Da quanti punti di vista diversi può essere raccontata una storia? Probabilmente tanti quanti sono i colori dell’inchiostro che si hanno a disposizione per scriverla. Di certo il racconto seguirà l’inflessione del tono di chi la espone, alcuni dettagli saranno celati o spostati convenientemente: una data, una ricorrenza, minuscoli particolari, amplificati o volutamente omessi, inafferrabili bugie che alla lunga andranno a creare un’altra storia simile all’originale e al contempo impercettibilmente diversa. 

Accade, talvolta, che queste piccole menzogne, reiterate nel tempo, diventino vere, reali come la voce di chi le narra: “C’era una volta, su un’isola lontana, dove il mare è una tela venata di blu zaffiro e il sole pulsa come un cuore, una fattoria…” e suggestive come l’inizio di una fiaba “C’era un grazioso casolare di pietra con le pareti grezze dipinte di bianco…”, quella che una madre racconta alla propria figlia con l’intento di cancellare un passato carico di dolore.

Inchiostro RossoInchiostro Rosso, opera d’esordio di Julie Mayhew edita da Giunti, tenta di affrontare un tema complesso come il rapporto cognitivo dell’uomo con la verità del mondo che lo circonda e l’eterna dialettica tra la visione soggettiva e oggettiva di quest’ultima. La memoria di un evento si profila come un accadimento tangibile, univoco e trascorso oppure la parola con il suo potere mistificatorio è capace di deformarla a suo piacimento?

Melon Fouraki ha sedici anni e detesta il proprio nome. La madre, Maria, è arrivata a Londra quando era ancora incinta, rompendo qualsiasi legame con la famiglia d’origine greca. Durante la propria infanzia la ragazza si è sentita raccontare sempre la stessa Storia, quella della famiglia Fouraki, di una fanciullezza serena trascorsa tra i profumi e i colori di una terra dove gli arbusti di cisto spargono un vago sentore di limone nell’aria frizzante, e, in seguito, dell’aspra rottura tra Maria e suo padre, che non le ha mai perdonato la fuga d’amore verso l’avventurosa e frenetica città inglese. Ora però Maria è morta e la Storia inizia a tingersi di colori scuri, date che non tornano, volti sconosciuti e sbiaditi, incorniciati in vecchie foto ritrovate per caso. Melon sente il bisogno di indagare, di scoprire i luoghi e i personaggi di quella saga familiare, di ritrovare il padre che non ha mai conosciuto; accetta così la proposta di Paul, il compagno di Maria: insieme porteranno le ceneri della defunta madre a Creta. Quel viaggio cambierà per sempre l’esistenza di Melon e decreterà l’inizio di una nuova Storia.

L’autrice mescola vari generi, spaziando dal classico romanzo di formazione allo young adult e inserendo all’interno del testo elementi estremamente dissimili tra di loro come la favola tradizionale e la più contemporanea leggenda urbana. Del Bildugsroman, però, s’intravede soltanto l’impronta formale. Melon affronta una situazione difficile ma formante, un momento che la porterà da una condizione acerba fino alla maturità, eppure si ha la sensazione che Melon sia già avvezza alla durezza della vita, che sappia gestire sapientemente l’accettazione del lutto; quasi dotata di una personalità granitica sa bene come interfacciarsi con gli assistenti sociali, ha un atteggiamento cinico con Paul, è sarcastica con i compagni di scuola, non sembra nemmeno una ragazzina smarrita a causa della perdita del genitore.

Il romanzo, quindi, ha uno stile irregolare che muta ecletticamente in base alla tipologia letteraria prescelta. Il tentativo – forse azzardato – di questa coesione non oltrepassa il pericoloso confine del caos linguistico per una sola ragione: la voce narrante di Melon. È il flusso di coscienza della protagonista il fattore di aggregazione dell’intero impianto narrativo, è la sua intima interpretazione dei fatti che sublima l’esperienza ordinaria in un’incredibile Storia da tramandare.

Autore: Julie Mayhew
Titolo: Inchiostro Rosso
Titolo originale: Red Ink
Traduzione di Sara Reggiani
Editore: Giunti
Pagine: 286
Prezzo: € 12.00
Data di pubblicazione: luglio 2015

the author

Valeria David è nata nel profondo Sud dove vive e lavora. A otto anni le regalano “La Figlia del Capitano” e se ne innamora. Senza fissa dimora, per anni è costretta a girare per lo Stivale finché non decide di stabilirsi, per ragioni che ancora nemmeno lei comprende, nella terra dello Scirocco. Qui si laurea in Legge. Ha da poco tempo rispolverato penna e calamaio e si è rimessa a scrivere.

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