«A cosa serve aver sviluppato una scienza capace di formulare previsioni se, alla fine, tutto quello che siamo disposti a fare è perdere tempo e aspettare che quelle previsioni si avverino?»
Inizia così il saggio di Tim Flannery, Una speranza nell’aria, pubblicato da Corbaccio, con una considerazione decisamente esaustiva di F. Sherwood Rowland, premio Nobel per la chimica per i suoi studi sul buco dell’ozono. Non esattamente una persona comune, così come non lo è l’autore: australiano, uno dei massimi esperti mondiali sui cambiamenti climatici, esploratore e scienziato, per tre anni commissario per il clima in Australia.
Davvero simpatica e interessante l’idea di mettere insieme alcune parole delle lingue più disparate che hanno in comune un carattere molto particolare: essere intraducibili. Si tratta di parole (sostantivi, verbi o aggettivi) il cui significato può essere espresso in altre lingue soltanto con delle perifrasi.
Se Rose Bertin fosse stata l’avvocato difensore di Maria Antonietta, quest’ultima avrebbe potuto scampare alla sua triste e ben nota sorte.
La sarta di Maria Antonietta è, di fatto, un bignami delle memorie di Rose Bertin, personaggio storico che, per un fortunato gioco del destino, da umile sarta di bottega si ritrovò improvvisamente al servizio personale della Regina, divenendo la prima vera modista della storia.
A settembre 2013 è uscito l’ultimo libro di Matthew Fox, Creatività. Dove il divino e l’umano si incontrano. Essendo a me molto caro il concetto di creatività, vuoi per la mia morbosa curiosità, vuoi per la mia formazione artistico-umanistica e soprattutto perché trovo la copertina veramente deliziosa, non ho potuto fare a meno di accaparrarmelo.
Ritrovarsi a leggere, studiare e confrontarsi con un testo sulla traduzione scritto da un traduttore è sempre un’esperienza piacevole e interessante. Spesso si ripete che il traduttore sia un ‘artigiano della parola’ e che la traduzione oltre che teoria è anche e soprattutto pratica: è proprio questo il punto di partenza del Vademecum di Di Gregorio.
Denso. Questo è l’aggettivo con il quale sintetizzerei L’utilità dell’inutile di Nuccio Ordine. Per l’ossimoro scelto e per la copertina rosso vivo, il libro campeggiava sugli altri, esposti sul bancone della cassa di una delle mie librerie preferite. Una di quelle che ancora ricercano la qualità e la varietà culturale senza legarsi eccessivamente alle politiche aziendali e commerciali imposte dalle catene in franchising. Acquistato più per istinto che per interesse.
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