Light & Hope – Rossella Modugno

Parlare di fantasy non è mai facile. Forse perché la mente corre inevitabilmente al maestro del genere J.R.R. Tolkien prima, al più “audace” nonché attualmente prolifico George R.R. Martin subito dopo, fino a fare una puntatina quasi nostalgica in quel di Hogwarts attraverso la babbana J.K. Rowling. Di lì percorre a ritroso il cammino fino alle più celebri fiabe per bambini, da Andersen a Perrault, e raggiunge i racconti popolari nordici di Yeats o dei fratelli Grimm, giusto per citare alcuni dei nomi più conosciuti.

E ogni volta il pensiero si perde dietro le avventure di principi e principesse, draghi, nani, elfi e stregoni affaccendati nella missione salvifica del proprio popolo o della creatura tanto amata. Il fantasy introduce, infatti, ogni persona in quel mondo delle meraviglie dove tutto (e proprio tutto) è davvero possibile. Al giorno d’oggi questo genere letterario ha subìto mille evoluzioni per arricchirsi di sfaccettature sempre più intricate e appassionanti, così da aggiungere (o, a volte, togliere) i connotati che gli erano più familiari, arrischiando accostamenti sempre più temerari, ma non per questo privi di fascino come lo Urban Fantasy, il Paranormal, il Gotico, il Distopico, lo Sci-Fi e chi più ne ha più ne metta. Proprio la commistione di tanti elementi ha fatto sì che, nonostante un iniziale “turbamento” dei seguaci del genere, questo mondo incantato si arricchisse via via di altri innovativi ingredienti più, o meno, gustosi e interessanti che insaporissero la già profumata atmosfera fantastica. E se invece volessimo fare di questi scrittori un moderno paragone aziendal-manageriale, potremmo dire che “creare dal nulla e far credere che tutto sia vero” sia la loro mission: sfido chiunque a negare la riuscita della loro impresa. Orbene, tutto questo preambolo è per dire che oggi non è semplice scrivere un libro, men che mai “fare fantasy”. Perché nessun autore, infatti, sarebbe esonerato dal confronto con tali pietre miliari della letteratura.

A tale impresa si è dedicata la nostra giovane connazionale che ha scritto Light & Hope, primo libro della trilogia The Stronghold Saga, ambientato nella Valle dell’Armonia in un tempo non pienamente precisato. La collocazione prettamente fantastica fa da sfondo alle vicende delle tre razze vigenti che si contendono il potere (gli elfi, i nani e gli uomini) con le specificità ben note delle tre stirpi: la predominanza della malvagità nanesca, la sottomissione e riduzione in schiavitù degli elfi e l’inerzia calcolata e consueta degli uomini. A tutto ciò si aggiunge un Morbo che sta distruggendo inesorabilmente tutta la popolazione degli elfi. Proprio questa malattia sarà la motivazione che porterà la protagonista Layana Indil Seamoon, Capo Eletto degli Elfi, a mettersi in cammino per raggiungere la comunità dei Druidi che, con le loro superiori magie, potrebbero aiutarla a sconfiggere il Morbo. E in questo viaggio verrà accompagnata dal suo Capo delle Guardie, nonché amico fidato, Mark, un ibrido mezzo elfo e mezzo orco.In questo cammino verranno intercettati, lei sarà catturata e poi portata nella Culla della Decadenza, torre e dimora dei due fratelli Leonard e Lotharius che, per antonomasia, sono nemici mortali degli elfi, poiché sono Vampiri.

