Il 9 marzo scorso è uscita nelle sale italiane la terza trasposizione cinematografica dell’omonimo capitolo della saga Divergent di Veronica Roth: Allegiant. Questo atteso sequel ha fatto sospirare gli affezionati seguaci delle avventure di Tris e Four nella Chicago futuristica partorita dalla fantasia della Roth per una semplice questione: il film sarà tutto intero o sarà diviso in due parti come Breaking Dawn della vampiresca serie Twilight?

Ebbene sì, anche Allegiant non è concluso, ma nel 2017 uscirà Ascendant. Tuttavia il film non finisce come il libro perché – e senza spoilerare – nel romanzo accade un fatto (unico, incontrovertibile, definitivo) che sancisce la fine (con la F maiuscola) di tutte le vicende dei nostri protagonisti. Nel film non è così, pertanto ciò induce a pensare a un seguito, necessario ma quanto mai pieno di interrogativi: era davvero indispensabile? Non si poteva fare un solo capitolo finale e lasciare le amate e disperate avventure dei nostri eroi così come le aveva scritte la Roth? Si sono fatti gli interessi del botteghino oppure si è paventato il dubbio che il film non avrebbe riscosso il successo dei due precedenti? Ciò non è dato sapersi, ma resta il fatto che il regista Robert Schwentke, già alla regia di Insurgent, ha dato prova di una scelta particolarissima nell’interpretazione del mondo distopico della Roth.

Per uno spettatore ignaro, il film è godibile: le scene sono piene di azione, la storia è coinvolgente e gli effetti speciali sono davvero ottimi. Niente da dire neanche sull’interpretazione degli attori, già collaudati felicemente nelle prime due parti – Sahileene Woodley e Theo James – che, anche se non straordinari a livello recitativo, hanno incarnato in maniera perfetta i protagonisti e sono ormai amati da tutte le appassionate lettrici della Roth. E allora qual è il problema? Nessuno, se non fosse che il regista ha deciso di riscrivere la storia di Tris e Four a modo suo.

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Se fino a Insurgent, bene o male, si era rimasti all’interno dei confini tracciati dall’autrice (stante qualche onirica scena delle simulazioni), in quest’ultimo capitolo, oltre ad andare al di fuori della Recinzione della città di Chicago, come fanno i protagonisti, il regista Schwentke ha deciso di oltrepassare anche i confini della trama scritta.

Per chi, come me, ha letto tutta la trilogia, sa che in Allegiant i nostri beniamini Tris e Tobias escono dalla Recinzione e vanno a scoprire che cosa il messaggio di Edith Prior voleva significare per le loro esistenze. E noi, con loro, scopriamo cosa si cela oltre i confini e il perché di tutte le vicende precedenti, e questo rende giustizia a tutta la situazione miserabile e devastata in cui è finita la Città e che, allo stesso tempo, ci ha portati a voler sapere la verità.

Forse la differenza più grande è che a un’atmosfera già inquietante e surreale, che nel libro trova ragion d’essere proprio nella distopia creata dall’autrice, se ne sostituisce un’altra con caratteri prettamente fantascientifici, in cui si muovono navicelle spaziali, barriere olografiche che conducono da una realtà a un’altra, elementi elettronici, virtuali, informatici (droni, schermi al plasma, elicotteri automatici, auricolari virtual-sensoriali…) che nel libro non solo non sono menzionati, ma sono addirittura ignorati.

«Oltre le enormi finestre vedo uno strano veicolo a forma di uccello, con due specie di ali sui lati e il naso a punta. Però ha le ruote, come un’automobile. Glielo indico.
– Si usa quello per i viaggi aerei? –
– Sì. – Zoe sorride – È un aeroplano. [….] »
“Tris”

Già nel capitolo iniziale di Divergent troviamo i sieri potentissimi e le simulazioni che fanno senz’altro presagire un’organizzazione esterna avanzata scientificamente, ma in Allegiant (libro) ci si trova di fronte a una sorta di risanamento genetico: proprio coloro che venivano considerati difettosi (i Divergenti appunto) possiedono il codice genetico più puro e hanno superato l’enorme esperimento scientifico in cui consisteva proprio la Città.

«Uno di questi esperimenti di risanamento genetico è la vostra città. Ed è quello di maggior successo, anche grazie all’introduzione dell’ingrediente di modificazione del comportamento, vale a dire le fazioni.» David ci sorride, come se quello che ha appena detto dovesse renderci fieri, ma io non mi sento così. Loro ci hanno creati, hanno dato forma al nostro mondo, ci hanno detto in che cosa credere

Allegiant-posterNel film si va anche più lontano: tutto assume un’aura tecnologicamente troppo esasperata, troppo futuristica, mentre quello che ha tenuto i milioni di lettori incollati alle oltre mille pagine della trilogia è stata l’intuizione che all’interno della mente e dell’anima di ogni persona ci potesse essere la definizione di una qualità (il coraggio, l’altruismo, l’intelligenza, la bontà…), grazie alla quale l’individuo potesse essere classificato. Teoria che viene smentita quando Tris scopre di essere una Divergente e di non poter essere catalogata.

Nel film, inoltre, alcuni personaggi fondamentali del libro vengono eliminati o ignorati (come Uriah, oppure Amar), altri che nel libro hanno un ruolo sostanziale passano in secondo piano (come Nita ad esempio) ed elementi di collegamento tra la storia all’interno della Città e il Dipartimento esterno vengono addirittura travisati.

La chiave di lettura di tutti i romanzi della saga è proprio l’impatto emotivo che essi hanno sul lettore e che non si esaurisce con le vicende avventurose, né con la storia d’amore dei protagonisti, ma s’intreccia a relazioni familiari, patti d’amicizia, rapporti di obbedienza e ribellione, scelte fatte per se stessi e la propria esistenza. Sentimenti in cui tutti i lettori si sono ritrovati e immedesimati: hanno lottato, sofferto, scoperto e reagito per e con i personaggi della trilogia.

Difficile riportare tutto questo sullo schermo, difficile scegliere il taglio da dare alla pellicola, difficile decidere in termini di tempo e di effetto sul pubblico. Si deve fare i conti con la consapevolezza che l’impatto emotivo va lasciato al libro e quello visivo al film.

the author

Scorpione, idealista e vendicativa, nonché rossa naturale, ama evadere dagli stretti confini italiani in sella alla moto per lanciarsi in qualche ambiziosa avventura on the road. Una Laurea in Economia Bancaria non ha cambiato la sua passione per il teatro, il ballo, la lettura e la scrittura, soprattutto in rime baciate, alternate e/o sparpagliate.

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