Mattia Signorini ripercorre a ritroso rispetto al precedente romanzo Ora la strada dalla provincia alla metropoli, Milano, trasferendo nella città lombarda la materia narrativa de Le fragili attese, suo ultimo impegno letterario. Un romanzo intimistico che dagli anni ’50 per più di quaranta anni narra le ferite dell’animo dei personaggi, che gridano disperazione e accarezzano ruvidamente le slabbrature dei disagi esistenziali.
Il protagonista Italo arriva dal Polesine a Milano nell’inverno del 1952, già provato dalla povertà e dal dolore, e diventa proprietario della pensione a cui dà il nome del più grande osservatorio del mondo a quei tempi, Palomar. Quel quartiere residenziale di Milano e quella pensione saranno la sua casa, il suo mondo per 46 anni; lì incontrerà turisti, avventori, ospiti, amici conoscendo attraverso loro la geografia dei luoghi da cui provengono e dei sentimenti. I suoi affetti sono congelati al momento in cui l’alluvione del 1951 del Polesine gli ha strappato la sua donna Sofia, e Italo non riesce a scrollarsi di dosso il senso di colpa per non averla potuta salvare.
Continuò a sognare l’acqua per tutti gli anni a venire, come se fosse successo il giorno prima, senza mai riuscire a concedersi il perdono per non essere stato capace di salvare Sofia.
Nel 1999 Italo decide di chiudere la pensione e lo scrittore racconta in un diario, che registra i movimenti esterni e interiori degli ospiti, gli ultimi nove giorni. Ogni personaggio del romanzo ha uno scrigno nella sabbia che non vuole aprire, un conto in sospeso con la vita che non riesce ad affrontare a muso duro. Così Italo, Guido, Ingrid, Lucio, Adolfo, Penelope ed Emma, anime fragili, hanno provato il dolore lancinante della perdita di parte di sé, del proprio mondo o della persona a cui avevano affidato la loro vita e non sanno riprendere saldamente il timone della propria esistenza. Aspettano la svolta per ricominciare a vivere, colmano alla meno peggio il vuoto della solitudine nella speranza di impossessarsi nuovamente o per la prima volta dei ritmi della vita, dell’equilibrio prezioso ad afferrarne la bellezza e la pienezza.
Solo una cosa era certa: se fosse rimasto fermo nessuno sarebbe arrivato in soccorso. Il mondo si muove intorno a noi solo se noi per primi decidiamo di rimetterci in moto.
Il romanzo di Signorini va dritto al cuore trasportando il lettore in luoghi di incanto naturale descritti nella loro aura di sogno e di suggestione, segnando con una delicata forma i caratteri dei personaggi che si annidano nella mente e diventano familiari. Signorini fa parlare i silenzi, sa interpretarne le declinazioni riuscendo benissimo nelle note elegiache, sentimentali che, però, non vuole dire melense o mielose.
Il fiume, l’acqua si scoprono anche in questo romanzo presenze forti, rassicuranti come il lago di Como o devastanti, distruttrici come il Po o il mare greco; le scene dell’alluvione raggiungono un’epica mirabile, un pathos che riesce a commuovere come la sensibilità delicata che un giovane scrittore mostra per vecchi che si sono arresi alla vita e non si aspettano più nulla, tranne Italo, che ha vissuto da vecchio per tutta la sua vita, e riassapora a ottant’anni il gusto pieno delle emozioni. Senza vergogna o senso di colpa.
Un romanzo di sentimento e di sentimenti, al quale abbandonarsi per scoprire le semplici dolcezze che gli esseri umani a volte sanno donare. E Signorini grazie a una scrittura avvolgente seduce.
Titolo: Le fragili attese
Autore: Mattia Signorini
Casa Editrice: Marsilio
Data di Pubblicazione: aprile 2015
Numero di pagine: 249
Prezzo: € 17,00