Quando due anni fa è uscito questo romanzo, L’Oceano in fondo al sentiero, mi ci sono avvicinata con grande curiosità per tre motivi: il primo è che Neil Gaiman è uno dei miei autori stranieri preferiti di sempre e ogni nuova uscita che porta la sua firma è per me sinonimo di un giro in giostra annunciato; il titolo stupendo; e il terzo nasceva dai commenti non proprio entusiastici della critica, che aveva accolto il nuovo lavoro dello scrittore inglese con diffidenza. L’opinione comune era che Gaiman fosse scoppiato come autore geniale, che la sua vena creativa si fosse esaurita ma che, nonostante tutto, caparbio, avesse tentato ugualmente di scrivere un romanzo dei suoi, ma non ci era proprio riuscito.
Tre libri, una storia. Ambientazione urban, genere science fiction adattato a un pubblico giovane, taglio cinematografico. Questa è, in breve, la saga Multiversum, l’esordio letterario di Leonardo Patrignani per Mondadori, collana Chrysalide. Il terzo volume, Utopia, che io ho avuto la fortuna di leggere in anteprima, è in uscita martedì prossimo, 25 febbraio 2014.
In un avvincente reboot realizzato in computer grafica, il Capitano è tornato. Bellissimo, maturo, tormentato, si muove e agita il mantello in una pellicola crepuscolare, dai toni nostalgici eppure innovativi, nella quale, in maniera sconvolgente, gli elementi visionari della filosofia nipponica prendono il sopravvento sulla trama stessa.
Commenti recenti