Quando nel 1973 il “maiale maschilista” Bobby Riggs (Steve Carell), tennista ritiratosi a vita privata, sfidò la numero due al mondo del tennis femminile Billie Jean King (Emma Stone) a una partita a tennis con in palio un lucroso premio in dollari, ad andare in scena non fu un semplice match, ma una vera e propria “battaglia dei sessi”, che vide in opposizione le istanze più conservatrici della società e il nuovo che avanza.

Emma Stone (Billie Jean King) e Steve Carell (Bobby Riggs) in una scena di La battaglia dei sessi. © 2017 Twentieth Century Fox Film Corporation All Rights Reserved

Non stiamo dicendo che siamo migliori. Ma meritiamo rispetto.

Questa battuta, una delle più significative pronunciate da Billie Jean King, spiega il discorso femminista che a molti ancora non è chiaro: la parità dei generi non è la superiorità dell’uno – fosse anche quello femminile – sull’altro. La battaglia di Billie Jean in fondo non è contro Bobbie Riggs ma contro la società tutta. Steve Carell riesce a dare un’anima al suo personaggio: Riggs non è un vero maiale maschilista ma un uomo di spettacolo che prende la vita come una scommessa, e decide in piena coscienza di interpretare il ruolo del maschio sciovinista per puro calcolo mediatico.

Billie Jean King invece è una che ci crede: si professa femminista – anche se, come sottolinea, si depila le gambe – vuole ottenere ciò che le spetta e aspetta il giorno in cui anche lei, lesbica, potrà amare chi vuole alla luce del sole.

Andrea Riseborough ed Emma Stone nel film <em>La</em> <em>battaglia dei sessi</em>. Photo by Dale Robinette. © 2017 Twentieth Century Fox Film Corporation All Rights ReservedLa battaglia dei sessi

Emma Stone è qui alle prese con un ruolo che non è il “suo” solito, ma riesce a calarsi nei panni – sportivi – di Billie Jean con grande classe, soprattutto nel momento in cui la tennista, conseguita la sua vittoria, ha un momento di cedimento e si ritira, sola, a singhiozzare nello spogliatoio. Le sue sono lacrime di gioia.

La battaglia dei sessi, per una volta, è stata vinta. Auguriamoci che succeda presto nuovamente.

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Laureata in Comunicazione e appassionata di storytelling in tutte le sue forme, Pia è riuscita a produrre ben più di una tesi sull’analisi semiotica di Harry Potter. Ha scritto per varie testate, tradotto qualche libro e lavorato come social media manager. Attualmente è giornalista pubblicista e cura le public relations di maghi in cerca di notorietà.

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