Ore 21 di giovedì 23 aprile. Prima di uscire, lancio uno sguardo al Totem ioleggoperché inondato di post-it blu. Su ognuno, la citazione di un lettore, lasciata con l’entusiasmo di chi ha voluto condividere un ricordo.
Come molti di voi già sapranno, il 23 aprile è la Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d’Autore. Solitamente si festeggia con eventi dedicati alla promozione della lettura. Quest’anno l’AIE (Associazione Italiana Editori) ha pensato di dare maggiore enfasi alla giornata, creando l’iniziativa #ioleggoperché, un insieme di eventi attraverso i quali gli amanti della lettura, battezzati per l’occasione “Messaggeri”, si sarebbero cimentati nell’ardua impresa di “convertire” il popolo dei non lettori. Tutto questo in un’unica giornata. Un obiettivo ambizioso penseranno molti. Sicuramente l’idea ha avuto il merito di portare i libri al centro dei dibattiti, fuori dai consueti luoghi di cultura. Non vi racconterò dei Messaggeri che regalavano libri sui treni, delle piazze stracolme, degli slogan virali e dei testimonial famosi, che si facevano immortalare con pollice e indice aperti, scelta infelice visto che all’estero il gesto indica il “loser”, il perdente. Quello che leggerete sarà invece la cronistoria di una libraia di provincia che, con la sua “armata brancaleone” di Messaggeri tuttofare, ha cercato di portare il messaggio di #ioleggoperché nel suo piccolo comune.
Tutto ha avuto inizio a febbraio. Ricevo una mail da Fastbook (il mio grossista di riferimento) con un invito a partecipare a ioleggoperché. In allegato, una dettagliata presentazione power point nella quale sono descritti, punto per punto, iniziative, materiali e tempistiche di un progetto con una mission davvero ambiziosa: convincere gli italiani non lettori a leggere! Per riuscire nell’intento l’AIE avrebbe messo a disposizione 240.000 libri che i Messaggeri avrebbero donato a “non lettori”. Mentre cercavo di capire quale tipo di attività dovesse svolgere il libraio, il mio fedele rappresentante si presenta in libreria e, con tono entusiasta, mi spiega che dovrò solo distribuire i kit (libri, maglietta, segnalibri e post-it per le citazioni) ai Messaggeri. Con i consueti proclami commerciali, mi assicura movimento garantito in libreria a fronte di minimo sforzo. Lo ammetto, faccio parte della categoria dei librai entusiasti, quindi è facile convincermi. Compilo il modulo e spedisco la mia adesione. Non resta che attendere… Inizio a cercare volenterosi adepti da coinvolgere nel progetto, parlo dell’iniziativa agli insegnanti, seguo sulla rete gli sviluppi attraverso il sito web di #ioleggoperché. In brevissimo tempo le iscrizioni online aumentano e le copie di libri disponibili per i messaggeri vengono dimezzate, per far fronte alle richieste.
A fine marzo, mentre ci spremiamo le meningi per organizzare gli eventi, mi arriva una mail che annuncia trionfalmente che “dal 28 marzo i Messaggeri iscritti sulla piattaforma potranno ritirare il loro kit”. La mail fornisce tutte le istruzioni per compiere al meglio l’operazione di distribuzione dei kit e in allegato vi è anche uno schema che illustra la procedura. Nemmeno sulle scatole di montaggio di un aeromodello avrei trovato simili istruzioni! A ogni modo, il problema reale è la totale mancanza dei kit. Fino a quel momento, nonostante le istruzioni e gli annunci clamorosi, non avevo ancora ricevuto alcun pacco. Dopo aver inviato una serie di e-mail di sollecito, alla fine mi arriva il materiale: qualche maglietta, i post-it colorati, i segnalibri personalizzati e un kit di libri da distribuire. Purtroppo solo la solerte Emilia si è iscritta a tempi di record, chi ha atteso qualche giorno in più si è ritrovato con un pugno di mosche. Probabilmente i kit saranno serviti per iniziative di maggior impatto mediatico ma tant’è, noi non ci arrendiamo.
