Tre libri, una storia. Ambientazione urban, genere science fiction adattato a un pubblico giovane, taglio cinematografico. Questa è, in breve, la saga Multiversum, l’esordio letterario di Leonardo Patrignani per Mondadori, collana Chrysalide. Il terzo volume, Utopia, che io ho avuto la fortuna di leggere in anteprima, è in uscita martedì prossimo, 25 febbraio 2014.
Come vedrete, non farò riassunti di trame. Non mi perderò in spoiler e non mi affannerò a cercare di esaltare o stroncare. Questo articolo vuole parlare, in maniera anche volutamente scompigliata, di quella che ai miei occhi è parsa la grande storia di un viaggio che mi ha sorpreso. E che, anche nelle sue parti più ingenue, mi ha fatto sentire protagonista di prospettive che hanno come fine ultimo la speranza, la motivazione, la capacità di guardare oltre e realizzare se stessi nell’ambito di un cammino che prevede molte vite.
Da parecchio tempo non leggevo una trilogia. Avevo dimenticato il piacere magnetico della sospensione che si prova tra l’uno e l’altro volume; il gesto lento della chiusura, colmo di promesse, e quello nuovo, febbrile, dell’apertura del capitolo successivo. E poi l’aspettativa legata al destino dei personaggi, la voglia di sapere cosa sarà. E ancora, il senso assoluto di compiutezza che si prova una volta girata l’ultimissima pagina: la moltitudine dei particolari che lascia storditi, la testa piena di frammenti che si confondono nel vasto panorama della storia, finalmente visibile nei suoi tratti essenziali.
Quella della Multiversum Saga è una storia vasta, su più livelli, articolata in maniera tale da risultare sempre intuitiva (a tratti ho avuto la bizzarra sensazione che la storia mi venisse incontro), eppure carica di sorprese interessanti, densa, commovente, ipnotica. I personaggi sono coerenti, ben costruiti, capaci a loro modo di comunicare, molto cinematografici più che letterari, colmi di una bella energia. Quello che resta, alla fine di tutto, è il senso intrinseco. Il nucleo. Il motivo per cui la storia è stata scritta. Pur trattandosi, mi rendo conto, di un genere narrativo poco acclamato, purtroppo, in questo momento storico e sociale, la storia di Marco, Alex e Jenny, attraverso gli universi, arriva dritto al cuore.
Ammetto, con sincero compiacimento, di essermi sentita, leggendo, come attratta in un vortice: un caleidoscopio di informazioni, emozioni, volti, paesaggi. Mi pare di avere volato alla velocità della luce attraverso lo spazio, oppure di avere sognato. In bocca resta il sapore del viaggio e la sensazione astratta di avere assorbito, in maniera del tutto naturale, verità imprescindibili.
Una trilogia ambiziosa, quindi, nei contenuti che trova, nella prosa fluida e chiara di Leonardo, il giusto equilibrio tra i complicati argomenti trattati, l’azione e le vicissitudini dei tre adolescenti, protagonisti della storia. Il multiverso, concetto base della storia, anche ispiratore del titolo dell’opera, è «un insieme di universi coesistenti e alternativi al di fuori del nostro spaziotempo, spesso denominati dimensioni parallele, che nascono come possibile conseguenza di alcune teorie scientifiche» (Wikipedia).
Il termine, coniato nel 1895 da William James, scrittore e psicologo statunitense, racchiude la moderna interpretazione “a molti mondi” (MWI: Many Worlds Interpretation) della meccanica quantistica, secondo cui una misurazione o una osservazione scientifica ha come conseguenza la divisione della nostra realtà in molti mondi, nei quali diversi risultati sono possibili. Tale affascinante tesi, inerente alla più moderna Teoria delle Stringhe, fu introdotta ufficialmente da H. Everett nel 1957 in ambito scientifico, ma era già stata ampiamente usata in letteratura da romanzieri precursori, uno tra tutti Murray Leinster, autore di capolavori di fantascienza pulp come Il grattacielo impazzito. Con Bivi nel tempo, egli rese noto l’espediente narrativo degli universi paralleli, che divenne un classico soggetto per gli autori amanti del genere.
