
C’erano una volta i flame, ovvero delle lunghe, lunghissime discussioni a cui soggiace l’istinto atavico che da sempre ha spinto l’uomo ad attaccare, sbranare e distruggere l’avversario. Non preoccupatevi: il filtro della rete impedisce alle persone di farlo fisicamente. Al posto dei pugni e del sangue, volano parole e insulti. Che è circa la stessa cosa. Il flame sembra una cosa brutta, e in verità dovremmo aborrire tale triviale pratica se seguissimo una qualsivoglia condotta di vita morale e onesta, ma in realtà sembra uno show trash, che proprio in virtù delle sue pessime qualità intrattiene goliardicamente il pubblico per ore, o per giorni, ed è impossibile da non apprezzare. Se può tranquillizzarvi, sappiate che c’è sempre qualche utente che compensa le vostre mancanze: dopo pochi minuti pubblicherà qualche perla di saggezza riguardo il quieto vivere, le norme di comportamento, e svariati altri consigli non richiesti. Potete continuare a dormire sogni tranquilli, le persone che scandagliano la vostra anima al posto vostro le trovate a ogni incrocio. E lo fanno gratis!
Tornando all’argomento “discussioni in rete”, nel flame le persone si prendono davvero sul serio, e la tattica maggiormente utilizzata è quella di accattivarsi le simpatie del pubblico e del commentarium (l’unità di misura è il like: se non vieni “mipiacciato” non sei nessuno), la stessa demagogia che viene applicata ai discorsi politici, per intenderci. Esiste un elemento perturbante e un elemento perturbato, e la dialettica tra gli avversari ha luogo nella piazza del mercato di facebook riguardo il New Adult, una denominazione apparsa in Italia con la pubblicazione per Garzanti di Uno splendido disastro. I protagonisti dello scontro sono due blogger, entrambi depositari di verità in opposizione e trincerati nelle proprie posizioni. È chiaro quindi che di verità assolute non si possa parlare né per uno, né per l’altro, giusto?
Esiste una tendenza deleteria, nell’uomo: parlare senza possedere gli strumenti e le conoscenze per farlo; il problema però è alla radice, ovvero qualcuno ha sfortunatamente dotato tutti gli esseri umani di dita e di labbra con cui rispettivamente scrivere e parlare. E perdonate questo sfoggio anti-democratico, anche io sono vittima consapevole di tale, ignobile deriva. Nondimeno, l’avviso ai naviganti da parte della scrivente è chiaro: scrivo per divertire, aggiungendo tra tante frasi inutili qualche semino da cogliere riguardo all’argomento in esame.
Dopo il flame di ieri, e le relative castronerie che ne sono emerse, ho fatto una chiacchierata con un amico, che non so se vuole essere nominato in tale contesto e associato alla discussione (e che ringrazio!). Ne sono emerse alcune considerazioni interessanti sul New Adult. Partiamo intanto dalla definizione. Che cos’è il New Adult? Secondo Wikipedia, la denominazione New Adult è apparsa per la prima volta nel 2009 grazie alla St. Martin’s Press, che ha indetto un contest (dal 9 Novembre al 20 Novembre). I redattori e gli editor statunitensi, però, hanno dichiarato che già da anni, nel settore, si usava la stessa terminologia. Il New Adult si configura semplicemente come una categoria di marketing, non un genere o un contenitore. Il denominatore comune dei romanzi New Adult è l’età dei protagonisti, che va dai 18 ai 25 anni, mentre il pubblico di riferimento, sebbene idealmente dovrebbe comprendere i lettori della fascia indicata, è abbastanza eterogeneo (adolescenti, post-adolescenti e adulti indiscriminatamente).
Cosa hanno notato gli editori furboni? Che i romanzi young adult romance (che non sono certo la novità del momento), quelli spiccatamente romantici – eredi della tradizione twilightiana – nei quali al massimo i protagonisti nell’epilogo si danno un casto bacino, non vendevano, non interessavano abbastanza il pubblico. Gli stessi giovani lettori della generazione Twilight sono cresciuti. Inoltre hanno notato l’interesse pruriginoso degli adolescenti americani verso storie hot con protagonisti i loro compagni più grandi. Questa, in estrema sintesi, la nascita del New Adult, che scaturisce da un cambiamento delle abitudini di lettura del pubblico. Lo spiega bene Merrilee Heifetz, agente per Writers House: “We had this huge book in the YA market, and now we don’t want to lose those readers. For a teen who was a voracious YA reader the new adult tag offers a way to say, here, these books are for you.” La categoria New Adult, inoltre, serve a identificare questi romanzi con contenuti sessuali espliciti. “You never want to go to stores and promise them something in YA, meaning it doesn’t have explicit sex, and have them get something they are not expecting” spiega Tara Parsons, editor per Harlequin. La tendenza, poi, a inserire altri romanzi (anche di genere fantasy, distopico, ect) sotto l’etichetta New Adult si chiama repackaging.
