È fatta. Mondadori ha acquistato la divisione Libri della Rcs. Dopo lunghi mesi di trattative, l’operazione che di certo muterà gli assetti e gli equilibri del mondo dell’editoria è giunta al termine: Segrate sborserà 127 mln di euro e il pagamento del prezzo finale prevede una clausola di aggiustamento (5 mln in più o in meno) legata ai risultati del 2015.

Mondadori acquista Rcs: l’accordo

I team guidati da Ernesto Mauri per Mondadori e Pietro Scott Jovane per Rcs siglano un accordo che porta alla creazione di un super colosso editoriale. Il perimetro dell’operazione comprende, infatti, l’intera quota (99.99%) detenuta da Rcs nelle società, con le sottostanti partecipazioni. Il gruppo Rcs si priva del suo ramo d’azienda di maggior pregio, i libri, conservando invece i quotidiani, i periodici e le altre attività. Dal canto suo, Mondadori – che già possiede Einaudi, Piemme, Sperling & Kupfer, Frassinelli ed Electa – potrà vantare all’interno della propria scuderia una serie di marchi prestigiosi. Oltre a Rizzoli e Rizzoli International, Rcs annovera – o meglio annoverava – all’interno del proprio patrimonio editoriale note case editrici quali: Bompiani, Marsilio, Fabbri, Bur, Sonzogno, Etas e l’intera divisione education, oltre, s’intende, a un portafoglio di autori di enorme spessore: Umberto Eco, Andrea De Carlo, Michael Houllebecq.

In base a quanto riportato dal comunicato stampa ufficiale, rilasciato dal gruppo appartenente alla famiglia Berlusconi, l’intesa raggiunta permette a Mondadori di consolidare la propria presenza in Italia nel mercato dei libri trade e nell’editoria scolastica, nonché negli illustrati a livello internazionale; alcune testate, inoltre, come Corriere e Gazzetta dello Sport, anche queste di Rcs, continueranno a esercitare attività editoriale sui libri collaterali. Discorso a parte merita Adelphi che è stata esclusa dalla cessione; difatti, il 58% della CE, che fa capo a Rcs, è stato ricomprato da Roberto Calasso.

L’importo di 127 mln di euro sarà versato solo quando l’Antitrust rilascerà il benestare sull’operazione. Non si può escludere che, considerata la posizione dominante sul mercato in termini di quote da parte del neo colosso, l’Autorità possa imporre la cessione di qualche marchio, casa editrice o anche punti vendita, in ottemperanza alle norme che vietano il monopolio. Per Mondazzoli si stima un fatturato di almeno 500 mln. Rcs dal canto suo, si è trovata a fare una scelta dettata sia dalla pressione dell’indebitamento – che a fine anno non doveva superare i 440 mln, e che tuttavia era già salito a più di 526 mln il 30 giugno scorso –, sia dall’indisponibilità dei soci ad aumentare il capitale.

Mondadori e l’egemonia sul mercato editoriale: gli effetti collaterali

Con questa operazione Mondadori controlla il 40% del mercato editoriale e il 25% del settore educativo. Una fetta di mercato importante, che alla lunga potrebbe ridurre ancora di più la concorrenza rimasta. Una delle ripercussioni che più si teme è proprio l’effetto negativo di questo negoziato sulla piccola e media editoria, non solo in termini prettamente economici e commerciali, ma anche in merito alle future scelte editoriali.

In tal senso, come in qualsiasi evento di pubblico dominio che generi un forte impatto in termini di giudizio personale e interpretazione oggettiva, vi sono pareri fortemente discordanti su come Mondazzoli muterà le sorti del mercato editoriale, e non tutti sono d’accordo nel demonizzare questa fusione. In effetti in Italia sussiste già un forte oligopolio da parte di poche holding editoriali. Nello specifico: prima dell’acquisizione Mondadori deteneva il 27%, mentre Rcs l’11%, rimanevano a dividersi la torta Gems, Feltrinelli e Giunti. La situazione per le piccole case editrici era già annichilente, considerato che queste società lasciavano loro poco spazio soprattutto in termini di distribuzione, ovvero della presenza di questi marchi sugli scaffali delle librerie. D’altronde, la concentrazione del potere di due forti gruppi editoriali va vissuta non solo come una valida opzione per sopravvivere alla crisi finanziaria, ma anche in un’ottica di mercato globale – si pensi al matrimonio societario tra Penguin Books e Random House che ha generato la casa editrice più grande del globo, con una quota pari al 27%. In questa visione non stridono le dichiarazioni rilasciate da Marina Berlusconi, presidente di Mondadori, sulle finalità perseguite dal gruppo appena nato: “Siamo particolarmente orgogliosi, (…) è un investimento sul futuro del nostro Paese e sulla qualità di questo futuro. Le dinamiche del settore spingono in tutto il mondo gli editori a unire le forze”. Un processo che in Italia, a parere di Berlusconi, “risulta necessario, considerato le piccole dimensioni che hanno gli operatori economici rispetto a quelle degli altri Paesi. L’acquisizione della Rcs va in questa direzione: una realtà estremamente significativa del nostro panorama librario resterà in questo modo italiana”.

