Il fatto che i librai indipendenti americani possano ora vendere il Kindle con un nuovo programma Amazon, Amazon Source, non significa necessariamente che abbiano voglia di farlo.
“A prima vista, questo assomiglia a una specie di patto faustiano,” dice Bradley Graham, co-titolare di Politics & Prose Bookstore a Washington, D.C., le cui vendite di e-book con il Kobo nell’ultimo anno sono ben lungi dall’intaccare l’ultima riga del bilancio del negozio. Certamente non è una vera e propria “partnership”, sottolinea, poiché i librai non avevano mai sentito parlare di Source fino a mercoledì mattina, a eccezione di due librerie della zona di Seattle, che prendevano parte all’iniziativa pilota: la University of Puget Sound Campus Bookstore a Tacoma, e JJ Books a Bothell, entrambe nello stato di Washington.
E nemmeno i librai americani hanno potuto contribuire con suggerimenti ai termini della questione, decisi interamente da Amazon e basati sul modello rivenditore-libreria o rivenditore generale. Il sito Source Web limita ulteriormente l’ammissibilità ai due modelli a seconda degli stati, con librerie in stati “non ideonei” come il Vermont o l’Arkansas, impossibilitati a partecipare al modello, in cui i negozi abilitati ricevono una commissione del 10% sugli e-books acquistati con il Kindle per due anni; i rivenditori generali non prendono commissioni, ma ricevono sconti maggiori sugli apparecchi, il 9% invece del 6%. Entrambi hanno diritto ad uno sconto del 35% discount sugli accessori Kindle. La linea di demarcazione per l’idoneità sembra passare dall’eventualità, o meno, che Amazon paghi le tasse di vendita in quel particolare stato; Amazon non ha risposto alle richieste di chiarimenti.
“Se Amazon pensa che le librerie indipendenti diventeranno agenti per conto del Kindle, si sbaglia di grosso,” dice Suzanna Hermans, co-titolare di Oblong Books & Music a Rhinebeck, New York, e presidente della New England Independent Booksellers Association. “Per nessun motivo al mondo promuoverò i prodotti Amazon nei miei negozi, dopo il caos che hanno scatenato nel nostro settore. Mi spiace, Jeff, ma non la bevo.” Dello stesso avviso è il presidente dell’ABA, Steve Bercu: “Ogni libraio deve decidere per sé. Ma qui, a BookPeople, andiamo oltre. Non è nemmeno un buon affare. Alla fine dei due anni, si sono presi i tuoi clienti. Una commissione per due anni vale il prezzo di un cliente?” Mentre Matt Norcross, co-titolare di McLean & Eakin a Petoskey, nel Michigan, dice semplicemente, “No, grazie.”
Come Bercu, il CEO dell’ABA Oren Teicher sottolinea il fatto che tocca ad ogni libreria decidere, e che il consiglio direttivo e il personale si assumono la responsabilità di assicurarsi che gli indipendenti abbiano gli strumenti e le opzioni per affermarsi molto seriamente. Detto questo, aggiunge, “sembra che Amazon.com abbia di nuovo messo insieme un programma che gratifica il rivenditore che gli sta maggiormente a cuore, cioè Amazon. Sulla base delle informazioni disponibili, le librerie indipendenti di oltre la metà del paese, in 26 stati, non sono idonee a ricevere commissioni per le vendite degli e-book. Considerate le tattiche aziendali aggressive di Amazon e le loro collaudate strategie per evitare di pagare le tasse di vendita, non riteniamo che questo nuovo programma sia minimamente credibile.”
I librai indipendenti che vogliono vendere e-book hanno potuto vendere i lettori Kobo e gli e-book, nell’ultimo anno. “Non siamo diventati affiliati online di Amazon, perché noi stessi vendiamo libri,” dice Gayle Shanks, co-titolare di Changing Hands Bookstore a Tempe, Arizona. “Non diventeremo affiliati Kindle per la stessa ragione; anche noi vendiamo lettori di e-book ed e-book. Inoltre, siamo da diverso tempo sostenitori dichiarati di iniziative di correttezza su Internet, che, nonostante le ultime pose recenti assunte in pubblico, Amazon ha ferocemente contrastato.”
Mentre centinaia di librerie hanno sottoscritto la loro partecipazione, alcune, come Square Books a Oxford, in Missouri, PW Bookstore of the Year di quest’anno, hanno scelto di non farlo, in parte a causa dei ricavi “insignificanti”. Mentre Amazon sta alzando l’offerta, o, come dice Richard Howorth, proprietario di Square Books, sta distribuendo gli spiccioli, lo stesso considera l’idea di un contratto di due anni per poi regalare i suoi clienti ad Amazon, “offensiva.” “Tanto quanto a Maria Antonietta potrebbe piacere la ghigliottina,” aggiunge. Howorth, come Roxanne Coady, titolare di RJ Julia Booksellers a Madison, nel Connecticut, ritiene che Amazon dovrebbe pagare gli indipendenti, ma non per il numero di Kindle venduti. “Amazon dovrebbe pagare commissioni alle librerie indipendenti per lo straordinario mercato di libri e di letture di cui beneficiano, piuttosto che escogitare trucchi assurdi con cui si dicono nostri ‘partners’, mentre in realtà ci buttano fuori dal settore.”
La National Association of College Stores ha rifiutato di esprimere commenti.
Fonte © The Publisher’s Weekly