Compresa la definizione di New Adult, parto di quel signore oscuro che è il marketing il quale ha numerosissimi adepti tra gli editori, parliamo del fenomeno che si è recentemente scatenato anche in Italia, come se mancassero i motivi per cui lamentarsi. Il New Adult ha festeggiato (io meno) il suo esordio italiano con Uno splendido disastro di Jamie McGuire, il cui protagonista Travis ha fatto capitolare tantissime lettrici, anche se alcune – tra cui la sottoscritta – non sono riuscite a raggiungere l’intima e romantica essenza di questo personaggio badass e tatuato. I responsi, tuttavia, nonostante una frangia dissidente, sono stati largamente favorevoli, tant’è che il romanzo è riuscito a conquistare gli strati bassi della classifica di vendite. È seguito l’effetto domino: Leggereditore, Fabbri, Newton, Mondadori, Rizzoli hanno cominciato a sfornare romanzi simili, eredi della “foga da pubblicazione” degli editori statunitensi che sfornano New Adult come se fossero pagnotte. Non ho ancora letto tutte le pubblicazioni arrivate in Italia, ho avuto l’occasione di leggerne integralmente solo tre, ma per il prossimo mese spero di potervi dare una panoramica più ampia della mia opinione sulle ultime nate, tra cui anche Non lasciarmi andare di Jessica Sorensen – pessima la scelta del titolo quasi uguale a quello del romanzo di Kazuo Ishiguro –, anch’esso giunto alla vetta della classifica nella scorsa settimana. Ormai la Newton ha colonizzato stabilmente la classifica.
Il successo del New Adult non deve però stupire. I romanzi d’amore sono come un capo vintage, non passano mai di moda e le lettrici appassionate non mancano di certo, nemmeno in tempi di magra. Gli ingredienti dell’interesse suscitato da queste pubblicazioni sono semplici: attrazione, sesso, ostacolo, ancora sesso, amore, happy end. Il canovaccio è il medesimo del romance classico da edicola, che annovera autrici certamente migliori di quelle che abbiamo conosciuto con il New Adult. Alla struttura basilare, poi, si possono aggiungere l’ambientazione, l’intreccio, i personaggi, le tematiche che si preferiscono. Come pure per l’inflazionata discussione sul romance che ha bisogno di dignità, non comprendo l’esigenza di difendere il New Adult dalle osservazioni sulla bassa qualità del prodotto. Il New Adult, come ho riportato all’inizio dell’articolo, è stata un’invenzione del marketing, una trovata commerciale degli editori per continuare a vendere. La definizione stessa di romanzo commerciale ci impedisce, quindi, di credere davvero che il New Adult sia la nuova frontiera della qualità di romanzi per ragazzi, adolescenti, “nuovi adulti”. I romanzi per adolescenti o post-adolescenti davvero meritevoli sono altri. Nulla toglie che alcune di queste pubblicazioni possano risultare gradevoli e/o ben scritte. Ogni lettore è libero di leggere ciò che preferisce (è uno dei suoi diritti fondamentali) – io stessa sono una paladina della letteratura trash, nonché avida lettrice di romance –, ma deve tenere sempre a mente la collocazione di ciò che legge. Non si possono rivendicare qualità aleatorie, ma bisogna anche saper accettare che alcune delle letture che si fanno sono nate esplicitamente come intrattenimento, buono o cattivo che sia.
Articolo incriminato di Leo del blog Sangue d’Inchiostro: QUI
Articolo di risposta al flame di From a Book Lover: QUI
36 Readers Commented
Join discussionCiao sono GILDA della Pâtisserie dei libri. Per prima cosa voglio dirmi scioccata dalla quantità di ignoranza che vedo in giro. Io, che leggo libri di altissima qualità, mi vedo costretta a difendere i miei intelligentissimi lettori dalle accuse di altri lettori che si credono superiori. Non credo che Non lasciarmi di quel giapponese che non conosco, possa anche solo essere paragonato alla deliziosa prosa della Sorensen. Se fossi in newTonN sporgerei denuncia.
Ma come osano certi infimi blogger, contrariare me, Regina di Pâtisserie, e definire i miei arguti lettori STUPIDI!
