Con il naso su per aria a seguire il tracciato di un sogno che decolla, tra destini sospesi e visioni che si incrociano, l’ultimo film di Miyazaki vola alto, portando con sé i nostri cuori colmi di gratitudine per il maestro dell’animazione giapponese che ci ha accompagnato per più di quarant’anni attraverso le sue opere.
Ha tutto il sapore dell’addio Si alza il vento, il film dello Studio Ghibli che ha goduto di un recente e fugace passaggio nelle sale italiane. La pellicola narra un ventennio circa della storia del Giappone, dal primo dopoguerra alla Seconda guerra mondiale, attraverso il percorso, dall’infanzia alla maturità, dell’ingegnere Jiro Horikoshi. Jiro sogna di volare ma, a causa della miopia, non potrà diventare un pilota di aerei. Decide allora, accogliendo il suggerimento del suo idolo, il conte Giovanni Battista Caproni che gli appare in sogno, di diventare un progettista di aeroplani. Imbocca così il cammino che lo porterà a concepire gli Zero, caccia da guerra giapponesi utilizzati nel conflitto mondiale, e a conoscere Nahoko Satomi, la donna che sposerà nonostante sia malata di tubercolosi. Sullo sfondo, un Giappone ansioso di proiettarsi nel futuro, affratellato all’Italia nella condizione di arretratezza economica e segnato da orizzonti di guerra, che minacciano di atterrare ogni speranza di librarsi verso un cielo limpido.
A dominare nella pellicola è il tema del volo, come già in altri film di Miyazaki, quali Porco Rosso, Laputa, Nausicaa della Valle del vento. Più scoperta che altrove, però, risulta la lettura metaforica: il volo infatti non è solo quello degli Zero progettati dall’ingegnere Horikoshi, ma coincide soprattutto con la possibilità di dare “forma al sogno”, col desiderio di sollevarsi per accedere a una “dimensione altra” in cui è possibile dispiegare al massimo le proprie ali. Se il librarsi in aria è metafora comune per rappresentare l’aspirazione dell’artista, sospeso tra ideale e reale, è pur vero che in questo film raccoglie un significato più ampio, anche grazie al personaggio di Nahoko, moglie fittizia (il suo personaggio, a differenza di Horikoshi, non corrisponde alla persona reale) di Jiro. Ella lotta contro la tubercolosi che la ostacola nella realizzazione del proprio sogno: unirsi all’amato e affiancarlo come compagna devota. Per entrambi, il vento è l’occasione di sfidare il cielo, di sollevarsi dal comune destino degli uomini, superare un limite e andare oltre. Anche se Nahoko rischia di morire e gli aerei di Caproni e di Horikoshi saranno utilizzati come bombardieri, anche se il volo, come ci ricorda l’Ulisse dantesco, può rivelarsi folle, esso resta connaturato alla natura stessa dell’uomo e rinunciarvi risulta impossibile.
Ecco che, durante le due ore del lungometraggio, mentre trascorrono gli anni di Jiro e Nahoko scanditi dal soffio del vento, siamo testimoni dei loro fallimenti e vittorie, partecipiamo al loro protendersi nell’aspirazione a una vita piena; conosciamo gli amici e i compagni che li attendono lungo la strada, tra i quali il conte Caproni. A quest’ultimo è affidata una delle frasi più emblematiche, verso la metà del film: “L’arco di durata di una vita creativa è un decennio. Il tuo decennio, vivilo dando fondo alle tue forze”. Se questo è vero, viene da pensare che Hayao Miyazaki abbia vissuto più di una vita creativa, oppure il suo decennio è stato particolarmente lungo e fertile. Decennio che ora volge al termine perché, parafrasando sempre Caproni, purtroppo “con quest’ultimo volo va in pensione”.
Si alza il vento si ispira in parte al romanzo omonimo di Tatsuo Hori da cui Miyazaki ha ricavato alcuni elementi per la realizzazione di un manga serializzato in Giappone, manga nel quale sono confluite le tematiche care al regista e su cui si basa il lungometraggio. In quest’ultimo, contraddistinto dall’alta qualità cui lo Studio Ghibli negli anni ci ha abituato, la poesia vibra tanto intensa che è difficile, durante la visione, trattenere le lacrime. Difficile che nella mente ci sia spazio per qualcosa che non sia un autentico “grazie”, mentre già ci sentiamo un po’ più soli e sullo schermo scorrono i titoli di coda. Non resta che tornare a sognare… in attesa che il vento si alzi di nuovo. Sperando che, quando questo accadrà, non perderemo l’occasione, anzi la coglieremo al volo, senza timore, con un “nice catch!”.
Titolo: Kaze tachinu (Si alza il vento)
Regia e sceneggiatura: Hayao Miyazaki
Anno: 2013
Durata: 126 minuti
Distribuzione per l’Italia: Lucky Red