Continua il dialogo con Gisella Laterza, autrice italiana che ha esordito nel 2013 per Rizzoli con Di me diranno che ho ucciso un angelo. Potete leggere la prima parte dell’intervista: QUI.
Sebbene il trend degli esordienti sia tramontato, gli editori continuano a sfornare nuovi “talenti”: più o meno giovani, più o meno bravi. Tuttavia, se si parla di fantastico, le pubblicazioni proposte dalle grandi case editrici tendono a privilegiare interessi commerciali piuttosto che la qualità letteraria.
Recentemente, a causa dell’ennesimo suicidio volontario del mio notebook (di cui piango ancora la perdita, sebbene non lo meriti), mi sono decisa a guardare sistematicamente gli episodi dell’anime di InuYasha grazie al mio fedele iPad. È stato amore, e quest’anime è riuscito a debellare la mia temporanea fissazione per la serie di Amelia Peabody di Elizabeth Peters, contribuendo però a crearne un’altra. Stamattina, nel momento in cui ho cominciato a scrivere, ho visto il finale della terza stagione, anche se a differenza delle serie tv americane InuYasha non è affetto dalla sindrome cliffhanger; guardando gli episodi con continuità non ci si accorge del cambio da una stagione all’altra.
Il correttore automatico di Office Word segnala la parola “femminicidio” come un errore grammaticale. Sotto, un segno rosso eloquente. Clicco aggiungi, e il segno rosso scompare. Non è altrettanto facile nella realtà. Imperano i negazionisti, accanto a una sempre più vasta schiera di persone che ammette l’esistenza di un fenomeno con un comune denominatore riguardante le donne, ma che respinge l’idea che sia stata la cultura dominante maschile a sublimare il valore meramente funzionale (e subordinato) della donna che ha portato alla radicalizzazione del “conflitto fra sessi”, se per conflitto si intende la conseguenza alla naturale rivendicazione femminile per l’uguaglianza dei diritti, effettivi e non aleatori. La violenza fisica e il femminicidio sono le forme di discriminazioni che assommano tutte le altre e che investono la società trasversalmente. Risulta impossibile, infatti, conservare il valore tradizionale della figura maschile e nel contempo garantire le libertà fondamentali alle donne.
C’erano una volta i flame, ovvero delle lunghe, lunghissime discussioni a cui soggiace l’istinto atavico che da sempre ha spinto l’uomo ad attaccare, sbranare e distruggere l’avversario. Non preoccupatevi: il filtro della rete impedisce alle persone di farlo fisicamente. Al posto dei pugni e del sangue, volano parole e insulti. Che è circa la stessa cosa. Il flame sembra una cosa brutta, e in verità dovremmo aborrire tale triviale pratica se seguissimo una qualsivoglia condotta di vita morale e onesta, ma in realtà sembra uno show trash, che proprio in virtù delle sue pessime qualità intrattiene goliardicamente il pubblico per ore, o per giorni, ed è impossibile da non apprezzare. Se può tranquillizzarvi, sappiate che c’è sempre qualche utente che compensa le vostre mancanze: dopo pochi minuti pubblicherà qualche perla di saggezza riguardo il quieto vivere, le norme di comportamento, e svariati altri consigli non richiesti. Potete continuare a dormire sogni tranquilli, le persone che scandagliano la vostra anima al posto vostro le trovate a ogni incrocio. E lo fanno gratis!
Be a lady, not a bitch. Questo lo slogan colorato che campeggia su uno sfondo bianco candido che mi è apparso nella home di facebook, condiviso da una donna, che si presume condivida quanto scritto nell’immagine. (Se ne trovano delle varianti su google immagini, comunque. Giusto per ribadire il concetto).
Miracoli a stelle e strisce, e miracoli possibili grazie alla rete. Anche Uno splendido disastro è uno di questi: primo romanzo del genere New Adult – genere di cui non si sentiva la mancanza – a essere pubblicato in Italia, a cui seguirà a brevissimo Easy (Leggereditore) di Tammara Webber. Jamie McGuire si aggiunge alla moltitudine di autori/autrici esordienti in ambito YA che grandi case editrici americane portano al successo già al loro esordio. Nel dicembre 2012 è stata resa ufficiale la notizia che la Warner Bros ha acquistato i diritti per la trasposizione cinematografica. A pochi giorni dal suo rilascio, anche in Italia è scattato il passaparola, che furoreggia tra le lettrici. La mia domanda è perché? La stessa che riempiva il mio cervello dopo aver constatato il successo di una certa trilogia grigio/nero/rosso. E non cito a caso la James, in questo contesto.
Da grande vuole fare la scrittrice. È la prima autrice italiana a essere pubblicata con Speechless. È un’appassionata lettrice di fantastico, quello serio, ed è cresciuta con i grandi classici della letteratura mondiale. Si chiama Emanuela Valentini, è romana, e il 14 marzo esordirà con GeMS dopo aver vinto il torneo letterario IoScrittore indetto dal gruppo. E, inoltre, fra qualche settimana vedrà la luce con Speechless Books il suo romanzo La bambina senza cuore, una fiaba dark.
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