Sarà per la suggerita somiglianza con Johnny Depp, ma Gerri Esposito, il poliziotto che indaga in un’assolata Bari, intriga parecchio. È un personaggio, quello nato dall’inventiva di Giorgia Lepore, che affascina perché è un outsider, o forse perché lui si sente tale, ma in effetti non lo è così tanto. Intendo dire che nelle regole del genere giallo la natura ferita di colui che indaga è un must.
A volte, leggendo un romanzo, è piacevole lasciarsi coinvolgere dalle vite di altri, mollando gli ormeggi e iniziando un viaggio del quale non si conosce l’approdo. Le emozioni possono anche travolgerti, dolorose come un pugno nello stomaco, soffocanti come un gorgo in mezzo al mare. Questo mi è accaduto cominciando la lettura di Cosa resta di noi, l’ultimo romanzo di Giampaolo Simi pubblicato a maggio da Sellerio e ambientato in Versilia.
Tre serie televisive ambientate e prodotte in luoghi freddi e nordici – scordatevi per un po’ Montalbano – sono approdate variamente sulle nostre reti. Parlo di The Killing (2011-2014), inizialmente mandata in onda da Fox Crime e ancora non trasmessa in chiaro, di Broadchurch (2013 – in produzione), in transito ora su Giallo TV e rinnovata per una terza stagione nel 2016, e di Luther (2010-2013) scelta addirittura da Rai 2, ma anche foriera di novità in futuro, pare, con una possibile nuova stagione o addirittura un film. Non sono oggetto di battage pubblicitari trionfali, non è roba facile, implica una visione intelligente e la capacità di gradire atmosfere e situazioni non solcate a intervalli regolari da inseguimenti mozzafiato e acrobatici testacoda per titillare i palati semplici.
Quella che ci apprestiamo a fare è una recensione a quattro mani, scaturita dalla lettura del romanzo Pallida Mors di Danila Comastri Montanari, l’ennesimo caso da risolvere per Publio Aurelio Stazio coadiuvato dal (per nulla) fido segretario Castore e dall’amica Pomponia. Gabriella Parisi ed Elisabetta Ossimoro, entrambe affezionate lettrici di questa serie di gialli, si sono infatti date appuntamento per raccontare le loro impressioni di lettura.
Per concludere i festeggiamenti in onore del Bicentenario dalla pubblicazione di Pride and Prejudice, la BBC ha mandato in onda a fine dicembre 2013 una produzione che ha suscitato pareri contrastanti. Dopo la meravigliosa trasposizione del 1995 con Colin Firth e Jennifer Ehle e il film di Joe Wright del 2005 con Matthew Macfadyen e Keira Knightley – due ottimi prodotti che sarà difficile dimenticare ancora per un po’ di anni – la BBC ha cercato di realizzare qualcosa che fosse vicino a Jane Austen e, contemporaneamente, se ne discostasse. Cosa c’era di meglio, dunque, del sequel a sfondo giallo nato dalla penna di una delle maestre del genere, P.D. James?
Dopo La donna in gabbia e Battuta di caccia, questo è il terzo episodio, tradotto in Italia dalla Marsilio, della saga dello stralunato detective Carl Mørck e della sgangherata ma efficacissima sezione Q della polizia di Copenhagen; fra le consuete medaglie delle frasi roboanti di annuncio vi è la menzione del fatto che questo cosiddetto giallo scandinavo abbia venduto nel mondo 10 milioni di copie. Sono numeri.
Quando il 18 aprile 2013 The Cuckoo’s Calling usciva nelle librerie inglesi e, subito dopo, il 30 dello stesso mese, in quelle americane, passava quasi inosservato. Un ottimo romanzo di debutto per Robert Galbraith, tanto da non sembrare il suo primo libro; tutti i critici che lo hanno letto lo hanno affermato con convinzione. Leggendo la biografia di Galbraith, così vicina a quella dello stesso detective Cormoran Strike, il suo protagonista, non ci si meraviglia affatto e la si accetta senza obiezioni.
L’altrove è qui.
Cercherò di essere i tuoi occhi, Jorge. Seguo il consiglio che mi hai dato quando ci siamo salutati: escribe, y recordaràs. Cercherò di ricordare, con precisione, questa volta. Perché tu possa scorgere quel che ho visto, svelare il mistero e arrivare alla verità. Quando inventiamo, lo facciamo per ricordarla più precisamente.
Le sorprese più grandi si nascondono in luoghi impensabili. E sono stati veramente una piacevole rivelazione i primi due capitoli della serie Victorian Solstice, frutto della penna di Federica Soprani e Vittoria Corella e pubblicata con la Lite Editions. Una vera gioia per mente e fantasia: La società degli spiriti e La lega dei gentiluomini rossi si sono rivelati letture ammalianti, avvincenti e intriganti, grazie anche al filo erotico, gestito abilmente, che riesce ad essere uno dei cardini delle vicende senza però risultare mai eccessivo, inopportuno o fuori luogo.
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