Da Cinquanta sfumature ai sexy mash-up di Jane Austen: nuove sottomesse, vecchi padroni e villain senza tempo nella nuova narrativa erotica
Every breath you take
Every move you make
Every bond you break
Every step you take
I’ll be watching you.
(Sting)
Every breath you take, ovvero la più sdolcinata e la più inquietante delle canzoni sentimentali. Dove amore fa rima con controllo e la passione diviene un certificato di proprietà.
Avete mai provato la sensazione incongrua ed estraniante di capitare in un luogo carico di storia, e pur trovandovi circondati da oggetti immoti, statue o inanimate architetture, sentirvi spiati da mille occhi invisibili, interpellati da muti segnali? Bene. Siete appena entrati nel Labirinto; e come ogni volta, non ne uscirete tanto facilmente.
Partendo dal temibile conte stokeriano e superando l’era di Twilight – in cui schiere di predatori della notte cercano di convivere, più o meno pacificamente, con le loro prede umane, arrivando addirittura a intessere relazioni sentimentali – Andrew Fukuda ribalta tutte le prospettive: niente figure tenebrose da allontanare con aglio e crocifissi e niente relazioni difficili.
Recentemente, a causa dell’ennesimo suicidio volontario del mio notebook (di cui piango ancora la perdita, sebbene non lo meriti), mi sono decisa a guardare sistematicamente gli episodi dell’anime di InuYasha grazie al mio fedele iPad. È stato amore, e quest’anime è riuscito a debellare la mia temporanea fissazione per la serie di Amelia Peabody di Elizabeth Peters, contribuendo però a crearne un’altra. Stamattina, nel momento in cui ho cominciato a scrivere, ho visto il finale della terza stagione, anche se a differenza delle serie tv americane InuYasha non è affetto dalla sindrome cliffhanger; guardando gli episodi con continuità non ci si accorge del cambio da una stagione all’altra.
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