Per ognuno di noi esistono centinaia di differenti momenti critici. Multiversum
Nel leggere l’opera di Leonardo, io, amante della science fiction retrò e di tutte le teorie legate all’esistenza di altri mondi, la prima cosa che ho pensato è stata che ha avuto coraggio. In uno scenario di paranormal romance tutti più o meno uguali, o di urban fantasy popolati di creature mitologiche Patrignani, per il suo esordio, ha presentato un prodotto diverso, originale, rischioso e difficile, davvero difficile da trattare. L’opera mostra, soprattutto nel primo volume, qualche incertezza nello stile e una lieve fatica a decollare, dovute in parte all’approccio con temi ostici da rendere comprensibili a tutti, in parte alla grandissima quantità di informazioni da trattare e sistemare con coerenza all’interno di una macro trama che risulta, grazie a un’ottima sincronicità di base, lineare e ben congegnata. Sì, alcuni passaggi emergono confusi. Altri sembrano risolti in fretta, ma non è questo, vedete, il punto. Le sensazioni che ho provato leggendo, e quelle che mi sono rimaste addosso, insieme ai moltissimi spunti di riflessione sorti dal testo superano, a mio parere, di molto le banali debolezze, normalissime, peraltro, facilmente riscontrabili su un testo d’esordio.
Voglio parlare di questo. Di emozioni. Di tutto ciò che io, come lettrice, chiedo a un romanzo d’avventura e intrattenimento. Il testo, per esempio, è disseminato di particolari cenni scientifici e fantamedici, che in Memoria e Utopia assumono dimensioni paradossali e, sullo sfondo, due trame si snodano e si intrecciano, dall’inizio alla fine, senza mai rivelarsi completamente. Quella che erroneamente consideravo la traccia principale segue le vicende di Alex e Jenny, bellissima storia d’amore; li ho visti cercarsi, trovarsi e perdersi di nuovo, inseguirsi attraverso i mondi, sfiorarsi su un molo che esisteva solo nei loro ricordi, stringersi le mani in un Planetarium che è principio e fine, rinascere fratelli in una realtà diversa da tutte le altre. Amarsi. Amarsi sempre, con una forza infinita. Nella loro esperienza, vista coi miei occhi, si susseguono spiagge oceaniche, quartieri urbani, civiltà future lobotomizzate, laboratori scientifici dai nomi fortemente evocativi – Mnemonica, Synaptica – ma quello che ricordo con maggiore forza, e non sono romantica, sono i loro abbracci. Per tutto il tempo sono rimasta convinta che la destinazione finale di Jenny fosse Alex. Persone come luoghi, capaci di ospitare molte storie. Luoghi come esperienze, archivi di ricordi in perenne mutamento. Esperienze come porte tra i mondi e creature speciali, frutto di una mutazione genetica, la Mutagenesi Inserzionale, capaci di viaggiare attraverso una cosmogonia eccezionale, credibile, allusiva di una realtà altra che ho visto e vissuto di persona, altrimenti non potrei parlarne.
Era un misto di sguardi, tono di voce, fantasia e improvvisazione. Utopia
A monte della mia decisione di scrivere un pezzo sulla saga, c’è proprio questo: mi sono guardata spesso attorno, durante la maratona del Multiversum, soprattutto mentre leggevo Memoria, quello, dei tre, più visionario e astratto. Improvvisamente notavo particolari, nella vita di tutti i giorni, sfumature che in genere, credo, passano inosservate. Avevo percezioni che mi riportavano ad altro. Lo sguardo di una persona sconosciuta, in strada. Il sorriso breve di un amico, quei tre secondi in cui sulla faccia di qualcuno si dipinge un’espressione di meraviglia, o di sorpresa; un colore, un suono fastidioso… come se, dietro a ciascuno di quei segni che catturavano la mia attenzione, vi fosse radicata una storia, un mondo. Qualche cosa che mi riguardasse personalmente, da scoprire, di cui al momento conservavo soltanto un lieve sentore. Se non è magia questa.