Io leggo da quanto ho 12 anni, e non permetto che qualcuno sputi sentenze sulla mia spropositata conoscenza letteraria.
Un lettore che leggere David F. Wallace ha la stessa intelligenza di chi legge la James eh! Ma che cosa vi credete.
Io sono FIERA, e dico FIERA di leggere NA, YA, e ogni cosa che possa essere ridotta ad una sigla! I miei lettori mi amano, mi difendono, prendono le mie parti anche quando taglio una fetta di prosciutto.
Io che vengono smerdata su ogni pagina facebook, ma riacquisto le palle quando vengo spronata a colpi di Likes. Se mi mettono i likes ci sarà un motivo, no?
Ho il blog più seguito in Italia, amato all’estero e osannato in Palestina, e scrivo articoli talmente sopraffini da omaggiare il fascino francese del nome del mio blog.
Io leggo libro solo se all’interno è presente un bel manzo tatuato, non ci vedo nulla di sbagliato, o no?
Ho provato una volta a leggere qualcosa del francese Alessandre Dumaz, ma non c’erano baci appassionati e languidi, né uomini nudi che copulano insieme alle concubine su divanetti di broccato rosso. A che pro leggere quel libro? La copertina era anche brutta.
Spero di aver chiarito la mia posizione e avere finalmente dimostrato l’intelligenza di chiunque legga solo YA, NA, paranormal et simili.
GILDA della Pâtisserie. -xoxo
Sicura di non chiamarti LEA?
O forse magari sei CIOP!? Giunto in soccorso di CIP?
…Ci stai trollando, vero?
(Sì, dai, rileggendolo è per forza un commento ironico XD)
Ciao, grazie per questo bel momento di gloria, non ne ho mai abbastanza. In effetti è bello essere citata ovunque.
Ma non posso fermarmi. Devo andare a rispondere ai mei fan, che mi amano alla follia e, siccome ho tagliato or ora una fetta di prosciutto, ho degli applausi da riscuotere.
*Manda baci*
Mi dispiace, come avete visto non ho bisogno di un anonimo per dire ciò che penso.
Complimenti all’autore del commento comunque, ha tutta la mia stima, del resto la classe non è acqua e voi lo sapete bene.
A me questo troll che molto probabilmente è donna, ha fatto ridere e basta XD
Leo, dare tutta la tua preziosa stima (…) a un provocatore e insultatore anonimo, dimostra ampiamente la tua cifra morale. Personalmente credo che tu non sia meglio di lui.
Chi ci dice che non sia davvero tu, Leo, ad aver scritto quel commento anonimo? Non avresti avuto nessun bisogno di precisare altrimenti. Sembra quasi un’ammissione di colpa. E poi dimostrare stima per una persona che non ha il coraggio di mostrare il proprio nome per dire ciò che pensa dimostra ancora una volta che i valori ormai sono una cosa sconosciuta ai più. Sai come si dice? Sbagliare è umano, perseverare è diabolico! Arriverà il giorno in cui vi stancherete di insultare il prossimo. Ricorda: il rispetto prima di tutto.
Credo che si sia parlato di Leo abbastanza su altri lidi, lasciamo perdere l’argomento e soprassediamo per il bene comune 😉
Non ho potuto godermi integralmente il fléim causa forze maggiori, ma ho recuperato.
Innanzi tutto, come viene detto, il New Adult è un genere vecchio che solo di recente è apparso in italia con una connotazione completamente sbagliata rispetto a ciò per cui è nata (perché per esempio anche Looking for Alaska di John Green è classificato come Young Adult, ma vivaddio non ha niente a che vedere con cagate come Divergent o The Selection).
Come ho già avuto modo di esplicare ai contendenti, il post di Leo ha mancato il bersaglio per il semplice fatto che non è corretto dare degli ignoranti a quei lettori che amano questo genere. Io posso pensare anche che chiunque abbia gradito 50sog debba perire tra le fiamme dell’inferno, ma tacciare di ignoranza i lettori di un genere così variegato è controproducente.
Credo che il focus del post di Leo fosse una critica alle CE italiane che come al solito non hanno capito un cazzo, importando il New Adult (con 4 anni di ritardo PER DIRE) tramite i soliti titoli di merda che trattano solo il soft porn per colpa del sempre succitato 50 sfumature.
Concordo sulla cosa dell’ignoranza, credo appunto che si sia lasciato trasportare dalla foga. Poi c’è chi lo dice (e sbaglia), e c’è chi i lettori li tratta comunque da cerebrolesi.
