Un uomo che, a differenza della Tempesta di Shakespeare, di Prospero non ha né il nome né l’aspetto, approda su un’isola. Ad accoglierlo, inizialmente, sono gli spettri di bambini dimenticati dalla volgarità, dall’ipocrisia e dal male degli uomini, “piccole tartarughe mai arrivate al mare”.
L‘isola è un luogo di stallo, un non-luogo, per l’uomo che un tempo sapeva dare nomi a segni e disegni e adesso ne ha perduto la magia. Magia che non è dato recuperare, nemmeno al termine di una strada di mattoni gialli. Meglio abbandonarsi forse alle lusinghe di Ariel, lo spirito dell’aria che promette una via d’uscita. Peccato che, come Ariel insegna, l’unico modo perché un torto sia lavato è commetterne uno uguale. Affinché sia possibile lasciare l’isola, infatti, è necessario farsi carnefici. Così lo spodestato Prospero ha spodestato Calibano dalla sua isola, divenendone il padrone. È l’oscuro retaggio dell’uomo, cui l’affezione per i libri non vale a sottrarlo. La selezione premia i più feroci, è scritto. Eppure, per chi non ha intenzione di abbandonarsi al sentimento d’odio e alla vendetta, anche quando sia giusta (esiste poi una vendetta che sia giusta?), cosa resta? Homo homini lupus, direbbe qualcuno. Ma quando non ci si riesce proprio, ad abbandonarsi a questa natura ferina, che nello stesso tempo è anche impulso vitale, quale destino ci si deve aspettare? L’uomo sarà condannato a svanire senza lasciare traccia? È il momento in cui viene in aiuto una reminiscenza, ciò che intuiamo come verità ultima e bruciante: “Noi siamo della materia di cui son fatti i sogni, e la nostra piccola vita è circondata da un sonno”.
“Quest’isola non è su nessuna carta, i luoghi veri non ci sono mai.”
Il graphic novel L’isola di Fabio Visintin si dichiara in calce al titolo “liberamente ispirato a La Tempesta di William Shakespeare” ma, oltre a ripensare il dramma del famoso bardo, percorre sentieri di Konrad Lorenz ed Euripide, Karen Blixen, Frank Baum e tanti altri. Ci troviamo, qualora non fosse ovvio, di fronte a una scelta autoriale, perciò il volume è chiaramente sconsigliato a chi non voglia fermarsi sull’isola per perdersi seguendo le mille linee e le molteplici ombre offerte dalla preziosa grafica di Visintin. Scelte monocrome, visioni tutto fuorché banali chiamano il lettore alla riflessione che giganteggia negli intermezzi della necessità del lavoro, inteso come fatica da operaio. Troppe domande nate da un bisogno interiore e nessuna certezza. Come a dire, la quintessenza della modernità.
L’isola non è una trasposizione in immagini o un’interpretazione della Tempesta di Shakespeare, piuttosto un invito a fare il punto della propria esperienza di vita contemplativa, del suo significato, di quel che è stato lasciato indietro e di quel che si è disposti a fare per andare avanti. Un po’ il controcanto a Unastoria di Gipi, L’isola è un viaggio, un bel viaggio senza trucchi, che sulle nostre gambe ci porta a circumnavigare il mistero dell’esistenza.
Titolo: L’isola
Autore: Fabio Visintin
Pagine: 62 pagine b-n, brossurato
Casa editrice: ‘round midnight edizioni
Data di pubblicazione: 2014
Euro: 15,00 E
ISBN 978-88-98749-01-0