A partire dal 1° gennaio 2015 è entrata in vigore la Legge di Stabilità che, tra le molte altre cose, prevede l’abbassamento dell’aliquota IVA degli ebook dal 22% al 4% (fino a ora riservato solo ai libri cartacei). La precedente disparità di tassazione aveva da sempre suscitato molte polemiche (culminate nella campagna #unlibroèunlibro promossa dall’Associazione Italiana Editori e appoggiata da migliaia tra scrittori e lettori) e la promulgazione del nuovo decreto è stata, quindi, considerata una vittoria, l’inizio di una nuova era sempre più digitale.

Il testo della legge, tuttavia, ha lasciato perplessi: “Ai fini dell’applicazione della tabella A, parte II, numero 18, allegata al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, e successive modificazioni, sono da considerare libri tutte le pubblicazioni identificate da codice ISBN e veicolate attraverso qualsiasi supporto fisico o tramite mezzi di comunicazione elettronica”. In altre parole, un libro è un prodotto a cui è associato il codice ISBN, senza codice non si può più parlare di libro.

L’International Standard Book Number (numero di riferimento internazionale del libro) è uno standard ISO internazionale composto da tredici cifre che identificano in maniera univoca la specifica edizioni di un libro (cioè, detta in maniera più semplice, è quel numero che date al vostro libraio quando volete essere certi che vi ordini proprio il libro che state cercando). Il suo uso non è obbligatorio per la vendita dei libri, ma è ormai diventato una consuetudine per facilitare la classificazione e la reperibilità dei libri stessi. Stando al testo della legge, tuttavia, da gennaio 2015, l’ISBN non è più un semplice numero utile per la vendita, ma è diventato un elemento necessario per la definizione del prodotto libro.

Il cambiamento non ha conseguenze sul lavoro della case editrici (grandi o piccole che siano), ma ne ha invece su quello dei self publisher che per vendere i propri libri con l’aliquota IVA del 4% devo ora necessariamente associare codici ISBN ai loro lavori.

I codici sono acquistabili direttamente dal sito isbn.it, che proprio in concomitanza dell’entrata in vigore della Legge di Stabilità ha creato i pacchetti Authorpublishing dedicati ai privati (1 codice 80€ + IVA), o nelle piattaforme di autopubblicazione come Youcanprint (al costo di 30€ per il cartaceo) o Narcissus (gratuitamente per il formato e-book), ma non in quei bookshop online che per identificare i libri messi in vendita dagli utenti non utilizzano l’ISBN ma un proprio sistema di catalogazione (primo fra tutti Amazon che con il Kindle Direct Publishing prevede l’uso del suo ASIN e non dell’ISBN).

All’attuale stato delle cose, lo stesso manoscritto venduto su una piattaforma che prevede l’ISBN e su una piattaforma che usa un altro codice identificativo, non solo sarebbe soggetto a due aliquote IVA diverse ma sarebbe addirittura considerato un prodotto differente: libro nel primo caso e servizio digitale nel secondo.

Per risolvere la discriminazione cartaceo/digitale era necessario introdurre la discriminazione ISBN/no-ISBN? Tra codici, aliquote e supporti fisici, la definizione di libro non è mai stata così complicata.

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