C’è chi è convinto che il neo gigante farà sentire tutto il suo peso olimpico, partendo dagli scrittori. Il nuovo raggruppamento avrà un potere negoziale rafforzato e probabilmente lo utilizzerà per gestire i margini di profitto, a scapito di autori secondari o poco conosciuti, mentre gli autori di bestseller potrebbero non esserne minimamente scalfiti. Supposizioni rafforzate anche dalle recenti dichiarazioni rilasciate dal senatore Pd Mucchetti. “Gli autori di veri e propri bestseller, invece, continueranno ad avere il coltello della parte del manico. Camilleri non ha bisogno di una imponente casa editrice per vendere quello che vende. Gli va benissimo Sellerio. Sono i grandi autori che fanno la fortuna di una casa editrice. Fu Pasternak a lanciare Feltrinelli. È certo tuttavia che la concentrazione di expertise editoriali e di potere di mercato consentirà al nuovo gruppo una presenza sui mercati mondiali dei diritti più forte di quella dei rivali”.

Anche per le librerie indipendenti la situazione potrebbe non essere delle migliori. Una casa editrice di questa portata è capace di comprimere i margini loro riconosciuti, danneggiandole dal punto di vista economico e creando invece una posizione privilegiata per i propri punti vendita. Così si andrebbe incontro a una forte iniquità. Discorso a parte meritano i paventati tagli del personale e le eventuali ingerenze sulle scelte editoriali delle singole case editrici. In tal senso, Elisabetta Sgarbi (Bompiani) ha dichiarato che spera sia garantita l’autonomia ai singoli marchi, mentre la famiglia De Michelis che gestisce Marsilio e Sonzogno ha rilasciato una nota in cui afferma “che, anche con un nuovo partner, continuerà a fare buoni libri”.

Mondazzoli: dove comincia la manovra speculativa

È proprio il riferimento alla fusione tra Penguin e Random House, alla stregua di realtà (esterofila) editoriale affine da prendere come modello, che fa nascere qualche perplessità sulla portata di tutta l’operazione. Pochi anni fa, a Londra, i due gruppi furono accorpati come Penguin Random House, casa editrice controllata dalla multinazionale tedesca Bertelsmann, a capo della Random House, che alla fine del negoziato ne uscì socia di maggioranza al 53%. Che attinenza ha tutto ciò con Mondazzoli?

A questo punto è necessario parlare della situazione economica della celeberrima casa editrice. Mondadori a fine 2014 aveva un indebitamento complessivo di 292 mln, con l’acquisizione di Rcs è cresciuto a 450 mln, il tutto finanziato dalle banche. Dunque si può affermare che il neo colosso dell’editoria sia stato costituito sulle maglie di un tessuto economico a dir poco fragile, tant’è che è opinione comune come in realtà l’intera fusione non sia altro che una manovra speculativa per vendere il settore librario di Rcs all’estero, magari a Bertelsmann, il cui nome è saltato fuori più volte negli ultimi tempi, in tal senso sembrerebbe svanire l’idea, alla base della fusione, di un’editoria italiana che, sebbene raggruppata, rimanga tale.

