione: 1 giugno 2011 e 28 agosto 2014 (nuova edizione)

the author

Scorpione, idealista e vendicativa, nonché rossa naturale, ama evadere dagli stretti confini italiani in sella alla moto per lanciarsi in qualche ambiziosa avventura on the road. Una Laurea in Economia Bancaria non ha cambiato la sua passione per il teatro, il ballo, la lettura e la scrittura, soprattutto in rime baciate, alternate e/o sparpagliate.

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