Quando due anni fa è uscito questo romanzo, L’Oceano in fondo al sentiero, mi ci sono avvicinata con grande curiosità per tre motivi: il primo è che Neil Gaiman è uno dei miei autori stranieri preferiti di sempre e ogni nuova uscita che porta la sua firma è per me sinonimo di un giro in giostra annunciato; il titolo stupendo; e il terzo nasceva dai commenti non proprio entusiastici della critica, che aveva accolto il nuovo lavoro dello scrittore inglese con diffidenza. L’opinione comune era che Gaiman fosse scoppiato come autore geniale, che la sua vena creativa si fosse esaurita ma che, nonostante tutto, caparbio, avesse tentato ugualmente di scrivere un romanzo dei suoi, ma non ci era proprio riuscito.
Continua il dialogo con Gisella Laterza, autrice italiana che ha esordito nel 2013 per Rizzoli con Di me diranno che ho ucciso un angelo. Potete leggere la prima parte dell’intervista: QUI.
Per festeggiare il 23 Aprile, Giornata Mondiale del libro e del diritto d’autore, ho pensato, alcune settimane fa, di ideare un evento speciale per i bambini all’interno della mia libreria. I bambini sono i lettori del futuro e penso che far vivere loro esperienze piacevoli, in mezzo ai libri, sia il modo migliore per promuovere il piacere della lettura.
Ancora la storia di un viaggio per Tipitondi, la collana “giovane” della Tunuè dedicata a bambini e ragazzi.
Aurore è una bambina che ha una particolarità. Si è trasformata in pietra dopo aver toccato le acque di uno strano fiume dorato comparso nel villaggio della sua tribù. La piccola comunità viveva un triste periodo, nelle terre innevate del Nord, dal momento che sempre più scarse erano le possibilità di cacciare selvaggina e trovare radici da mangiare. La storia di questo popolo stava volgendo al termine, assieme all’orgoglio e alla memoria di ciò che era stato. Dunque era comparsa un’aurora dorata, poi il fiume fatato, quindi Aurore si era trasformata.
Capita che il viaggio, d’un tratto, cambi direzione lungo il cammino. Il percorso deviato ci conduce verso territori inesplorati, mette alla prova la nostra voglia d’avventura e di scoperta, ci fa toccare verità improvvide e impreviste, lasciandoci sazi, infine, eppure insoddisfatti di troppa vita. È la parabola inesorabile della crescita, che ci affida in eredità un peso, un destino, la consapevolezza che siamo il punto di arrivo e partenza di un altro viaggio.
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