Daniel Moyano è stato vittima della repressione argentina nel 1976 ed è morto a Madrid nel 1992, anno in cui Il trillo del diavolo è stato pubblicato sul quotidiano El Paίs.
Non si può prescindere da un dato biografico nell’immergersi nel mondo immaginoso di Moyano, che felicemente copre gli spettri dolorosi della dittatura militare con l’incanto della musica e il portento della fantasia.

Nel libro confluiscono il breve romanzo che dà il titolo, che richiama la sonata per violino in sol minore di Giuseppe Tartini, e sei racconti che hanno come elemento comune il potere della musica. Moyano fu infatti anche musicista e lo si percepisce non solo per la materia usata nella narrazione, ma anche per la passione e la duttilità con cui si serve delle parole, che diventano ritmo gradevolissimo.

Triclinio vive nella città argentina di Todos los Santos de la Nueva Rioja e riceve il dono di suonare divinamente il violino proprio come i bellicosi indios che, al tempo della fondazione della città nel 1591, furono resi mansueti dalla musica di padre Francisco Solano e impararono a suonare uno strumento musicale.

il trilloTriclinio è un bambino prima, un uomo poi, con la testa piena di suoni che lo rendono apparentemente lento a decifrare i segni complessi della realtà, resa invivibile dai militari al potere, i quali guardano i musicisti come pericolosi e scomodi sovversivi.

Il prodigioso violinista, pur abilissimo, stenta a trovare una stabile occupazione nell’Argentina preda della dittatura, che rima con censura e con tortura, non con musica e arte. I suoni sono il rifugio in cui ancora hanno dimora le speranze e la resistenza al regime, di cui è simbolo l’anonimo violinista che si esercita per otto ore al giorno senza possedere un reale violino.

All’interno di Buenos Aires esiste una cittadella, a forma di violino, Villa Violίn, un’oasi di libertà e di musica, in cui abitano in baracche di latta i violinisti dichiarati sovversivi dalla dittatura; hanno dita contorte per effetto dell’acqua gelida con cui ogni giorno gli idranti della polizia antisommossa li “innaffia”, ma hanno il cuore ricco di speranze e di ideali:

Un giorno la nostra musica avrà di nuovo un senso, ci sarà libertà, e allora potremo tornare a inserirci nel mondo. Ma nel frattempo non bisogna lasciarsi andare né disperare, bisogna continuare a esercitarsi tutti i giorni, come se tutto andasse bene.

Villa Violίn è governata da regole semplici ma precise ed efficaci, in cui la musica e il bello guidano le menti e i pensieri degli abitanti, che costituiscono un’orchestra straordinaria con gatti e maiali come validi musicisti. La visione opposta del mondo, ottusa e agghiacciante, è resa dal Presidente della Repubblica, che dà ordini ai suoi sottoposti con le sopracciglia:

Ammettiamo che il bello sia necessario all’esistenza, e che la bellezza sia la dimensione umana della realtà. Ho detto ‘umana’, qualità che non ritengo indispensabile. Perché il mondo solo in minima parte è umano. Quelli che possiedono la terra e il denaro e tutto il resto, loro sì che sanno vedere la realtà per quello che è. Lo sanno fare da quando sono nati; da prima ancora di andare a scuola. Quelli come lei, no. E il destino che vi attende non può essere altro che Villa Violίn. La vita è triste, mio caro amico. Triste e molto semplice.

Triclinio, inorridito dalla violenza di cui è spettatore per le strade e nel palazzo presidenziale argentino, si traveste da cieco e suona mendicando, operando una sorta di inatteso miracolo: i torturatori gettano in acqua i loro strumenti di tortura, incalzati dalla musica.

Villa Violίn è baluardo della libertà della musica, unica risorsa di vita per i musicisti che non rinunciano alla loro arte; in un contesto di cannibalizzazione, Moyano predica la propria lungimirante e radiosa visione della vita, a cui non siamo rimasti affatto indifferenti.

Autore: Daniel Moyano
Titolo: Il trillo del diavolo
Traduzione Italiana: Maria Nicola
Casa Editrice: Nottetempo
Data di Pubblicazione: Ottobre 2015
Numero di Pagine: 229
Prezzo: € 16,50

the author

Grazia è nata e lavora a Gioia del Colle, in provincia di Bari, presso il liceo classico "Publio Virgilio Marone". Curiosa dell’umanità, ama le sfide e mettersi in gioco continuamente. Sensibile, testarda, diretta e determinata, è sempre alla ricerca di valicare i propri limiti. Il motto che cerca di rendere pratica di vita è l’ideale del commediografo latino Terenzio: “Homo sum: humani nihil a me alienum puto” (Sono un uomo: penso che nulla che riguarda l’uomo mi sia estraneo).

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