Poi vabbé le critiche alle CE si sprecano, pubblicano tantissimo ciarpame, non è una novità 😉
tralascerei i primi commenti che capisco poco (i commenti se ben scritti integrano il post e si crea un bel confronto, ma non sempre questo avviene) ciò che mi disgusta, tra le altre cose, nel mondo dell’editoria, è proprio l’effetto domino. Un libro ha successo e trac se ne sfornanon innumerevoli cloni che saturano il mercato e quasi mai sono all’altezza del primo, che, bello o brutto che sia, ha avuto il grande pregio di portare una novità.
E’ successo coi maghi (Harry Potter), coi vampiri (twilight), con le sfumature. Niente di nuovo sotto il sole, solo innumerevoli storie in fotocopie. Che palle! baci sandra quella dei frollini
Cara Sandra,
dobbiamo sempre tenere presente che gli editori sono imprenditori, e quindi il loro obiettivo è guadagnare. Sono pochi gli editori che hanno mantenuto una linea editoriale severamente volta alla qualità prima di tutto (e che possono permetterselo). Penso ad Adelphi, marchio storico che adoro: fa uscite splendide ed è praticamente una garanzia. A parte ciò ben vengano i libri commerciali, sono quelli che vengono che permettono all’editore di investire in qualche italiano, in qualcosa di più particolare etc. Purtroppo si è un po’ persa questa cosa: tutti i libri si sono trasformati in casi editoriali, e anche i libri che vengono pubblicati di un determinato trend che tira sono meri epigoni, a volte anche scritti male. Il libro commerciale non è sinonimo di brutto libro, è solo che a volte gli editori non sanno scegliere bene cosa pubblicare per quanto riguarda la narrativa d’intrattenimento. E i lettori sempre di più faticano a distinguere…
Questo tipo di scambio, il flame appunto, mi innervosisce ancora più di tutte le 50sdg di questo mondo…difesa a oltranza senza appello. Mah.
Concordo Silvia, anche perché poi risulta impossibile fare una conversazione civile.
La tendenza, poi, a inserire altri romanzi (anche di genere fantasy, distopico, ect) sotto l’etichetta New Adult si chiama repackaging.
Questo non ho capito molto bene: il NA allora è un target sotto il quale gli editori mettono un po’ quello che pare loro, oppure designa i romanzi un po’ osè, però non troppo, però abbastanza?
La prima che hai detto!
mi pare di aver capito che l’identificazione di un libro come New Adult sia una specie di bollino rosso sulla possibilità molto concreta che ci siano scene spinte, a differenza dello YA che ha il bollino verde o giallo
Questo commento è stato eliminato dall’autore.
Laura: Un po’ di entrambi. Gli editori, dopo alcuni sondaggi, verifiche del mercato, hanno visto che anche ai ragazzini più piccoli piacevano storie hot, che piacevano pure ai nuovi adulti e anche agli adulti. Serviva prima di tutto un’etichetta che avvertisse il pubblico del possibile contenuto spinto dell’opera (per librai, genitori e anche lettori). Poi, a posteriori, come tutte le etichette, possono essere usate un po’ come te pare. Se un editore esce con la storia X e vuole sfruttare il trend e c’ha la protagonista 20enne dice che è New Adult. Se un altro editore non vuole associare la propria pubblicazione a questo fenomeno, presenta il romanzo come un romanzo di formazione, un romanzo sui ragazzi disadattati, una grande epopea romantica etc.
Il New Adult indica semplicemente un target più maturo a cui è indirizzato a differenza dal YA.
La differenza sta nelle tematiche trattate che sono appunto indicate al target degli adulti. Non è vero che si usa il new adult per mettere un bollino rosso. Non ci vuole tanto a capirlo!
Ah, capisco, le grandi tematiche “adulte” del new adult che nello YA non ci sono
Avevo sbagliato a rispondere. Chiedevo quali sono queste tematiche trattate, dato che il sesso non è evidentemente la discriminante.
Se prendo in mano un new adult nel quale non si parla di storie d’amore hot, cosa devo aspettarmi?
Gio: In realtà non è proprio così, il NA è nato anche come etichetta proprio per i romanzi più osé. Basta leggere un paio di articoli in inglese, anche la frase che ho citato riguardo gli YA lo dice chiaramente. Gli editori non potevano/volevano pubblicare storie hot piazzandole come young adult, perchè non era il target adatto. Il discorso era che non potevano pubblicare qualcosa con argomenti che esulavano da quell’etichetta. Il lettore si sarebbe aspettato una storia diversa e non con contenuti erotici espliciti.
