Silvana De Mari ci sta regalando un’altra trilogia fantasy e, sinceramente, c’è solo da festeggiare. Questo per vari motivi: non solo perché, pur nascendo per ragazzi, i suoi libri sono godibilissimi a tutte le età, ma anche perché sono scritti molto bene e hanno qualcosa di grande da dire a generazioni di ragazzini messi in pericolo da adulti sempre più idioti. Invece, Silvana De Mari è un’autrice che propone con sicurezza contenuti importanti. È un medico, è una terapista comportamentale, ma soprattutto è una scrittrice autorevole e sempre appassionata in quel che fa.
Questa nuova saga potrà mai eguagliare la bellezza di quella che iniziò con L’ultimo elfo, che ha reso nota e molto amata questa autrice? La sfida è degna di essere raccolta.
È uscito un prequel, Il regno delle tigri bianche, che introduce l’ambientazione, molto specifica e suggestiva, e poi alcuni dei protagonisti, la principessa Haxen e Dartred, il figlio del fabbro / storico di corte del regno.
Questo personaggio presenta tutte le caratteristiche dell’eroe: all’inizio è solo un ragazzino, ma in quanto figlio di un fabbro ha a che fare con le spade e imparerà a combattere, poi ascolterà e interiorizzerà tutte le storie tramandate e diventerà un uomo di cultura, ma non nel senso pedante e spocchioso del termine. Dartred paragonerà quel che vive con i valori che attraverso le storie gli sono stati proposti e dunque giudicherà la realtà attraverso una forte tensione verso il bene. Inoltre è povero e si presta a essere perseguitato e dunque a forgiare il proprio carattere attraverso le avversità. Diventerà un guerriero valoroso e umile, pronto al sacrificio e incline a involarsi quando si tratta di mietere onori. Non guasta, poi, che sia da sempre innamorato di Haxen, pur senza speranza. Dartred è uno che scompare quando non si ha bisogno di lui, ma ricompare quando è davvero necessario.
Eppure, in questa nuova saga di Silvana De Mari, le protagoniste sono le donne. Nel primo libro, Il cavaliere di luce, è la principessa Haxen che prende decisioni eroiche, non Dartred. Il regno delle tigri bianche ha passato tempi duri e ha visto morire il re saggio, il padre di Haxen, quando più sarebbe stato necessario avere un uomo valoroso a guidare in mezzo alle avversità il piccolo reame. Il nonno, il re mago, compie errori – della serie non sempre la vecchiaia si veste di saggezza, ma soprattutto spesso la sapienza comporta un’affiorante hýbris, se non si sta attenti – e alfine, profetizzando un gesto pericoloso del Signore Oscuro (ce n’è sempre uno), muore.
Questo gesto pericoloso è l’idea di utilizzare una vergine per concepire nella carne un erede che porterà la distruzione sulla terra. Direte: dove l’abbiamo già sentita questa cosa? Esatto. E chi sceglie il Signore Oscuro? La giovane e pura principessa Haxen, unica erede del regno.
Dunque Haxen è davanti al supremo crocevia: se decidesse di abortire la creatura che le cresce in grembo potrebbe salvare il mondo dall’oscurità e dalla distruzione, ma la condanna di un gesto intrinsecamente empio – l’uccisione di un innocente – non potrebbe essere evitata e la terra sarebbe ugualmente maledetta, in base alle regole del Cavaliere di luce che Haxen ha interiorizzato insieme a Dartred. L’Oscuro Signore l’ha pensata molto bene.
Che cosa può fare allora? Decide di andare lontano da tutti e da tutto e di partorire quel figlio in una landa desolata. Haxen lo educherà all’umanità o morirà nel tentativo, senza ferire o condannare nessun altro se non se stessa. Queste sono solo le premesse, ancora, perché il bello arriva quando il lettore conosce l’erede dell’Oscuro Signore, femmina anch’essa: Hania. La bambina diventa la voce narrante, che solo il lettore potrà ascoltare, e Silvana De Mari dà il meglio di sé riproducendo l’alterità, lo scetticismo, la gelida razionalità di questa bambina, senziente già dalla pancia materna e assolutamente critica verso sua madre, di cui accetterà il latte solo a gocce, per non morire, di cui aborrirà il canto, le ninne nanne, e quella che lei considera una stupidità assoluta, nel compiere scelte morali e non dettate dalla fredda opportunità che invece contraddistingue la pargola infernale. Hania nasce con un gran desiderio di incontrare suo padre e con una quantità di conoscenze innate, tutte quelle che le servono per il suo futuro da distruttrice, ma opportunamente (per i piani del maligno) non ha saperi emotivi, odia la madre di default e le viene precluso quello che è il rapporto fondante per ogni persona: il sentimento di attaccamento e di amore.
