Quando ascoltiamo dai telegiornali la notizia di centinaia di morti al largo di Lampedusa o nel Mediterraneo, di disperati migranti in fuga da guerre e povertà, rimaniamo impotenti e addolorati. C’è chi ha fatto della disperazione la sua missione: Mussie Zerai è padre Mosè. Il suo libro inchioda le coscienze di tutti a una assunzione di responsabilità, che è quella di spendere il benessere, che è stato dato in sorte a chi è nato al Nord del mondo, per il bene dei disperati, che hanno avuto la sfortuna di vivere al Sud del mondo.
Puntuale come la primavera, sbarca in Italia il nuovo nato in casa Amélie Nothomb: dopo due romanzi di invenzione che rivisitavano con feroce delicatezza atavici archetipi di crudeltà (Uccidere il padre e Barbablù), ecco che l’autrice belga ritorna sul filone autobiografico (e autocelebrativo) che l’ha resa famosa.
Parliamo oggi di una storia a metà fra l’autobiografia e il romanzo, testimonianza della vita di sacrifici delle giovani danzatrici del Manhattan Ballet. Balla, sogna, ama di Sophie Flack, pubblicato a marzo 2012 da Newton Compton, ci fa spiare dietro le quinte della compagnia di balletto più famosa del mondo.
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