Questa è la storia di tre sorelle, del loro rapporto dall’adolescenza fino all’età matura, attraverso decenni in cui si avvicineranno e si allontaneranno come le onde del mare che lambiscono Piombino (dove abitano) e l’Isola d’Elba (dove vanno in villeggiatura). Perché, alla fine, è sempre lì, al mare, che ritornano, come il titolo suggerisce. Le loro storie si intrecciano con quelle di molte persone, ma soprattutto con la vita di un unico uomo, Alessandro Lang, un poeta di cui Roberta, la maggiore, si innamora perdutamente durante una visita alla Madonna del Parto di Piero della Francesca. Perché quel ragazzo diventerà il ‘premio’ che ciascuna delle tre sorelle Alessi vorrà per sé.
Quello che colpisce fin dall’inizio di questo romanzo è la struttura narrativa: la Dragnić apre ciascuno dei capitoli parlando in prima persona, senza svelarci chi sia la narratrice. La donna che parla si sta preparando: quel giorno sposerà Alessandro. A ogni nuovo capitolo scommettiamo su una diversa sorella, Roberta, Lucia o Nannina, ma solo nell’ultimo capitolo comprenderemo chi delle tre sarà la sposa. Subito dopo, il capitolo diventa una cronaca con un narratore esterno e delle date precise, che ci fanno vedere la storia della famiglia Alessi: l’incontro con Alessandro, appunto, la sua storia con Roberta, che però è tutta concentrata nei suoi studi di medicina; poi l’incontro di Alessandro con Lucia, che si presenta a lui come ‘Marina’ e senza dire di essere la sorella di Roberta; la scoperta di questo ‘tradimento’; la storia di Nannina, che preferisce abbandonare gli studi e trasferirsi a Monaco dalla nonna; le relazioni delle tre sorelle con gli uomini; la scelta di Roberta di andare a esercitare in America per studiare il Morbo di Parkinson, da cui è affetta la madre; le malattie.
Proprio la malattia, la sofferenza e la morte costituiscono l’epilogo di ogni capitolo. Si ritorna alla prima persona, con parole cariche di emozioni, in cui la narratrice rivive i ricordi più angosciosi legati ai genitori, quegli attimi che restano vividi nella memoria e su cui si ritorna migliaia di volte provando ogni volta lo stesso enorme dolore.
La famiglia Alessi sembra una famiglia felice: madre e padre legatissimi, tre belle figlie a cui hanno sempre dato tutto. Roberta, la maggiore, è la più precisa: si sente addosso la responsabilità di dare il buon esempio alle sorelle e sente di dover fare di tutto per restare la prima non solo per età, ma in tutti i campi. Lucia preferisce fare studi più semplici per non dover rivaleggiare con lei e non vede l’ora di sposarsi per essere al primo posto per qualcuno. Nannina, addirittura, dopo il diploma va a Monaco dalla nonna, perché lì non dovrà competere con le sorelle. Ecco che la figura di Alessandro Lang si staglia quasi come un idolo, mitizzato dall’amore di Roberta; egli diverrà inconsapevolmente il trofeo che dimostrerà la superiorità sulle sorelle. Lucia ne sarà ossessionata per decenni, Roberta piangerà il suo bambino mai nato credendo che non abbia voluto venire al mondo perché non era figlio di ‘lui’, Nannina godrà della sua amicizia mentre gli uomini della sua vita si contenderanno il privilegio di stare con lei e crescere suo figlio.
Storie di tutti i giorni, perché la rivalità fra sorelle è una storia comune, basta pensare a un esempio classico nella letteratura, le cinque sorelle Bennet di Orgoglio e pregiudizio. Perché Mary Bennet si ostina a suonare e cantare, sebbene non abbia talento, e a studiare su noiosissimi libri di sermoni? Perché Kitty e Lydia sono tanto ochette e cercano di conquistare gli ufficiali di stanza a Meryton, sperando, magari, di sposarsi prima delle altre sorelle? Perché competere con la bellezza e la grazia di Jane (sempre rimarcate dalla madre) e con l’intelligenza e lo spirito di Elizabeth (sempre apprezzati dal padre) è superiore alle loro forze, e anche loro vogliono poter primeggiare in qualcosa.
“E la risposta che hai trovato è che la colpa è nostra.”Roberta tremava.“Ti abbiamo sempre voluto bene, ti abbiamo sempre dato tutto, proprio come a Lucia e Nannina, volevamo solo il meglio per voi tre.”“Sì, lo so. Però mi avete anche appiccicato addosso il ruolo di miss Perfezione! Miss Genio! Miss Impeccabile! Miss Bambina modello! Non avevo scelta, mi mancava l’aria… non sapevo chi ero, cosa volevo davvero, forse Medicina non era quello che volevo fare, forse eravate voi a volerlo, forse per questo ho pensato che era la cosa migliore per me, per voi, per tutti, che ne so…”“Smettila! Ti proibisco di parlare così con noi…”“Ti ho sempre voluto bene, bambina mia…”“Sì, ma come, dovevo sempre essere la migliore, questo era il prezzo del tuo amore, e quando mi sono smarrita, smarrita dentro, quando mi sono resa conto di essere un essere umano, piena di difetti, non sono riuscita ad accettarlo, non sono riuscita a venirne a capo, non so chi sono, cosa voglio…”
Paura di non essere all’altezza delle aspettative dei genitori, di essere eclissate dalle sorelle, di non riuscire a trovare un brandello di felicità al di fuori di quell’entità a cui si è legate dal vincolo dell’affetto, ma che a volte è opprimente, e a cui si torna, invariabilmente, perché non se ne può fare a meno. La Dragnić ha forse esasperato questa competitività, che arriva a essere una lotta, un livore che, tuttavia, si dimentica completamente nei momenti importanti dell’esistenza. Perché essere sorelle, nonostante tutto, significa qualcosa.
Autore: Nataša Dragnić
Titolo: Ancora una volta il mare
Traduzione dal tedesco di Aglae Pizzone
Casa editrice: Feltrinelli
Pagine: 304
Prezzo: € 16,00 brossura con bandelle; € 11,99 e-book
Data pubblicazione: 3 luglio 2013