Quando ascoltiamo dai telegiornali la notizia di centinaia di morti al largo di Lampedusa o nel Mediterraneo, di disperati migranti in fuga da guerre e povertà, rimaniamo impotenti e addolorati. C’è chi ha fatto della disperazione la sua missione: Mussie Zerai è padre Mosè. Il suo libro inchioda le coscienze di tutti a una assunzione di responsabilità, che è quella di spendere il benessere, che è stato dato in sorte a chi è nato al Nord del mondo, per il bene dei disperati, che hanno avuto la sfortuna di vivere al Sud del mondo.
Ho letto Angelo che sei il mio custode di Giorgia Lepore molto velocemente e in due grandi ondate, sia per circostanze esterne – e sono anzi grata a Gerri Esposito di avermi intrattenuto per una lunga notte di veglia – sia per una interna fascinazione. È raro e prezioso quando un libro ti fa quest’effetto.
Silvana De Mari ci sta regalando un’altra trilogia fantasy e, sinceramente, c’è solo da festeggiare. Questo per vari motivi: non solo perché, pur nascendo per ragazzi, i suoi libri sono godibilissimi a tutte le età, ma anche perché sono scritti molto bene e hanno qualcosa di grande da dire a generazioni di ragazzini messi in pericolo da adulti sempre più idioti. Invece, Silvana De Mari è un’autrice che propone con sicurezza contenuti importanti. È un medico, è una terapista comportamentale, ma soprattutto è una scrittrice autorevole e sempre appassionata in quel che fa.
Mescolo tutto è un romanzo d’esordio; narrativamente parlando, un appuntamento al buio. Mi è giunto preceduto dalla tragicomica bagarre 2.0 che ha visto la casa editrice Tunué e una piccola ma agguerrita milizia di troll scagliarsi contro chiunque scendesse criticamente nel merito dell’opera. Ma anche a seguito del mediocre linciaggio che ha travolto la Incretolli, “colpevole” di esuberante, tenerissima coattaggine a favore di telecamera e, dicono, di un’avvenenza accompagnata da aspirazioni velinare.
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