A quasi un anno di distanza dalla versione cinematografica del primo capitolo della saga ideata da Veronica Roth, è uscito il 20 marzo nelle sale italiane, in contemporanea con gli USA, il secondo episodio della serie Divergent: il film Insurgent.
Ci troviamo ancora nella futuristica Chicago: Tris (Shailene Woodley) e Quattro (Theo James) stanno scappando dalla leader degli Eruditi, Jeanine Matthews (Kate Winslet), determinata a scovare tutti i Divergenti per poter aprire una scatola misteriosa ritrovata a casa di Tris quando era ancora negli Abneganti e prendere definitivamente il potere sulle fazioni. Nascondendosi tra i Pacifici prima e tra i Candidi poi, i nostri eroi cercheranno di riprendere in mano la situazione e ribaltare le sorti della città (e delle loro vite) attraverso alleanze pericolose, ma anche rivelatorie, come quella con gli Esclusi.
Se con Divergent viene superata la parte iniziale e più statica della storia nella quale si descrive il sistema delle fazioni e la nascita dell’amore tra i due protagonisti, in questo secondo capitolo si entra finalmente nei quartier generali delle Fazioni, vedendone l’ottima rappresentazione scenografica e le verosimili caratteristiche che la Roth ci ha descritto con dovizia di dettagli nella trilogia. Da subito si passa all’azione e, seguendo in parte lo stile incalzante e diretto del libro, il film si divide egregiamente tra azione e riflessione, tra il succedersi di eventi, scoperte e colpi di scena. La macchina da presa è su Tris ed è lei la vera eroina e la forza motrice dei vari segmenti narrativi con una personalità forte, agguerrita, quasi rabbiosa. Le scene si susseguono con un ritmo che lascia poco respiro allo spettatore e danno la possibilità di entrare, seguendo Tris e Four nelle loro fughe verso la salvezza, nei vicoli distrutti e nei sotterranei putrescenti della città. L’intrecciarsi tra le parti “del presente” e quelle “delle simulazioni”, magistralmente orchestrate e con effetti speciali efficaci, oltre alla magnifica scelta musicale, ci catapulta negli scenari della paura dei protagonisti, con fantastici paesaggi e ambientazioni che, seppure anch’essi “più carichi” rispetto al libro, danno giustizia all’opera registica tanto da essere ben apprezzate.
Eppure, come in ogni trasposizione sul grande schermo, la pellicola presenta una serie di incongruenze e “licenze poetiche” dettate sia dalla scelta registica di Robert Schwentke sia da tagli dovuti a esigenze di tempo, che possono lasciare lo spettatore un po’ sconcertato e dubbioso. E per gli appassionati delle avventure di Tris e Four, queste mancanze vengono alla luce in Insurgent lasciando una sensazione di incompletezza, quasi di “tradimento” se confrontati con la storia scritta dalla Roth. C’è anche da dire che le vicende e le motivazioni che reggono la sceneggiatura del film si discostano dalla trama del libro apportando sensibili differenze sia nella ricostruzione delle vicende che nella visione di fondo del film [ATTENZIONE SPOILER] dal momento che nel libro non esiste nessuna scatola da aprire, ma trattasi di una videocassetta, e nessun test al quale Tris deve sottoporsi per aprirla. Per cui tutta la vicenda raccontata al cinema prende una sfumatura differente rispetto a quella più intimista e problematica di Tris descritta nel libro. Potremmo anche dire che Tris non è così “facile” all’utilizzo delle armi a causa dell’uccisione, per mano sua, dell’amico Will. Potremmo lo stesso sostenere che Tris non è soggetta al siero della verità proprio perché Divergente. E anche il finale del libro non è così rivelatorio sulla realtà oltre la recinzione. Insomma, questi e tanti piccoli dettagli che incidono sulla fedeltà all’originale ma che il film, al contrario, ci propone.
Inoltre, viene dato tantissimo spazio alla relazione tra Tris e Four, a scapito di tutti gli altri rapporti d’amicizia e di famiglia che, invece, costituiscono uno dei punti chiave sia dello svolgimento delle vicende sia della forza emotiva di tutto il libro. Nel film, gli altri personaggi (da Uriah a Tori, passando per Marcus ed Evelyn) restano quasi sempre in secondo piano, cosicché soltanto ai lettori del libro risultano chiari alcuni meccanismi e altrettante azioni dei protagonisti. E questo è veramente un peccato, perché alcuni di essi hanno un ruolo fondamentale, oltre che personalità definite e appassionanti, in tutto il plot del romanzo ed è proprio ciò per cui si resta coinvolti dalla trama. Cosa che invece non accade con il film, poiché nonostante la bravura e il fascino degli attori (Theo James in primis) i personaggi non arrivano a creare empatia con lo spettatore. Una menzione a parte va fatta a Kate Winslet (Jeanine) che riesce con tutta la sua austerità a impersonare il “cattivo” della situazione e a risultare perfetta nella parte.
Tutto sommato, però, un buon adattamento cinematografico che, attraverso alcune scariche di adrenalina e una buona dose di visionarietà, può essere godibile anche dai profani della saga.
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Join discussionPingback: Allegiant – Il film - Diario di Pensieri Persi 21 Mar, 2016
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