Nel 2008 l’azienda fondata da Giangiacomo Feltrinelli decideva di occuparsi del passaggio intermedio tra la pubblicazione e la vendita di libri, controllando così tutta la filiera editoriale. Effe 2005, la holding del gruppo Feltrinelli annunciava, infatti, in quel periodo, l’acquisizione della maggioranza di PDE (Promozione Distribuzione Editoria), la seconda realtà distributiva italiana.

A nemmeno un decennio di distanza, il suddetto gruppo editoriale sta per cedere PDE a Messaggerie, società leader nel settore della distribuzione, che attualmente raggiunge più di 4000 punti vendita con i titoli di circa 200 case editrici. Da voci ancora non ufficiali, provenienti dal Festival del libro di Torino, svoltosi nei giorni scorsi, sembrerebbe quindi che PDE sia al centro di un accordo tra i due colossi dell’industria libraria, all’interno del quale Messaggerie deterrà comunque una quota di maggioranza. Con questo nuovo acquisto, Messaggerie ampia notevolmente la propria influenza, e si potrebbe affermare che la società abbia quasi l’esclusiva del mercato editoriale, considerato il fornito numero di marchi alla stessa affiliati, come GEMS, librerie IBS e Minimum Fax che nel 2012 ha cambiato promotore, lasciando, per l’appunto, PDE e aggregandosi a Messaggerie.

Prima di analizzare le motivazioni che poterebbero aver spinto la nota casa editrice alla cessione di quest’importante canale di distribuzione, è bene fornire un breve excursus su come funzionano i meccanismi della filiera del libro nel nostro paese. La distribuzione, infatti, può essere diretta o indiretta. Nella prima è la stessa casa editrice che gestisce  l’opera, dalla tipografia fino alla libreria, come nel caso del Gruppo Mondadori. Nella seconda ipotesi, tra l’editore e il librario si colloca una terza figura, che non produce romanzi ma si occupa solo di distribuirli; in tal senso Messaggerie, fondata a Bologna nel 1914, ha un ruolo di punta in questo campo, e con ben 40 società collegate è il leader nel commercio su tutti i canali cartacei. È sufficiente citare un solo dato per comprendere la portata del raggio d’azione di quest’azienda: “circa il 30% della produzione libraria che raggiunge i lettori italiani passa, in almeno una fase della sua produzione e commercializzazione, dal Gruppo Messaggerie”.

Riguardo le possibili ragioni alla base della vendita, per ora circolano soltanto congetture, ma di certo ha svolto un ruolo fondamentale la difficoltà del settore editoriale, generato da un diffuso contesto di recessione economica. L’anno scorso sono partite le trattative tra Feltrinelli e i Sindacati al fine di ridurre i costi attraverso l’introduzione dei contratti di solidarietà.

Crisi economica o meno, è pur vero che negli ultimi tempi il famigerato marchio pensa meno alle proprie pubblicazioni. Si pensi alla collaborazione costituita a Maggio 2013 con Eataly – colosso che smista nel mondo i cibi doc provenienti dal nostro paese –, oppure all’investimento sul complesso di Porta Volta, a Milano, dove la struttura ospiterà la fondazione Feltrinelli, e si prevede, inoltre, la costruzione di edifici destinati a uffici, caffetterie e ristoranti: il tutto in vista dell’Expo 2015. Food, edilizia, libri: viviamo in un’epoca di contaminazioni creative, e forse non si tratta solo di difficoltà finanziarie, ma di uno strategico cambio di rotta?

Che qualcosa stia fremendo nell’ambito editoriale lo testimonia anche l’intesa raggiunta tra Giunti e Amazon. La collaborazione tra i due big propone un nuovo modello di libreria nel quale la lettura digitale si affianca a quella tradizionale. Entro l’inizio di settembre, i clienti di Giunti potranno recarsi presso uno dei 170 punti vendita presenti sul territorio e acquistare gli e-reader Kindle. Nonostante tale concertazione sia stata presentata dai media come una “pietra miliare”, gli addetti ai lavori osservano gli ultimi eventi con occhio cinico e distaccato, e nell’ambiente si vocifera che in realtà non si è innanzi a un prototipo innovativo che segnerà una svolta sul mercato, bensì parrebbe di fatto “un piegare la testa” di fronte a un gigante dell’e-commerce come Amazon sottostando alle sue regole. Alessio Santarelli, responsabile dello store Kindle Amazon, ha inoltre dichiarato: «Il libro di carta non è da salvare, Giunti intende rafforzare la distribuzione on-line.»

In tale amalgama di pure supposizioni emerge un unico elemento tangibile: le holding editoriali nostrane puntano verso nuovi mercati, e quindi verso nuovi consumatori. È difficile stabilire se ciò dipenda dalla recessione o dal fatto che si legge sempre di meno, e anche in quest’ultimo caso è impresa ardua trovare una spiegazione alla base dei catastrofici dati Istat sulla lettura: colpa della scuola? Dei titoli obsoleti che gli insegnanti propongono ai propri alunni? Negligenza dolosa di un sistema educativo, per il quale i libri, l’arte e la cultura rappresentano se non l’ultimo, forse il penultimo dei pensieri?