Il nostro programma per la giornata prevede: il “passalibro” in libreria, vale a dire uno spazio dedicato al libero scambio di volumi per consigliarsi e passarsi i romanzi preferiti, la raccolta di citazioni sul Totem, fornito dall’organizzazione, un probabile intervento di alcune classi della scuola primaria, e un reading collettivo dal titolo “generazioni a confronto” in biblioteca, per coinvolgere adulti e bambini in una divertente esibizione dal vivo. Il 23 aprile si avvicinava e noi eravamo pronti. All’appello mancava solo il grande Totem, preannunciato ai bambini come una sorta di enorme pannello, sul quale avrebbero attaccato le citazioni dei loro libri preferiti. Qualche alunno entusiasta aveva addirittura chiesto alla maestra il permesso di attaccarne più d’uno. Essere protagonisti con un foglietto esibito in pubblico rendeva la lettura qualcosa d’interessante. Valeva la pena spulciare tra i vari Harry Potter o Diario di una Schiappa per scovare una frase davvero originale. Il 15 aprile l’organizzazione mi invia una e-mail nella quale mi avvertono che mi sarebbero arrivati gli ultimi materiali, totem incluso. Tutto sembrava filare liscio.
A pochi giorni dall’evento, però, accade l’imprevisto: a) il totem non arriva, b) l’unica biblioteca del comune è occupata dal cosiddetto “aiuto compiti” e non è utilizzabile per il reading collettivo. Sembra che al comune non importi molto di #ioleggoperché, anche se ormai se ne parla sia sulla stampa sia in tv. Fortunatamente, al piano superiore del medesimo palazzo, c’è un Centro Anziani, solitamente frequentato da assidui giocatori di carte e instancabili ballerini di liscio. Si offrono di darci asilo per un paio d’ore, sospendendo temporaneamente le loro attività ludiche, per dare spazio alla nostra manifestazione. Almeno un problema pare risolto. E il totem? Vi risparmierò gli inutili scambi di messaggi con #ioleggoperché e con Fastbook, che si passavano competenze e responsabilità come nelle più tristi strutture burocratiche. A 24 ore dall’evento decido di costruirmi il sospirato totem. Con l’aiuto del mio fedele compagno, che s’improvvisa falegname per un giorno, e di una gentile libraia che mi invia lo scatto fotografico dell’atteso monolite, alle ore 20 del 22 aprile abbiamo anche noi il nostro Muro delle Citazioni!
Finalmente si arriva al 23 aprile. E di quel giorno conservo bellissimi ricordi, fatti d’immagini e persone.
Come Davide, 2 anni, che alle 9 del mattino è venuto in libreria con la sua mamma per lasciare la sua citazione preferita. Come Mimmo che, con qualche annetto in più, ha scambiato un romanzo di Irvine Welsh con uno di Amélie Nothomb, autrice che non conosceva, testimoniando che il vero lettore è un temerario. Come i ragazzi de “il Bersaglio”, una piccola associazione culturale, che hanno animato il reading collettivo, vincendo la timidezza e salendo sul palco a leggere Pennac dinanzi a un pubblico di vecchietti borbottanti. Come Emilia o Mario, che con le loro letture e i loro monologhi, sono riusciti ad affascinare i più piccini. Come la maestra Roberta, instancabile promotrice della lettura, che con i suo alunni ha riempito un cartellone di citazioni e l’ha portato in libreria assieme a una vivace delegazione di giovani lettori.
Quel cartellone è ancora esposto in libreria e suscita la curiosità di chi entra. In cima ad esso si legge una frase, una dedica lasciata da quattro bambine di quinta elementare: “Il libraio è un motore di ricerca potente ma con un cuore”. E questo mi ricorda che, se ioleggoperché è durato un giorno, un bravo libraio è un Messaggero tutto l’anno.