Caterina, questo il vero nome della protagonista del primo romanzo di Sara Loffredi, si trova, orfana, in un convento di Reggio Calabria, quando la notte del 28 dicembre 1908, un terribile  terremoto e il maremoto che lo accompagna radono al suolo la città. Il trauma di tale fenomeno naturale dà inizio alla vita di una Caterina sconvolta e sola, forzatamente non più bambina, in cui il legno conficcato nella gamba durante il crollo segna una rottura reale e metaforica lungo la quale si dipana tutta la narrazione di questo romanzo d’esordio.

In convento Caterina godeva, spensierata, della predilezione di Suor Antonia, che pian piano le aveva trasmesso il suo amore per la musica, insegnandole, fuori dalle regole di quel luogo, a suonare il pianoforte in quella maniera libera e piena, con le note che non c’è bisogno di scrivere perché la musica è troppo grande per stare su un foglio. L’arrivo di altre due ragazzine, Cristina e Giovanna, le regala il senso di sentimenti veri di amore e amicizia. Tutto ciò le basta, Caterina non chiede altro che essere la prediletta, anzi l’unica, di suor Antonia, ma anche di Giovanna e Cristina. Quella è la sua famiglia, in cui si sviluppano relazioni, sensazioni e emozioni che non sa decifrare, non ancora. Non saprà farlo fino alla fine del racconto.

LoffrediNella strenua difesa della famiglia che la sorte le ha offerto, Caterina conosce la crudeltà dell’egoismo, tale da indurla naturalmente a concepire in se stessa un potere di maledizione per tutto ciò che si frappone tra sé e i suoi desideri di vita e di sopravvivenza. Così quando la Madre Superiora muore all’improvviso, dopo che lei lo ha desiderato per difendere se stessa e le sue amiche da una ingiusta accusa, è annientata da una consapevolezza feroce: il suo desiderio può dare morte. Solo più tardi, quando sotto le macerie ricorda di aver desiderato e chiesto al Signore di essere l’ultima e l’unica allieva di suor Antonia, e chiede con la forza che le rimane di avere salve le mani per poter ancora suonare la sua musica, solo allora si sente irreparabilmente schiacciata dal peso di quel potere e di un egoismo che diventano la sua propria maledizione in vita.

Sopravvive al terremoto, forse l’unica del convento ad aver avuto salva la vita, nonostante una terribile ferita che la rende claudicante. Si ritrova a Napoli, in un ospedale insieme a tante altre. Sarà una prostituta di basso profilo a salvarla dal nulla, è ad Annarella che Caterina chiede di portarla via, di nuovo nella vita, sia pure una vita disgraziata come quella in cui la donna sta per condurla.


Il racconto di questa storia è morbido e delicato
, piacevole da dire, ma non voglio togliere al lettore il piacere di assaporare da solo i numerosi e significativi passaggi di Caterina dalla vita alla morte e viceversa. A Napoli, nella consapevolezza di aver perso suor Antonia e Giovanna e Cristina, le persone amate, lei si getta, ancora inconsapevole, nella vita che trova in quella città assolata e rumorosa, che forse non imparerà mai a conoscere davvero. Le si fa presto chiara la sua forza: un istinto di sopravvivenza, il desiderio di ricominciare ogni volta, cacciando indietro rancori e rimorsi, seppellendo, in maniera provvisoria, tutto il dolore e tutta la paura che prova. Solo questo istinto ce la fa ritrovare dopo qualche tempo nel più elegante e raffinato bordello della città. Ancora una volta tutto ricomincia, e ora lei è Mimì, da ora e per sempre. No, non sarà per sempre, perché qualcuno ancora riuscirà a raggiungerla lì, sotto le macerie dove la vera Caterina è rimasta in apnea per non morire del tutto.

La felicità sta in un altro posto è la storia di una vittoria, della vittoria sulle macerie reali e metaforiche della protagonista, che ci racconta la sua vita come un romanzo di formazione. La musica è la parola chiave e la chiave di volta che Caterina impara a usare quando deve superare il pericolo di affondare. La musica e la bestia che abita in lei, quella maledizione di reietta che si porta appresso come una piaga, le servono per procedere senza voltarsi indietro. La bestia è anche il senso di colpa per il suo potere malefico, per il suo malcelato egoismo, una colpa che la perseguita, le fa comprimere i ricordi nello spazio più remoto della sua anima, altrimenti deflagrerebbero come un altro più temuto terremoto.

Uomini entrano nella sua vita e nel suo corpo senza riuscire a toccare né la bestia né la memoria, che rimane intatta come un dono che, senza saperlo, sta conservando per la persona speciale che le entrerà fin dentro la carne ferita, a riprendere  il ritmo di una musica e di un amore che non possono sedarsi.

Troviamo tanto altro in questo racconto che ha anche l’allure del romanzo storico. Sara Loffredi ripercorre i momenti tragici di quel terremoto e maremoto che sconvolse Calabria e Sicilia nel 1908, riproducendo dispacci ufficiali e testimonianze, descrivendo con attenzione, ma senza indugio retorico, la disperazione, lo smarrimento di quei momenti. Grande attenzione è data pure ai linguaggi differenti delle diverse classi sociali nella Napoli dei primi anni del Novecento. Le diversità di status sociale vengono attraversate dal racconto del passaggio della protagonista da una casa chiusa per uomini miserabili, a una per signori, uomini d’affari e professionisti. Ciò che però colorisce il romanzo di una corretta ambientazione storica è l’atmosfera che lo attraversa, ed è quella degli anni descritti. Lo è nelle annotazioni antropologiche e sociali, lo è nelle descrizioni paesaggistiche della città, lo è ancora nel riuscire a farci vedere gli abiti dell’epoca, soprattutto gli abiti e i trucchi di signore e signori che frequentano la Maison Rouge di via Chiaia, sicuramente in vico Sant’Anna di Palazzo, le cui raffinate ospiti ci ricordano senz’altro, e volutamente, le omonime reali abitanti di un antico bordello lì situato.

Al di là dei gusti e delle preferenze di genere, La felicità sta in un altro posto ci dà la bellezza di una narrazione classica, in cui ci si immerge volentieri e che poi si ha voglia di raccontare a qualcuno. La sorte, a mio parere, delle favole e dei racconti di storia.

Autore: Sara Loffredi
Titolo: La felicità sta in un altro posto
Editore: Rizzoli
Pagine: 300
Prezzo: € 17,00 rilegato; € 9,99 e-book
Data pubblicazione: 29 gennaio 2014