Oggi parliamo di due iniziative che hanno movimentato il mondo dell’editoria impegnata nel sociale: Le cose cambiano, progetto internazionale di ampio respiro, e Bye Bye Bulli, una piccola e preziosa realtà tutta italiana. Le due iniziative sono molto differenti sia come genesi che per contenuti, ma sono accomunate da un unico e nobile obiettivo: sconfiggere l’omofobia e aiutare chi ne è vittima a farsi forza.

Le cose cambiano nasce negli Stati Uniti come fenomeno virale. Dan Savage, giornalista americano — in Italia possiamo leggere i suoi pezzi su “Internazionale” — decide insieme al marito Terry Miller di caricare un video su YouTube in cui racconta in maniera molto semplice e diretta come le cose siano cambiate in meglio per lui rispetto agli anni difficili dell’adolescenza; l’intento di Savage è lanciare un messaggio a tutti quei ragazzi che devono affrontare ogni giorno la violenza, sia fisica che verbale, dei propri compagni di scuola, della famiglia e della società, senza avere ancora quegli strumenti per difendersi dall’ignoranza e dai pregiudizi. Il video ha avuto un tale successo da diventare prima un fenomeno virale e poi una campagna web dal titolo It gets better, che ha coinvolto anche grandi personalità come il presidente americano Barack Obama, sempre in prima linea per i diritti della comunità LGBT, e tante persone comuni: un flusso di testimonianze per raccontare le conquiste, di normalità e di successo, che si possono ottenere in età adulta in barba a chi ha reso l’adolescenza un inferno. Per andare incontro anche ai ragazzi che non hanno la possibilità di connettersi e guardare le centinaia di video è stato pubblicato un libro che riflette quanto già raccolto in rete. Le cose cambiano è la versione italiana di questo libro che, oltre a mantenere le testimonianze originali, ne aggiunge di nuove, direttamente dal panorama italiano. Sono storie vere di personaggi più o meno noti, uomini e donne, gay e etero, che raccontano in prima persona il loro vissuto per infondere fiducia e speranza in chi magari non ce l’ha. I racconti sono piuttosto eterogenei e hanno toni molto differenti a seconda dell’estro di chi li ha scritti, ma sono tutti ugualmente efficaci nel diffondere un messaggio positivo.

Anche Bye bye bulli si presenta come una raccolta ma, a differenza del Le Cose cambiano, non contiene racconti autobiografici ma fiction. Il progetto Bye bye bulli, ideato dall’associazione Frame, si concentra sul bullismo omofobico nelle scuole, e per questo è mirato a coinvolgere sia gli studenti che gli insegnanti. Oltre al libro, Bye bye bulli propone laboratori nelle scuole per fare informazione sull’argomento e aiutare concretamente a gestire questo tipo di situazioni. L’intera operazione è partita con il contributo di Lush: un segnale importante per l’Italia, un paese in cui spesso le aziende hanno ancora paura a esporsi pubblicamente a favore della comunità LGBT.

Bye bye bulli si presenta come un libro snello e vivace, nel quale la narrativa mostra al meglio il suo potenziale suggestivo, rendendo la realtà ancora più reale. Il tema dell’omofobia viene trattato attraverso un caleidoscopio, in cui dai toni più drammatici si passa a quelli più rosa della commedia, in un susseguirsi di ritmi e registri diversi che rendono la lettura frizzante; l’unico rammarico è il numero esiguo di racconti: solo nove, per un’iniziativa simpatica che avrebbe meritato più contributi.

