Francesco Gioè e la sua verve narrativa fanno pensare, alla sottoscritta almeno, a Giovanbattista Marino, il napoletano che nel Seicento fece strabiliare le corti con la sua capacità affabulatoria debordante e narcisistica. Sicuramente il Marino deve essere stato geniale, per la bravura nell’usare le parole come decorazioni di una fantasmagorica torta. L’horror vacui era la sua cifra come la cifra del Barocco.
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