A me le tematiche sembrano esattamente uguali, con la differenza che nello YA l’ambientazione è il liceo, nel NA l’università, nel primo non c’è sesso, nel secondo probabilmente (ma non necessariamente) sì. E altre piccolezze, ma proprio le tematiche mi sembrano uguali, forse appena più forti (che è una stupidaggine, la morte, l’incesto, la violenza non sono tematiche forti già affrontate negli YA?)…
Secondo me è ancora più semplice. Il NA è nato come un’etichetta “interna”, a livello editoriale. Siccome, poi, hanno visto che lo YA ha fatto “moda” e tutti ci si sono buttati senza neanche leggere le trame come piccole api al miele, hanno tentato di rifare il colpaccio.
Stupidamente. Ma sono le case editrici italiane, che pretendiamo?
Essendo una categoria di marketing basata sul target, difficilmente ha delle tematiche identificative come ha per esempio il fantasy sword and sorcery, oppure la distopia e via così. Le storie sicuramente, dato che i protagonisti hanno sempre la stessa età, riguarderà le cose della loro quotidianità. L’amore, il sesso, la droga, il bullismo, etc. Cose non nuove nemmeno nello YA.
Debby: Però la cosa è nata in america, in Italia vedo pochi editori scafati in merito a generi ed etichette. Non sanno nemmeno la differenza tra urban fantasy e paranormal romance, ma quelli sono tanti a non conoscerla 😉
Appunto questa presunta maturità di tematiche per me non esiste, suvvia. La differenza può stare nel fatto che nello YA non c’è sesso, nel NA sì perché ci sono protagonisti più grandi. L’editoria ha spostato il target per permettere agli autori di parlare finalmente di sesso, dopo che è nata l’etichetta sono spuntate anche storie senza quello, che vengono catalogate NA per poli motivi commerciali (con la speranza cioè di adescare lettori)
Una cosa non viene recepita adeguatamente. Il New adult è marketing, mettiamocela via. Agli editori americani che hanno cominciato a parlarne non frega niente delle tematiche, di quello che la storia può regalare al lettore. NO. All’editore fregava di vendere. Il sesso vende? Mettono il sesso. Piace la storia con il badass? Mettono il badass. Fine. Non ci sono altre interpretazioni possibili.
Eh ok, ma a questo punto potrebbero vendere, che so, Martin come new adult?
A me sembra che il genere definisca esattamente il romanzo rosa con scene d’amore o di sesso. Non ho trovato un solo new adult che parli di qualcos’altro.
Andando oltre il concetto “etichette”… Ma quanto può essere sfibrante dover “catalogare” qualcosa di ampio e dinamico come la scrittura?
Un conto sono in grandi gruppi (fantasy, romance, storico…), se proprio vogliamo possiamo creare delle fasce “protette” – è così che ho sempre visto “idealmente” lo YA – in cui è possibile parlate di tematiche più “adulte” senza il sesso di mezzo per i ragazzi che, in un mondo ideale, dovrebbero evitare argomenti crudi, violenti, sessualmente troppo spinti… Insomma per tutti i ragazzi fino ai 18 anni. No facciamo 16.
Ma serve davvero, al di fuori del marketing, questo NA? Secondo me è inutile.
Se vogliono il sesso – e a 13 anni ne fanno a iosa quindi ancora devo capire da cosa dobbiamo proteggerli? E sinceramente non vedo nel “libro” un pericolo – aprono YP (vi piacciono le sigle eh?) e ci si ubriacano!
Vgl cnscere Glnda Izbl xché mi piglia trppo bne.
xò ho solo 13 anni anche se lggo tnt N ADULT + Fbio Vlo xché sn cultura. Cme faccio?
Fabietto_2000
Perché non prendere esempio dagli animali? Alcune razze uccidono i cuccioli appena nati se malati o in sovrappiù; ecco in questo caso si potrebbe applicare lo stesso metodo agli umani ed eliminare alla radice certe ridicolaggini.
Fabietto, adorabile fake dei nostri stivali, tu saresti uno dei primi a perire. Sia lode al Signore.
pensi di essere furbo/a o divertente? no perchè se lo pensi allora hai un problema, bello grosso anche..
hai avuto la tua giornata di “celebrità”, ora puoi anche ritornare nel tuo piccolo angolino buio, ciao ciao
Ahimè, quanto sono arretrata e ignorante. Io ancora devo capire che minchia è un “giovane adulto”, e ora mi ritrovo a dover interpretare pure l’oscuro termine “nuovo adulto”. Mi sono sentita offesa a 17 anni per essere stata presa come target di riferimento di un romanzo come “Twilight”, adesso che ne ho 26 e che – a quanto pare – sono destinataria di questa nuova robaccia posso solo mettermi a ridere.