le-cose-cambiano-il-libro-381189_w1000È logico pensare che questo tipo di iniziative suscitino un coro unanime di elogi. In realtà c’è stato chi ha mosso delle critiche e, con un certa sorpresa, queste critiche sono arrivate proprio da un esponente illustre del mondo della letteratura. Bret Easton Ellis ha aspramente criticato l’operazione Le cose cambiano. Lo scrittore americano ha infatti puntato il dito contro la spettacolarizzazione del vittimismo quando, a suo dire, essere oggetto di bullismo può, invece, essere semplicemente un modo per diventare più forti, per capire che non si può sempre vincere, che la vita non è una strada in discesa fatta di gratificazioni. È un punto di vista interessante, ma che non tiene in considerazione un fatto: parliamo di ragazzini, di persone che possono anche non essere in grado affrontare la situazione con questo atteggiamento blasé e scegliere soluzioni estreme. Nessuno mette in dubbio il fatto che la vita sia dura per tutti, ma queste iniziative vanno giudicate da un’altra prospettiva: la società intera è omofoba — e sessista, e maschilista — e fino a quando non prende coscienza delle proprie responsabilità non avremo mai una vera soluzione della questione. Diffondere testimonianze di quanto sia difficoltoso crescere in un contesto eterosessista, in cui maschi e femmine devono rispondere a standard astrusi, mette di fronte le singole persone alle conseguenze del loro atteggiamento autoindulgente e discriminatorio.

Il problema delle persone omofobe — o sessiste, tanto la questione è intrecciata in maniera indissolubile — è che non solo non si rendono conto di esserlo, ma rifiutano di essere etichettate come tali: sono anche queste persone ad avere bisogno di iniziative come Le cose cambiano e Bye bye bulli, perché aprano gli occhi sulle conseguenze concrete dei loro giudizi, calibrati differentemente in base all’orientamento sessuale o al sesso di una persona. Quello che spesso sfugge nella discussione sull’omofobia è che si pensa erroneamente che sia una cosa che riguarda singoli episodi di violenza fisica e, in minor misura, verbale; ma queste sono solo le manifestazioni più plateali, che prestano il fianco al sensazionalismo mediatico. La vera omofobia è quella strisciante che dobbiamo sorbire a colazione, pranzo e cena tutti i santi giorni: è la bambola con cui non puoi giocare perché “è da femmine”; è la zia che ti chiede se “hai la fidanzatina”; è il compagno di scuola che ti sfotte perché non hai i suoi stessi interessi; è l’insegnante che ridacchia quando nella Divina Commedia compare Brunetto Latini; è la televisione, la pubblicità e il cinema che ti propinano — fortunatamente con minore frequenza — un immaginario popolato esclusivamente da coppie eterosessuali; è la collega di lavoro che in pausa pranzo dice che ha “tanti amici così” — perché usare la parola “gay” fa brutto — e “va bene il matrimonio” ma “figli no”; è il tizio che ti dice che lui “accetta tutti” basta che “facciano le loro robe a casa loro”; sono i commenti sulla rete, che iniziano con “non sono omofobo ma” e continuano con “i gay pride sono una baracconata” e “non esiste mica l’etero pride” — certo che non esiste, ogni giorno è l’etero pride, sciocchino. Il vero omofobo è quello che, in un modo o nell’altro, cerca di azzerare la differenza, di piegare la realtà fino a farla coincidere con i confini limitati del proprio minuscolo mondo, di annichilire chi è diverso attraverso lo scherno, il veto, il senso di colpa, la reticenza.

Pubblicazioni come Le cose cambiano e Bye bye bulli sono importanti perché danno spazio a racconti sinceri, senza fare differenze tra chi ha bisogno di ascoltare per trovare conforto e chi non vuole mai ascoltare per non doversi porre delle domande. E non è forse questo che fa un buon libro?

Curatori: Dan Savage, Terry Miller, Linda Fava
Titolo: Le cose cambiano
Titolo originale: It gets better
Traduttore: Antonella Napolitano
Editore: Isbn Edizioni
Pagine: 319
Prezzo: € 7,90
Data pubblicazione: ottobre 2013

Titolo: Bye bye bulli
Editore: FRAME
Pagine: 80
Prezzo: € 6,50
Data pubblicazione: 2013

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