A settembre 2013 è uscito l’ultimo libro di Matthew Fox, Creatività. Dove il divino e l’umano si incontrano. Essendo a me molto caro il concetto di creatività, vuoi per la mia morbosa curiosità, vuoi per la mia formazione artistico-umanistica e soprattutto perché trovo la copertina veramente deliziosa, non ho potuto fare a meno di accaparrarmelo.
Bando agli scherzi, l’argomento non è per niente frivolo. L’autore analizza e argomenta il senso profondo del termine in un modo talmente piacevole e convincente da far trasparire risposte plausibili a domande che, almeno una volta nella vita, tutti si pongono. In primo luogo, si concentra sulla vera comprensione di ciò che noi chiamiamo creatività, la quale, sostanzialmente, rappresenta la nostra essenza più profonda e Fox la illustra con un assunto, mi permetto di dire, parmenideo: “Se non siamo certi di chi siamo, possiamo però partire da chi non siamo”.
Da qui, lo scrittore, prosegue indicando tre possibili risposte alla domanda: “Da dove nasce la creatività?” e, sulla base di queste argomentazioni, si addentra in un’interessante discussione sul tema del peccato che risulta essere più una ferita che una colpa poiché, quando creiamo, soffriamo ma non possiamo fare a meno di tendere a questo stato interiore.
Il tutto viene applicato alle condizioni attuali del genere umano, rivisitando miti cristiani e pre-cristiani. Fox parla di Prometeo, figura mitologica greca che compì un atto creativo offrendo il fuoco agli uomini e che per questo fu punito. L’autore riesamina anche la figura di Gesù sia nella veste di artista allo stato puro perché “ogni regime totalitario teme l’artista” sia in quella di profeta, il cui compito è “tenere vivo il ministero dell’immaginazione, di continuare ad evocare e a proporre dei futuri alternativi”.
Per evocare una realtà diversa da quella in cui viviamo è necessario comunicare la nostra immaginazione, condividerla. Comunicando doniamo qualcosa di noi stessi e questo ci rende, in un certo senso, divini. Gli dei sono immortali, gli uomini lo sono quando lasciano un dono dietro di sé. Tuttavia, l’esercizio di questa capacità comporta un prezzo da pagare molto alto, essere creativi vuol dire essere soli e questo crea sofferenza. Il genere umano, però, è costretto a recuperare questa sua peculiarità, poiché il reprimerla equivarrebbe alla perdita e alla frammentazione dell’anima, verrebbe a mancare il senso stesso della vita.
Colpita da queste considerazioni, nel mio piccolo mi sono trovata a rielaborare un ricordo personale pertinente al tema in questione. Essendo qualcosa di intimo non ho potuto fare meno di provare una certa resistenza nell’esternarlo in forma scritta e non mi soffermo sulle sensazioni vissute nel momento stesso in cui ho deciso di condividerlo, a una ristrettissima cerchia di persone, richiedendo dei commenti. Per quanto piccola, ho esposto una parte di me e devo ammettere di essermi sentita in un certo senso sollevata e convinta di aver seguito, per un breve attimo, le mie inclinazioni, scalando uno dei miei muri personali. Da qui a dire di aver aperto gli occhi, però, ce ne vuole, ma mi piace pensare che questo testo sia stato un buon trampolino di lancio e sarebbe interessante capire se è stato lo stesso anche per altri lettori.
Autore: Matthew Fox
Titolo: Creatività. Dove il divino e l’umano si incontrano
Titolo originale: Creativity. Where the Divine and the Human Meet
Traduzione: Michele Zurlo
Casa editrice: Fazi Editore
Collana: Campo dei Fiori
Pagine: 232
Prezzo: € 16
Data di pubblicazione: settembre 2013
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