Fin qui nulla di nuovo e, anzi, la presenza di un’efficace introduzione e alcuni capitoli iniziali di una situazione ben delineata, ci catapultano immediatamente affianco ai personaggi con cui Indil si confronta, i quali hanno caratteristiche ben tratteggiate, sebbene non originali, ma comunque funzionali alla storia, così come il carattere della ragazza e ugualmente i sentimenti del co-protagonista, Mark. Quello che lascia un po’ di perplessità è la sfuggevolezza del world building: i fatti si susseguono rapidamente ma, eccetto qualche spiegazione storica sulla malattia e i motivi sulle interazioni tra le tre razze principali, viene detto ben poco delle caratteristiche di questo mondo. Il lettore è quasi sempre calato nella situazione principale della protagonista e quasi mai si ha un ampliamento dell’inquadratura, una visione grandangolare della scena, tanto per usare un linguaggio cinematografico.

Altro tema caro al mondo fantasy è quello del viaggio: il percorso per trovare, distruggere, scoprire una persona, una nuova realtà, un oggetto, è sempre disseminato di prove ardue qualunque cosa possa liberare, salvare o guarire i protagonisti, o il proprio mondo. Anche in questo caso il viaggio c’è ed è il movente per far iniziare le avventure dei protagonisti, ma di fatto anche questa volta, ben poco viene rivelato o descritto. Già dopo poche pagine la nostra Indil viene rapita e portata al cospetto del Non-morto. Da qui parte un’intensa parte centrale in cui i due si scambiano un gioco di seduzione che può ricordare a tratti il vampiro di stokeriana memoria o, per i palati più sottili, il temporeggiare (in questo caso prima di essere dissanguata) fatto di scambi intellettuali su temi non solo filosofici, ma anche religiosi, che ricorda vagamente le “Mille e Una Notte” e i suoi racconti. Tra Indil e Lotharius nasce un ovvio sentimento d’amore che deve essere per forza impossibile, vista la natura stessa dei due esseri, ma anche inspiegabile. Il tutto si risolve con i due personaggi esterni, ma non meno fondamentali, che spezzano provvidenzialmente questo macabro flirt peccaminoso.

Sebbene alcuni errori di editing potevano essere evitati, una nota positiva va ad alcune descrizioni molto evocative e accostamenti descrittivi compatibili con il tipo di testo.

“Le torri e i palazzi che si stagliavano nel cielo come dita adunche erano di una bellezza oscura e funerea che colse il suo cuore impreparato. Non c’era luce in quella terra dall’essenza corrotta, eppure riusciva a coglierne le forme con un sentimento pericolosamente vicino al sublime: ormai era avvinta dalla bellezza della notte più cupa e, per un attimo, senza rimpiangerne la luce. Una notte senza stelle si materializzava in una torre, più alta e più ornata di tutte le altre, che sembrava sfidare il cielo con la propria elegante superbia.”

Peccato, però, che questo romanzo poteva pretendere di più da se stesso: l’attenzione del lettore viene spesso catturata e portata a mettersi in attesa del prossimo evento, cosa che indica una dote narrativa dell’autrice. Purtroppo però la storia, a mio parere, è troppo breve, troppo rapida in certi passaggi, in altri addirittura mancante, stante il linguaggio “denso” e non lineare a cui, invece, ci hanno abituati i moderni fantasy. Sembra quasi essere un bocciolo del libro vero, un qualcosa che potrebbe fiorire, una sorta di riassunto, che a volte per fretta, o per stanchezza linguistica, ricalca orme già percorse. E proprio per questo motivo credo che la giovane età dell’autrice potrebbe giustificare alcune leggerezze, ma proprio la sua giovane età dovrebbe darle lo spunto per rischiare e immettere in questo mondo più grinta e, per paradosso, più fantasia.

Autore: Rossella Modugno
Titolo: Light & Hope (The Stronghold Saga #1)
Casa editrice: Amazon (autopubblicato)
Pagine: 118
Data Pubblicazione: gennaio 2013

the author

Scorpione, idealista e vendicativa, nonché rossa naturale, ama evadere dagli stretti confini italiani in sella alla moto per lanciarsi in qualche ambiziosa avventura on the road. Una Laurea in Economia Bancaria non ha cambiato la sua passione per il teatro, il ballo, la lettura e la scrittura, soprattutto in rime baciate, alternate e/o sparpagliate.

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