La Storia vera di Luciano, un romanzo fantastico nell’età imperiale

Siete pronti per partire? Vi offro la possibilità di porvi lungo le orme di un originale viaggiatore, che molto prima di Armstrong , atterrò sul suolo lunare grazie alla sua indomabile fantasia.

Nel II secolo d. C. Luciano di Samosata, opinion maker e sofista brillante ed eclettico, scrive una storia che offre, secondo le intenzioni dello scrittore, un sottile rapimento per la grazia raffinata e una possibilità di riflettere. L’autore riesce a inanellare una serie di menzogne in modo convincente e veritiero alludendo in chiave comica, a poeti, storici e filosofi antichi, i quali scrissero tante cose che sanno di prodigio e di favola.

Luciano ha le idee chiare già nell’incipit dei due libri che costituiscono l’opera; il suo è un viaggio narrato in prima persona lungo mille avventure, che scardinano i luoghi comuni sulla letteratura classica grave e austera e anticipano Jonathan Swift con il suo Gulliver.

Luciano scrive:

di cose che non vidi, né v’ebbi parte in alcun modo, né seppi da altri; aggiungi pure che non esistono assolutamente e che non possono in nessun caso aver luogo. E farà bene il lettore a non crederci affatto.

Eppure per tutto il corso della storia il lettore si sente balzato e trasportato in luoghi eccezionali sentendosi parte integrante delle peripezie capitate all’io narrante, avverte la spinta creativa che lo conduce a navigare nel mare della fantasia e nelle foreste delle meraviglie. Luciano, partito dalle Colonne d’Ercole, punto limite del mondo classico, si spinge verso l’oceano a occidente insieme a una cinquantina di compagni che, come lui, sono spinti dalla curiosità e dal desiderio di cose nuove. Straordinari sono gli incontri con creature fantastiche, le donne-viti, gli Ippogrifi, i Solari e i Lunari, i Cavalcaformiche, i Piè-di-sughero, gli Zuccapirati, i Nocenauti, i Testa-di-bue, le Gambedasina: un caleidoscopio di monstra che lasciano il lettore stordito per l’esuberante spettacolarità. Sembra di assistere a un film di Walt Disney!

I nomi parlanti sono trovate geniali di un personaggio che amava divertirsi con le parole e con la letteratura, che rimandano per analogia o opposizione ad altri testi letterari in un gioco di allusioni scoperte e velate.Luciano fa parodia di miti famosi e fondanti la letteratura greca, ad esempio quello di Ulisse che durante il suo incontro nell’isola dei Beati gli affida una lettera da consegnare a Calipso, un capolavoro di ironia beffarda e di dissacrazione del mito.

Cara Calipso, ti saluto.
Devi sapere, Calipso, che, come partii da te con quella zattera che mi ero costruita, feci naufragio a stento fui portato in salvo da Leucotea nel paese dei Feaci; da questi fui rimandato in patria dove trovai molti pretendenti di mia moglie che se la spassavano in mezzo ai miei beni: li feci fuori tutti, ma anch’io fui poi ucciso da Telegono, il figlio che mi nacque da Circe. Ora sono qui nell’isola dei Beati e mi piange il cuore aver lasciato la vita che conducevo presso di te e l’immortalità che mi promettevi. Se trovo l’occasione, scappo subito da te.

La letteratura dei mirabilia e del paradosso comprende luoghi di una geografia fantastica che sbalordisce per la sua modernità: Lucernopoli è una città abitata non da esseri umani, ma da lucerne che corrono qua e là, Nubicuculia già invenzione di Aristofane nella commedia Gli Uccelli, la balena che presenta nel suo ventre un intero cosmo, dove Luciano trascorre quasi due anni, e poi Sugheria, l’isola dei Beati, l’isola dei sogni. All’interno di ogni luogo gli incontri rivestono un’importanza magica come quando Luciano alluna ed è coinvolto nel conflitto fra Lunari e Solari.

O come quando Luciano al cospetto del divino Omero nell’isola dei Beati gli chiede perché mai abbia cominciato l’Iliade con l’ira di Achille e la risposta manda in frantumi teorie e studi di grammatici e filologi alessandrini, mi è venuto così, senza neanche riflettere!

Ma le meraviglie non finiscono, ce ne sono di tutte le varietà e forme, c’è perfino sulla Luna un grande specchio sopra un pozzo non molto profondo

<Se uno scende nel pozzo ode ogni cosa che si dice sulla terra, qui da noi; se invece guarda nello specchio può vedere tutte le città e tutti i popoli come se vi fosse sopra. Ebbene, io vidi i miei familiari e tutta la mia patria, ma non posso ancora dire con certezza se mi videro anche loro>.

La telecosmovisione, come qualche studioso ha definito il grande specchio, l’ha inventato Luciano, uno che prende in giro i grandi filosofi (Socrate in primis), ma che soprattutto si prende in giro mostrando il relativismo laico del mondo e il gioco piacevolissimo del linguaggio.

Se vogliamo scomodare qualche categoria cara a Calvino de Le lezioni americane, a Luciano si adatta benissimo la leggerezza, la qualità di narrare attraverso la sottrazione di peso; è facile allora seguire i giocosi voli della letteratura e come il cavaliere del secchio di Kafka entrare nel regno dove tutto è possibile e magico, con la consapevolezza che è tutto finto!

 Traduzione consigliata: Ugo Montanari

the author

Grazia è nata e lavora a Gioia del Colle, in provincia di Bari, presso il liceo classico "Publio Virgilio Marone". Curiosa dell’umanità, ama le sfide e mettersi in gioco continuamente. Sensibile, testarda, diretta e determinata, è sempre alla ricerca di valicare i propri limiti. Il motto che cerca di rendere pratica di vita è l’ideale del commediografo latino Terenzio: “Homo sum: humani nihil a me alienum puto” (Sono un uomo: penso che nulla che riguarda l’uomo mi sia estraneo).

3 Readers Commented

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  1. Alessandra Bellomo on 18 Febbraio 2014

    Peccato non aver letto qualche passo in lingua durante il liceo!Ma posso rimediare leggendolo in italiano.Le posso consigliare di proporre qualche passo della Storia Vera come classico nelle terze liceali? forse non è previsto nei programmi, ma di certo per gli studenti sarebbe una lettura molto più piacevole e piena di rimandi rispetto,per esempio, ad un Erodoto (senza privarlo della sua importanza).

    • Grazia Procino on 18 Febbraio 2014

      Luciano è un autore che ho in grande considerazione, pieno di ironia, di verve che riesce a intrigare i ragazzi, pertanto lo propongo agli studenti sia in lingua sia tradotto. Ricordo che un anno è stato il libro di narrativa in un quinto ginnasio. Grazie, Alessandra, per il suggerimento!

  2. Donatella on 18 Febbraio 2014

    Risulta spassoso ,il linguaggio arguto e irriverente che caratterizza la natura di questo scritto,dunque lo spirito del suo autore. Incomparabile è il modo in cui sottilmente sbeffeggia i grandi filosofi e religiosi,i quali,pur dicendo anch’essi esclusivamente menzogne,non si premurano,come lui, di avvisare il loro uditorio e anzi le fanno passare per solenni verità.

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