L’acquisizione di Rcs da parte di Mondadori è stata preceduta, pochi giorni fa, dalla cessione di Harlequin Mondadori – casa editrice specializzata nella pubblicazione di romanzi rosa – ad Harper Collins, uno degli editori più grandi presenti sul mercato, appartenente al gruppo News Corp del magnate della comunicazione Rupert Murdoch. La Harper Collins pubblica circa diecimila titoli annui in quasi trenta lingue diverse ed è presente in 13 Paesi; dal 2014 ha iniziato un programma di espansione, comprando case editrici straniere trasformandole in proprie filiali. Nello stesso anno, infatti, la News Corp ha deciso di acquistare la canadese Harlequin Enterprises e da allora molte sedi sono state inglobate da Harper Collins; un piano di ampliamento che mano a mano ha toccato vari Stati, fino ad arrivare anche in Italia. Alla guida della Harper Collins italiana è stata confermata Paola Ronchi, amministratore delegato della ex Harlequin, la quale ha dichiarato che “la nuova strategia editoriale partirà dal rafforzamento delle principali collane di Harlequin (Harmony e HM) ma inserirà gradualmente i titoli stranieri di Harper Collins”. Nonostante le parole della Ronchi facciano intendere un rafforzamento della storica produzione di romanzi Harmony, ciò non toglie che l’azienda, nel tempo, possa espandersi e pubblicare anche in Italia bestseller Harper Collins già presenti nei mercati stranieri, togliendo così la stessa possibilità agli editori nostrani.

Harper Collins, di fatto, è il primo editore straniero ad affacciarsi su territorio italiano, che non sia seguito a breve da Random House?

Tralasciando le ipotesi astratte, per ritornare con i piedi per terra agli eventi di questi giorni e alla paura che l’editoria italiana stia per esalare l’ultimo respiro (no, non è così), non è detto che il mostro Mondazzoli non solo rispetti l’identità delle singole case editrici ma che riesca addirittura a gestire i suoi titoli, da quelli più commerciali a quelli di nicchia, offrendo un’ampia scelta ai lettori.

the author

Valeria David è nata nel profondo Sud dove vive e lavora. A otto anni le regalano “La Figlia del Capitano” e se ne innamora. Senza fissa dimora, per anni è costretta a girare per lo Stivale finché non decide di stabilirsi, per ragioni che ancora nemmeno lei comprende, nella terra dello Scirocco. Qui si laurea in Legge. Ha da poco tempo rispolverato penna e calamaio e si è rimessa a scrivere.

4 Readers Commented

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  1. Isabella_FaBL on 7 Ottobre 2015

    Bellissimo articolo. Sono curiosa di scoprire cosa avranno da offrire tutte queste novità nel mondo dell’editoria, sia dal punto di vista della fusione Mondazzoli sia con l’arrivo della Harper Collins. Personalmente, guardo a quest’ultima come uno stimolo che deve arrivare agli editori italiani e anche come a un’occasione per molti scrittori nostrani di ottenere più riconoscimento, in un futuro forse ancora troppo lontano, all’estero. La Harper inizierà rafforzando le sue collane e pubblicando propri bestseller, ma che possa decidere di scommettere qualcosa anche sugli autori dei paesi dove andrà a “insediarsi”? Speriamo. Questo vento di internazionalizzazione mi piace un sacco!

  2. Valeria David Author on 9 Ottobre 2015

    Felice che ti sia piaciuto. Nonostante molti siano propensi a demonizzare questa fusione, a causa degli eventuali tagli del personale, o delle paventate ingerenze sulle scelte editoriali future delle singole CE, credo( riguardo il secondo punto) che si tratti di marchi con un’identità troppo forte per essere sradicata improvvisamente da scelte di mercato… anche se queste avranno il loro peso. Per Harper Collins, da lettrice, sono curiosa di vedere cosa offrirà di nuovo. Certo potrebbero aprirsi nuovi scenari per gli autori nostrani, bisognerebbe vedere come si è evoluto il piano di espansione della Harper Collins,ad esempio, nei Paesi in cui è presente da più tempo. Ovvio che le mie sono opinioni di natura prettamente personale, da persona che ama leggere e farsi un’idea.

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    […] le novità sembrano non avere fine. Dopo l’operazione “Mondazzoli” e l’arrivo in Italia di Harper Collins, debutta anche nel nostro paese Amazon Publishing, il ramo editoriale del colosso […]

  4. Pingback: Addio "Mondazzoli" : la Sgarbi si dimette da Bompiani 26 Nov, 2015

    […] Che Elisabetta Sgarbi, invece, non abbia giocato d’anticipo, volendosi svincolare da un colosso editoriale che, secondo gli addetti ai lavori, pare sia destinato a essere rivenduto a un editore straniero, come abbiamo già avuto modo di sottolineare nell’articolo dedicato alla fusione Mondazzoli? […]

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