Quando ascoltiamo dai telegiornali la notizia di centinaia di morti al largo di Lampedusa o nel Mediterraneo, di disperati migranti in fuga da guerre e povertà, rimaniamo impotenti e addolorati. C’è chi ha fatto della disperazione la sua missione: Mussie Zerai è padre Mosè. Il suo libro inchioda le coscienze di tutti a una assunzione di responsabilità, che è quella di spendere il benessere, che è stato dato in sorte a chi è nato al Nord del mondo, per il bene dei disperati, che hanno avuto la sfortuna di vivere al Sud del mondo.
Mario Benedetti, scrittore e poeta uruguaiano, figlio di immigrati italiani, è morto nel 2009; due anni prima della sua morte è stato pubblicato Il diritto all’allegria in Uruguay e quest’anno in Italia. La summa dei temi a lui più cari sono affrontati in questo commovente, bellissimo libro-testamento, con una variegata pluralità di toni, dal giocoso all’ironico, dal patetico al serio.
La commedia di Aristofane, Le Rane, fu rappresentata per la prima volta nelle feste Lenee a gennaio del 405 a. C. e risultò prima. Quest’anno nella 53^ edizione del Festival al Teatro Greco di Siracusa, che si svolgerà dal 6 maggio all’8 luglio 2017, le Rane saranno rappresentate insieme alle tragedie “Sette contro Tebe” e le “Fenicie”. Mi si è offerta, pertanto, una stimolante occasione per intraprendere un viaggio nell’Ade, dove la commedia è ambientata.
Le Nuvole, commedia di Aristofane, furono rappresentate alle Dionisie del 423 a.C. e si classificarono terze; la versione tramandata non è quella del 423, ma una successiva con alcune integrazioni. Il tema della commedia era piuttosto delicato da affrontare nell’Atene di quel tempo, eppure Aristofane con il consueto piglio muscoloso mette in scena lo scontro generazionale tra padre e figlio, tra vecchia e nuova educazione, tra nuovi e vecchi valori generazionali, muovendo lo spettatore alla riflessione e al riso sincero.
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