A ventisei anni Simonetta Agnello Hornby va a vivere a Londra. Non è la prima volta che visita la città: già diciottenne, fresca di maturità e prima di intraprendere gli studi universitari, vi era stata di passaggio per Cambridge, dove avrebbe trascorso centoventi giorni.

Ne La mia Londra di Simonetta Agnello Hornby, pubblicato da Giunti a maggio 2014, Londra ci viene presentata da punti di vista diversi. La osserviamo con gli occhi della ragazza che l’assapora per la prima volta, con quelli della madre di famiglia che va a vivere a Dulwich, con quelli dell’avvocato dei minori – Child Care Solicitor – presso il comune di Lambeth a Brixton, nel sud della città, e ancora, come l’inquilina degli eleganti Ashley Gardens, nella prestigiosa City of Westminster.

la mia londraLa Simonetta diciottenne arriva a Londra per la prima volta negli anni ’60 e la osserva con occhi giovani e pieni di curiosità, pronti a sfatare i pregiudizi di zia Graziella che, due generazioni prima, aveva decretato che fosse troppo caotica. La ragazza, invece, è pronta a osservare, studiare, assimilare, partecipare.

Mi feci mosca e mi lasciai portare dalla folla, posandomi ora su una spalla, ora su un’altra, osservando quello che osservavano gli altri.

La Hornby non perderà mai negli anni questa capacità molto intelligente di “farsi mosca”, come dice lei, per studiare le persone che la circondano e per assimilare abitudini e scoprire piccole gemme segrete che, in caso contrario, avrebbero potuto sfuggirle. Il primo impatto è quello di una città accogliente, dove si possono trovare etnie provenienti da tutto il mondo e dove la giovane Simonetta trova subito il conforto di un suo conterraneo lontano nel tempo.

250px-Antonello_da_Messina_012Era un Antonella da Messina, San Girolamo nello studio. […] Gli inglesi avevano comprato il quadro del mio conterraneo, per questo all’improvviso li trovai simpatici. […] Da allora, a Londra non mi sono mai sentita fuori posto o non voluta. Le volte rare in cui ho provato una vaga nostalgia mi è bastato passare dalla National Gallery e dare un’occhiata a San Girolamo nello studio per rendermi conto che a Londra la nostalgia è fuori luogo, che non sono sola: c’è almeno un altro siculo-londinese in città, e ci facciamo compagnia quanto basta. San Girolamo mi aspetta sempre, anche se di tanto in tanto cambia stanza.

Nel corso delle sue diverse “esperienze” londinesi la scrittrice s’imbatte ripetutamente in Samuel Johnson; degli “incontri” apparentemente casuali con un personaggio di cui Tomasi di Lampedusa aveva detto «Johnson è l’Inghilterra». Le prime volte la Hornby quasi snobba il letterato illuminista che si trasferì a Londra a ventisei anni, proprio la stessa età che aveva la scrittrice siciliana quando prese casa a Dulwich, nel 1972. Poi, però, Johnson diventa il suo mentore nella scoperta della città d’adozione e, come dice nel titolo del primo capitolo della seconda parte, la Hornby lo elegge suo “nume tutelare”. A Johnson spetta aprire, con una citazione, ogni capitolo del libro – perfettamente calzante anche in una Londra molto più moderna di quella in cui visse lui – e a lui è dedicata l’introduzione dal titolo Un omaggio a Samuel Johnson. La Hornby gli dedica, inoltre, un lungo capitolo per farci conoscere quel personaggio al quale la scrittrice sente di essere vicina perché la sua visione di Londra aveva colto l’anima della città, un’anima che sembra essere rimasta immutata, malgrado le acque del Tamigi abbiano continuato a scorrere per due secoli e mezzo sotto i ponti.

Samuel_Johnson di Percy Hetherington Fitzgerald 1910Ho camminato per Londra in lungo e in largo, da sola e in compagnia. Sempre con la curiosità e la consapevolezza che Johnson era passato di lì o, se fosse stato un mio contemporaneo, che avrebbe gradito la vista che si presentava davanti ai miei occhi: nei posti meno probabili, Londra offre scorci capaci di sorprendere e meravigliare.

Se nella prima parte Simonetta è spaesata e si sente Un’aliena a Londra – questo il titolo che denomina la prima sezione del libro –, perché deve ancora metabolizzare le abitudini della metropoli, in seguito la Hornby ne rivendica l’appartenenza, avendo vissuto e quindi “marcato il territorio”. La città diventa così La mia Londra del titolo e della seconda e più ampia sezione dell’opera. Infine ci sono due appendici dedicate agli immigrati – quelli italiani, in particolare – e ai ristoranti preferiti della scrittrice.

Il tema della cucina è meno presente che in Un filo d’olio, ma è comunque parte integrante del libro, non solo con l’appendice finale dedicata ai ristoranti preferiti della Hornby, ma con continui aneddoti e ricordi legati al senso del gusto, perché per sentirsi parte di una città bisogna assaporarla con tutti i sensi. La Hornby si rivela ancora una volta aperta e curiosa, mai prevenuta nei confronti di una cucina che molti italiani considerano inferiore.

Ristorante-Londra-a3La mia Londra ci mostra l’alter ego della Simonetta Agnello Hornby di Un filo d’olio, in cui la scrittrice raccontava le estati della sua infanzia al Mosè, la tenuta di famiglia Agnello, attraverso tutti i sensi, il gusto in particolare. In questo sequel immaginario c’è invece la donna che, pur mantenendo il suo spirito di donna siciliana pratica e forte, diventa cittadina della più grande metropoli europea; londinese a tutti gli effetti e con ogni diritto a definire Londra ‘sua’. Eppure La mia Londra non è un’autobiografia, malgrado la vita dell’autrice sia strettamente intessuta nella struttura del libro con aneddoti ed esperienze che ci fanno comprendere meglio il grande amore della Hornby per la sua città d’adozione.

La mia Londra si può definire una vera e propria guida della città con un’accompagnatrice d’eccezione a farci da cicerone, un’accompagnatrice che ha l’esperienza maturata da chi ha vissuto la città con amore e continua curiosità, proprio come fece due secoli e mezzo fa Samuel Johnson.

Autore: Simonetta Agnello Hornby
Titolo: La mia Londra
Casa editrice Giunti
Pagine: 272
Prezzo: € 16,00 brossura; € 8,99 e-book
Data pubblicazione: 7 maggio 2014

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