A pubblicare la seconda fatica letteraria di Jesse Petersen è ancora una volta la Multiplayer, da sempre attenta al mondo e alla cultura Z. Continuano dunque le vicissitudini di Sarah e David che, dopo essere scampati al contagio, hanno deciso di realizzare un’impresa di disinfestazione a conduzione familiare: gli Acchiappa zombie – chi chiamerete? Questa volta i coniugi s’imbatteranno nel folle scienziato Kevin Barnes, convinto di poter sconfiggere il virus che ha trasformato la terra in un’orda di morti viventi.
«Cosa sono, uno zombie?»
«No. Non sei uno zombie»
«E allora cosa sono?»
«In ogni caso non sei la prima, Camille…»
Il primo episodio della serie tv Les Revevants va in onda su Canal+ alla fine del 2012, nel bel mezzo della mania globale per The Walking Dead, arrivata al rinnovo per la quarta stagione. Firmata dal regista Fabrice Gobert (selezionato a Cannes appena un mese prima per il lungometraggio Simon Werner a disparu…), debutta in un momento particolarmente felice ma altrettanto spinoso. I morti viventi la fanno da padrone e non c’è genere, nemmeno il romance young adult, che non reclami la sua parte di ghoul assetati di cervelli. Nel drama, però, non si sfugge, il modello è quello della Amc: zombie lenti alla vecchia scuola, realismo e grande apertura per l’estetica gore e per gli effetti speciali (si tratta pur sempre di una serie che vuole raggiungere un pubblico mainstream). Lanciato a fil di lama nella forbice tra scoppiettanti telefilm zomb comedy e serie (televisive o via web) di pura ortodossia horror, Gobert ripesca un esperimento del 2004.
Davide Simoncini sceglie di ammaliare il lettore con i paesaggi caratteristici ed evocativi delle montagne toscane, che nel suo romanzo autopubblicato La bestia dagli occhi di ghiaccio diventano l’ambientazione di una vicenda thriller/horror dagli echi cinematografici. Chi come me ama questa bellissima regione, non può che restare soddisfatto e compiaciuto da questa scelta, che ben si addice alla trama del romanzo, che trae giovamento proprio dalla forza evocativa dei paesaggi toscani.
Ogni volta che leggo un distopico resto un pochino destabilizzata, come credo sia giusto, dalle realtà parallele che ne escono fuori e che, di volta in volta, sono sempre più avvincenti e ancor più spesso impensabili. Ed è proprio ciò che mi affascina in questo genere di libri. Questa volta, però, sono in difficoltà. In questo caso ci troviamo di fronte un romanzo che unisce i tratti di un distopico, con la sua ambientazione pre e post accadimento di un fatto sovrannaturale, a quelli più magici di un classico fantasy, oltre ad altri ancor più gotici dell’horror.
Quando Genevieve e Anastasie, figlie acquisite di un conte, si avviarono a cercare la loro sorellastra Christelle, figlia naturale del loro patrigno, non avrebbero potuto certo immaginare quello cui avrebbero assistito. La ragazza, pallida e bionda, la trovarono in un campo di zucche, in autunno. Christelle aveva svuotato una zucca, all’interno della quale muoveva un topo; si era quindi rivolta alla più grande delle sue sorellastre, Genevieve. Le aveva accennato al triste destino che aspettava il conte suo padre, proponendole di collaborare con lei, affinché ciò che doveva succedere accadesse più rapidamente… bastava diventare una seguace della madre naturale di Christelle, morta sul rogo tempo prima. Genevieve non capì molto di quello che le veniva proposto, ma per istinto rifiutò. Allora Christelle, con lo spillone che portava tra i capelli, uccise il topo nella zucca, riducendolo in cenere.
Tremate, tremate, le streghe son tornate! È questo il pensiero che viene in mente dando uno sguardo alla programmazione seriale statunitense di questo autunno. Le streghe s’impongono al centro dell’attenzione all’interno di diversi prodotti: in Coven, terza stagione di American Horror Story, nella nuova serie televisiva Witches of East End e in Originals, spin-off del celebre The Vampire Diaries. Non possiamo non soffermarci su Coven di AHS, serie tv ideata da Ryan Murphy, che il 9 ottobre ha debuttato negli Stati Uniti ottenendo un successo strepitoso.
La parola mash-up in letteratura è stata introdotta da Adam Cohen sul New York Times all’uscita di Pride and Prejudice and Zombies (Orgoglio e pregiudizio e zombie, Nord ottobre 2009). Impadronendosi del termine utilizzato sia in informatica che in musica, Cohen ha indicato la combinazione di due diversi generi letterari che si fondono – è più corretto dire che si scontrano, data la loro diversissima natura – creando un genere completamente nuovo.
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