Estenuato da un matrimonio in crisi, lo psicologo inglese Adrian Lockheart fa domanda presso L’Agenzia Internazionale per la salute e decide di trasferirsi in Sierra Leone, dove potrà studiare da vicino il disturbo post traumatico da stress (DPTS), oggetto d’elezione delle sue ricerche.
Il paese dove si sta recando, infatti, è stato per undici anni – 1991/2002 – martoriato dall’esperienza della guerra civile. Qui Adrian lavora presso l’ospedale psichiatrico di Freetown e fa due conoscenze che cambieranno il corso della sua esistenza. Una è Elias Cole, un attempato storico britannico, dapprima insegnante e in seguito preside di facoltà, all’ultimo stadio di una fibrosi polmonare.
In una sorta di confessione liberatoria, l’uomo gravemente malato racconta ad Adrian del suo amore per Saffia, cominciato trent’anni prima quando la donna era la moglie dell’ingegnere e accademico Julius Kamara. In quegli anni, lo stato africano si trovava ad affrontare enormi tensioni politiche e sociali che interessarono le sorti dei due individui in modo divergente. L’altro incontro di Adrian è quello con il collega Kai Mansaray, un giovane chirurgo locale, specializzato in ricostruzione ortopedica. Kay è oppresso da un’insonnia persistente ed è turbato da terribili ricordi riguardanti la guerra e Nenebah, l’amore della sua vita dal quale è stato costretto a separarsi. Tra Elias e Kay sussiste un legame, che coinvolgerà, suo malgrado, lo stesso Adrian.
Questo lo sfondo storico del romanzo Il ricordo dell’amore di Aminatta Forna, edito da Cavallo di Ferro, da cui si dipanano le storie di tre uomini: il vecchio morente, l’instancabile chirurgo e l’attonito psicologo. Non è un caso se lo stesso concetto di ricordo dell’amore venga chiaramente esplicato all’interno del libro, paragonandolo alla perdita di un arto. Chi subisce una mutilazione del genere continua a sentire dolore, una sensazione estremamente simile a chi si trova ad affrontare la scomparsa di una persona cara.
«I ricordi lo assalgono nei momenti in cui ha la guardia abbassata, quando non riesce a dormire. In passato quando la cosa era al suo culmine, aveva curato persone a cui avevano reciso gli arti. (…) che si lamentavano di sentire dolore agli arti perduti, lo spettro dolente di una mano o di un piede troncati di netto. (…)era uno scherzo della mente: i nervi continuavano a trasmettere segnali fra il cervello e l’arto perduto. Il dolore era reale, certo, ma era il ricordo del dolore.
E non è forse lo stesso per lui, quando si sveglia dopo averla sognata? Il senso di vuoto nel petto, la tensione del desiderio nostalgico, (…). Non è amore. E’ qualcos’altro, qualcosa il cui potere perdura. Non è amore ma il ricordo dell’amore.»
L’analogia non si ferma qui, ma si trasforma in un’indagine narrativa sui postumi della guerra civile sierraleonese, assumendone i caratteri e l’esattezza di una perizia psichiatrica. In tal senso l’autrice si muove, con facilità, attraverso differenti registri: dal linguaggio medico, accurato, minuzioso e quasi asettico, a quello che descrive gli stati d’animo dei personaggi, più intimo, fatto di ossessioni, incubi e flashback.
La Forna descrive la pesante eredità cagionata dal conflitto, eclatante nei corpi rimasti segnati, ma ancora più evidente nel silenzio delle vittime che soffrono il trauma subito.Lo scontro militare che ha coinvolto questo territorio è stato uno degli episodi più cupi del XX secolo. L’apice dell’orrore si è raggiunto nell’ultimo lustro della guerriglia, quando omicidi, saccheggi, razzie e rapine sono aumentati vorticosamente per mano dei cosiddetti bambini soldato ( di cui il 30% formato da femmine), addestrati ad utilizzare atrocità indicibili, quali lo stupro e la mutilazione, come vere e proprie armi belliche. La popolazione ha reagito a tali brutalità sotto una forma di ottundimento generalizzato: gli esperti lo chiamano DPTS (disturbo post traumatico da stress), un dolore subdolo e difficile da gestire, che rende gli individui colpiti estremamente fragili, provocando disagio mentale, fughe dissociative autoindotte, confusione e visioni. Anche Agnes (paziente di Adrian), figura secondaria ma di straordinaria rilevanza, patisce quel malessere: cammina compulsivamente per chilometri e poi dimentica di averlo fatto, la pena di ciò che ha subito si palesa proprio in queste allucinate evasioni che l’allontanano da casa. La mente pur rimuovendo gli avvenimenti tragici, al fine di preservare se stessa, scova l’inganno. Attraverso una scrittura intensa e autentica, Aminatta Forma lo sottolinea rigorosamente, suggerendo che per continuare a vivere è necessario ricordare ciò che si è rimosso, probabilmente per mezzo della condivisione di queste brutali esperienze e del potere salvifico della parola.
Autore: Aminatta Forna
Titolo: Il ricordo dell’amore
Editore: Cavallo di Ferro
Pagine: 683
Prezzo: 19.90
Data di pubblicazione: Marzo 2014