Diventare un angelo alla propria morte dovrebbe essere la massima aspirazione di ogni essere umano, eppure non la pensa così Aislinn – pseudonimo di una nota blogger italiana –, per cui incarnarsi in una creatura celeste è la più terrificante delle sorti. Nel suo mondo, infatti, gli angeli sono spiriti senza meta che, eterei e incorporei, si aggrappano disperatamente a un’esistenza priva di emozioni.

Angelize di AislinnAngelize, edito da Fabbri, racconta la storia di Hesediel, Haniel e Rafael, tre angeli impuri che per liberarsi da tale condizione hanno un solo mezzo: uccidere un altro essere umano. Tutto ciò scatenerà una lotta cruenta contro i loro simili che non hanno mai ceduto alla tentazione della carne, e pertanto sembrano determinati a sterminare chiunque profani le leggi del creato. Nonostante il tema degli angeli non costituisca una novità, Angelize ha il merito di declinare questo argomento in modo audace e accattivante. Il lettore sarà più o meno travolto dall’intensità della trama, ma è sufficiente l’incipit del romanzo per comprendere che siamo davanti a qualcosa di originale:

«Piazza del Duomo era affollata di turisti, coppiette e marmocchi, un casino indistinto di scarpe che ticchettavano sui lastroni sporchi […]. La puzza di fritto dei fast food sotto i portici si mescolava all’odore bruciante di smog e all’umidità del temporale in arrivo.»

Azione senza respiro, ritmo adrenalinico e una prosa venata di cupo cinismo, sono questi i pregi di una struttura narrativa che si presenta solida e credibile. Buona anche la caratterizzazione dei tre ibridi protagonisti, resa attraverso l’uso di dialoghi ad alto tasso d’ironia che sfociano spesso in siparietti comici. Al contrario, il linguaggio usato dalla “stirpe dei puri” appare sobrio, pacato ed evocativo.

Milano, plumbea, pericolosa e oscura, è la cornice che fa da sfondo alle imprese di questi esseri perduti. La città sembra voler ingoiare i loro destini, sovrastandoli con il suo cielo livido «carico di nubi e vuoto» e i suoi edifici «grigi squadrati, quanto di più lontano dal bello si potesse immaginare».

Il punto di forza del racconto è Hesediel: introverso e sensibile, distaccato e vulnerabile. Il suo animo, pervaso di struggente umanità, è un coacervo di contraddizioni. Il suo obiettivo è ricucire i pezzi di una vita bruscamente interrotta, facendo ritorno dalla donna amata.

«E ora si ritrovava lì in un angolo, come una spia ad aspettare che Elena tornasse […] Per alcune settimane Hesediel le era rimasto accanto […]L’aveva guardata piangere e si era sentito soffocare […] Avrebbe voluto poter piangere con lei, ma nemmeno quello gli era concesso.»

Si avverte per tutto l’arco temporale del romanzo il senso del cambiamento. Una metamorfosi continua investe i luoghi, gli oggetti e i protagonisti degli eventi narrati. Dio è morto e una Dea, nemesi e al contempo madre di tutte le cose, è pronta a scatenare il caos. Lo schema tracciato dall’autrice costituisce un punto fermo, ma tutto si trasforma senza sosta e le esistenze precedenti dei personaggi creati da Aislinn vengono svelate grazie a flash back inseriti ad hoc all’interno del racconto.

Un’esposizione corale e suggestiva, che attraverso la caratterizzazione di questi malinconici intermediari, sospesi tra l’umano e il divino, è capace di tratteggiare con trepidazione una vasta gamma di sentimenti: paura, angoscia, amore, terrore, rabbia, perdono. La narratrice realizza un’opera ricca di spiritualità ma scevra di dogmi, in cui s’intuisce l’estremo bisogno di credere in qualcosa di sacro.

Autore: Aislinn
Titolo: Angelize
Editore: Fabbri
Pagine: 440
Prezzo € 16,00
Data di pubblicazione:ottobre 2013

the author

Valeria David è nata nel profondo Sud dove vive e lavora. A otto anni le regalano “La Figlia del Capitano” e se ne innamora. Senza fissa dimora, per anni è costretta a girare per lo Stivale finché non decide di stabilirsi, per ragioni che ancora nemmeno lei comprende, nella terra dello Scirocco. Qui si laurea in Legge. Ha da poco tempo rispolverato penna e calamaio e si è rimessa a scrivere.

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