Un mondo di ricordi. Un’eco. Memoria
Stupenda la visione dell’Europa sommersa, in Memoria. Intrigante, inoltre, la scena in cui Jenny, in quel momento della storia inconsapevole della sua sé campionessa di nuoto, viene portata in piscina per la fisioterapia. Lei sa cosa fare. Entra in acqua di fronte allo sguardo sbalordito del medico, e nuota. Qualcosa dentro Jenny ha memoria di un’attività che un’altra lei pratica e ama in una dimensione diversa da quella in cui si svolgono i fatti. Altro flash. Questa volta ho pensato al talento. Alle propensioni. Cose che ci riescono facili e che in maniera del tutto inspiegabile abbiamo dentro, senza che nessuno ce ne abbia mai parlato, senza che nessuno ce le abbia insegnate. Memorie di altre vite? Frammenti di altri noi dispersi nel tutto? E dunque: tracce di una unica, infinita vita che ci vede saltare da un’esperienza all’altra, da un corpo all’altro, nel labirintico paradosso delle scelte? Una strada, milioni di strade. L’universo delle possibilità.
Nella sincronicità delle infinite dimensioni del Multiverso, la morte non esiste. Memoria
E, con questa citazione, introduco l’altro tema caro a Leonardo, anche questo trattato con sensibilità e accortezza scientifica, studio, senza che nulla sia lasciato al caso. La morte non come fine di tutto, anzi. In questo senso, la saga si trasforma in un testo traboccante speranza. I personaggi passano di vita in vita, di universo in universo senza mai perdere non solo la coscienza di sé, ma anche la consapevolezza del percorso e i ricordi. Il lettore impavido ci crede e, da spettatore, si ritrova al centro degli eventi, catturato dall’incalzare della storia, dell’azione, che in Utopia diventa l’imperativo assoluto. Comunque, dicevo: l’altra trama, quella che sbagliando credevo secondaria, segue l’evoluzione personale di Marco, l’amico nerd di Alex, appassionato di informatica e genio dei sistemi. Il suo viaggio, il suo molteplice ruolo, sono sorprendenti. Accompagneranno il lettore sino alle battute finali.
Mi rendo conto che è difficile parlare di qualcosa di tanto vasto senza cadere in inutili retoriche, senza fare riassunti noiosi che verranno saltati a piè pari, senza ripetersi. Questo mio procedere random lo capirete solo quando avrete letto tutti e tre i libri. Per me, infatti, nonostante abbia preso appunti durante la lettura, è quasi impossibile scrivere opinioni su uno solo dei tre testi o tenerli separati: nella mia testa Multiversum è una unica, imponente storia, e solo andando a braccio come sto facendo, mi è possibile rammentare cose salienti di cui mi piace mettervi al corrente.
L’idea geniale dei messaggi viventi con un suo epilogo molto, molto particolare. La consistenza e la geografia di Memoria. La politica oppressiva di Gea e tutti i personaggi correlati. Il sogno lucido e la mania di Leonardo di disseminare il testo di piccolissimi accenni che sul momento paiono non dire nulla ma che, sempre, e sono certa di quel che scrivo, portano a qualche cosa. L’intreccio costruito in modo da lasciare sempre uno spiraglio che il lettore non vede se non nell’attimo finale. Il fatto che i protagonisti non si cercano su facebook, cosa, peraltro, del tutto inutile, per l’evidente morte di Jenny in quel mondo. Tipo il bacio nella vasca da bagno… Ce ne sono tanti. Troppi, invero.
Dopo di che, dammi retta, eleva all’infinito quello che vedi. Utopia
Sapete cosa vi dico? Io ho amato la storia che Leonardo mi ha raccontato attraverso i suoi tre libri. Non solo perché adoro le teorie quantiche. Si tratta di una storia ardita, per i motivi che già sapete, bella, antica eppure nuova. Capace di scombinare per bene la realtà, come fanno i bravi narratori. C’è dentro tutto. Una storia d’amore che supera ogni confine stabilito dalla materia. La storia di un’amicizia che confonde e commuove. Scienza, medicina, occulto. È una delle milioni di storie che avvengono in continuazione intorno a noi senza che ce ne accorgiamo. Lo spettacolo ininterrotto, come diceva Ende, quel sentiero di cui tutti facciamo parte, consapevoli o meno dell’enorme potenziale che è la nostra mente e, in ultimo, e lo scrivo con un sospiro trattenuto troppo a lungo: la storia di una rivoluzione.
La nostra mente è la chiave. Multiversum Saga
Autore: Leonardo Patrignani
Titolo: Utopia. Multiversum Saga
Casa editrice: Mondadori
Collana: Chrysalide
Pagine: 348
Prezzo: € 17,00
Data pubblicazione: 25 febbraio 2014
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Join discussionPingback: There di Leonardo Patrignani | Diario di Pensieri Persi 16 Gen, 2016
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