“Haxen prese la bambina tra le braccia e le spinse il faccino contro la propria spalla, perché non guardasse i morti e il sangue. L’immagine era quella di una madre che vuol sottrarre la sua creatura a una vista orrenda, in realtà voleva solo nascondere l’entusiasmo di Hania davanti alla scena.”
La parte più interessante del libro è proprio l’assoluto razionalismo, il senso dell’opportunità pragmatica sposato a una totale mancanza di interesse per gli altri, che caratterizza Hania. E grazie a questa focalizzazione noi lettori siamo portati a parteggiare per lei, che esulta per il potere ben gestito, per la distruzione cruenta di chi le vuole male e per la messa al rogo degli stupidi. Come non essere tentati di darle ragione?
Per Haxen, intanto, la sfida è durissima, perché non può abbandonare questa bambina vulnerabile ma in definitiva del tutto odiosa, che non sopporta nemmeno il contatto con la pelle materna, non piange mai e nemmeno emette suoni. Certo ha poteri molto comodi, che salvano più di una volta entrambe, ma questo spinge con maggiore urgenza Haxen a scappare verso il deserto, perché se qualcuno comprendesse che quella è la figlia dell’Oscuro Signore, subito la bambina sarebbe linciata e la terra sarebbe condannata comunque. Il paese è percorso da briganti, uomini egoisti e senza scrupoli, donne capaci di vendere pure la nonna per il proprio tornaconto, e la sorte di madre e figlia è in serio pericolo, finché Dartred non torna sulla loro strada.
Non vi dirò altro sulla storia, ho già spoilerato troppo, però: qual è il punto forte di questo romanzo? Insieme all’ironia e all’umorismo di Silvana De Mari, c’è il focus sull’atteggiamento morale di Haxen messo continuamente in discussione dalla razionalità stringente di Hania. Questo porta a riflettere, ridendo ridendo. La fallibilità umana, la cattiveria, l’opportunismo vengono presi e guardati con antica consapevolezza, quella che non si scandalizza del peccato, ma che affida al libero arbitrio del singolo, che è eroe perché è uomo, è eroe perché è donna, la conservazione del Bene, rischiando ogni volta su quella sempre unica scelta, scommettendo sulla vituperata e tremenda libertà umana.
E Hania, cosa farà? L’escamotage letterario scelto dalla De Mari consentirà di seguire il percorso della razionalità pura messa di fronte alla realtà pura e semplice, alla natura, improntata di bellezza e perciò di Bene. Cosa consentirà ad Hania di non seguire i piani del Signore Oscuro? Si rammollirà? Vi garantisco di no. E leggendo si potranno vedere tante scelte umane da un punto di vista straniante, da un’angolazione talmente diversa da rimanere impressa, un po’ come il classico di C.S. Lewis, Le lettere di Berlicche, in cui la dannazione di un uomo, il suo sovvertimento al male è guardato dal punto di vista del giovane diavolo che vi è preposto.
Un accenno allo stile di scrittura di Silvana De Mari: quest’autrice è una donna libera, si riferisce solo al proprio senso critico, e non alle mode dello stile, usa gli avverbi, descrive con dovizia e con leggerezza, narra, e la storia scorre che è un piacere, lieve e divertente grazie al senso del bello e alla dirompente ironia.
E insomma, questo è un romanzo fantasy: c’è la libertà di parlare di Bene e di Male, e delle scelte delle persone, ci sono gli eroi e le persone normali, e le persone cattive. Ciò consente l’iconicità della favola, che veicola contenuti pregnanti attraverso metafore e allegorie, una lettura della realtà attraverso una storia. E mentre riflettiamo su questo, disponiamoci con animo sereno ad aspettare il secondo capitolo della saga di Hania. Io, almeno, lo farò con gusto e senso di aspettazione.
Autore: Silvana De Mari
Titolo: Hania – Il cavaliere di luce
Editore: Giunti
Pagine: 256
Prezzo: € 10,63 brossura; € 6,99 e-book
Data pubblicazione: 30/09/2015